Mondiale femminili, quando le neozelandesi si ammutinarono contro il loro coach

Mondiale femminili, quando le neozelandesi si ammutinarono contro il loro coach
Diritti d'autore REUTERS/Phil Noble
Di Lillo Montalto Monella
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Per una dozzina di giocatrici neozelandesi è già un successo essere a questa edizione della Coppa del Mondo: l'anno scorso, di questi tempi, avevano minacciato l'ammutinamento di massa qualora la Federazione non avesse cacciato l'ormai ex selezionatore austriaco, Andreas Heraf, accusato di bullismo

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La Nuova Zelanda non è riuscita oggi a conquistare la sua prima vittoria in un Mondiale contro l'Olanda, sconfitta per un gol allo scadere di Jill Roord. 

Tuttavia, per una dozzina di giocatrici neozelandesi è già un successo essere a questa edizione della Coppa del Mondo se consideriamo che l'anno scorso, di questi tempi, avevano minacciato l'ammutinamento di massa qualora la Federazione non avesse cacciato l'ormai ex selezionatore austriaco, Andreas Heraf, accusato di bullismo e intimidazioni. 

In una lettera inviata alla Federazione attraverso il loro sindacato, nel giugno 2018, le calciatrici avevano parlato di un clima di soprusi da parte del loro allenatore, ex centrocampista del Rapid Vienna. Come ricostruisce l'Equipe, il coach era solito rimproverarle anche solo per dei passaggi tra difensori, considerati troppo rischiosi, oppure non permetteva a nessuna di alzarsi da tavola dopo cena senza autorizzazione.

Inizialmente, Heraf - al suo primo incarico alla guida di una nazionale femminile - è stato sostenuto dalla Federazione neozelandese. In un'intervista ad un giornale austriaco aveva dichiarato che le accuse "erano prive di fondamento". "Il mio stile europeo, con alti standard di professionalità, contrasta con la loro cultura familiare e la loro propensione a farsi video divertenti da mettere su Internet".

Ma alcune altre sue affermazioni non sono state viste troppo di buon occhio, come quando - dopo la sconfitta 3-1 contro le giapponesi del giugno 2018 - disse: "Non avremo mai le qualità per competere con una squadra come il Giappone".

A luglio, dopo un'indagine interna, la Federazione neozelandese ha fatto rientrare la minaccia di ribellione costringendo l'allenatore, sulla panchina da appena un anno, alle dimissioni. Heraf è stato sostituito con lo scozzese Tom Sermanni (64), il più esperto coach a questo Mondiale, il quarto personale in panchina dopo le tre esperienze con l'Australia (1995, 2007 e 2011).

"Abbiamo attraversato un periodo molto buio in cui le giocatrici non sapevano se rimanere o meno", ha dichiarato lunedì la capitana, Ali Riley. "Ma il fatto di avere Tom e che la Federazione abbia trovato un sostituto ci ha fatto cambiare idea. Siamo passati dall'impotenza e dalla disperazione alla sensazione che sì, avremmo potuto vincere questa battaglia. Questo ha rafforzato i legami all'interno della squadra. Sono molto orgogliosa di ciò che abbiamo fatto nell'ultimo anno". 

Sermanni, con esperienze nella lega professionistica americana e come assistente allenatore per il Canada alla Coppa del Mondo 2015, ha avuto solamente otto mesi per preparare la Nuova Zelanda all'appuntamento.

Dal 2003, quando è stato introdotto il ranking mondiale FIFA/Coca Cola, a oggi, la nazionale neozelandese femminile si è sempre mantenuta tra il 16° e il 24° posto della classifica. Nella storia recente si registrano due vittorie su 7 incontri alle Olimpiadi e mai un successo al Mondiale in quattro partecipazioni. Dopo la sconfitta con l'Olanda, l'appuntamento con la prima affermazione alla World Cup è rimandata alla prossima gara di sabato contro il Canada o a quella di settimana prossima contro le camerunensi.

Nel maggio 2018, la nazionale femminile ha però conquistato la soddisfazione più grande: quella di vedersi riconosciuto pari stipendio, premi, diritti di immagine e privilegi di trasferta rispetto alla nazionale maschile.

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