Regno Unito: migranti bloccati per vent'anni in una base militare ottengono il permesso di soggiorno

Regno Unito: migranti bloccati per vent'anni in una base militare ottengono il permesso di soggiorno
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Regno Unito: migranti bloccati per vent'anni in una base militare ottengono il permesso di soggiorno

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Hanno ottenuto la residenza permanente nel Regno Unito dopo essere rimasti bloccati per due decenni in una base militare britannica a Cipro. E' l'incredibile storia di sei famiglie di rifugiati che nel 1998 facevano parte di un gruppo di 75 persone fuggite da Etiopia, Iraq, Sudan e Siria.

L'obiettivo del gruppo, partito dal Libano, era quello di attraversare il Mediterraneo con la speranza di raggiungere l'Italia, ma non raggiunsero mai la destinazione. Il peschereccio su cui viaggiavano affondò al largo delle zone di sovranità britannica a Cipro.

"Non consiglierei a nessuno di affrontare quel viaggio - ha detto a Euronews Tag Bashir, il padre di una delle famiglie scampate alla guerra sudanese -. Ma se non l'avessi fatto sarei già potuto essere morto a causa della guerra".

"La nostra imbarcazione - ricorda Bashir - cominciò a imbarcare acqua. Siamo stati salvati dalla base britannica di Akrotiri".

Dopo il salvataggio, i sei capofamiglia, tra cui Bashir, sono stati detenuti per lunghi periodi di tempo, ma tutti e sei sono stati rilasciati quando sono stati legalmente riconosciuti come rifugiati.

Ricostruire le proprie vite

Nei quasi due decenni successivi le sei famiglie sono state costrette a ricostruire la propria vita. Il governo britannico ha ripetutamente negato di avere alcuna responsabilità nei loro confronti e i loro diritti di rifugiati non sono stati rispettati. Secondo il Regno Unito i diritti elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati del 1951 non riguardavano i Territori Britannici d'Oltremare a Cipro.

"Non è stato facile iniziare a vivere nella base - ricorda Bashir -. E' stata un'altra sfida da affrontare. E' stato spaventoso, frustrante, eravamo tutti arrabbiati".

Le sei famiglie hanno dovuto vivere in condizioni difficili, al punto che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha dichiarato di essere "da tempo seriamente preoccupata per la difficile e precaria situazione di questo gruppo di rifugiati", in un rapporto pubblicato nel maggio 2017.

"Le basi militari nei Territori Britannici d'Oltremare - si legge nel rapporto - non sono progettate per un'abitazione permanente, e quindi i rifugiati hanno un accesso limitato a servizi come l'istruzione e l'assistenza sanitaria".

Citando una valutazione psicologica del 2013, l'UNHCR ha parlato anche "delle conseguenze negative di lasciare questi rifugiati e richiedenti asilo in una situazione del genere così a lungo".

Il figlio di Bashir, il diciottenne Emmanuel, nato ad Akrotiri e cresciuto nella base, ha detto a Euronews che essere "bloccato in uno specie di limbo" è la parte peggiore della vita nella base militare.

"Sei intrappolato in un posto dove non puoi muoverti liberamente e non puoi decidere del tuo futuro. E' un pensiero che ti soffoca giorno per giorno".

Battaglia legale e residenza nel Regno Unito

Nel 2014, l'allora ministro degli Interni britannico Theresa May ha rifiutato di ammettere le famiglie nel Regno Unito. Una decisione contro la quale è stato presentato un appello.

Nel 2017 la Corte d'Appello britannica ha giudicato illegale la decisione del governo e, poco più di un anno dopo, alle famiglie è stato finalmente concesso un permesso a tempo indeterminato per entrare nel Regno Unito.

"Vogliamo solo ringraziare tutti coloro che hanno lavorato duramente per aiutarci a sfuggire a questo incubo ventennale", ha detto Bashir in una dichiarazione rilasciata dai suoi avvocati. "Non posso esprimere quanto siamo felici che alle nostre famiglie sia stata data l'opportunità di entrare nel Regno Unito e ricominciare la nostra vita".

Tessa Gregory, legale delle famiglie, ha detto di essere "contenta che l'attuale ministro degli Interni abbia fatto la cosa più umana" concedendo la residenza: "Queste famiglie stavano fuggendo da condizioni terribili nei loro paesi".

"Invece di essere accolti nel Regno Unito come rifugiati - ha aggiunto - sono stati lasciati nel limbo per vent'anni, allevando le loro famiglie in abitazioni al di sotto degli standard, in cui era anche presente dell'amianto".

Speranze per il futuro

"Siamo molto felici per i nostri figli - ha confessato Bashir a Euronews - hanno un futuro luminoso davanti a loro".

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Emmanuel ha parlato a Euronews dei suoi interessi nell'arte e nella musica e dei suoi progetti per il futuro. "Ci penso da quando ho compiuto 13 anni, voglio studiare, viaggiare, saperne di più sul mondo. Non essere giudicato in base ai documenti è un sollievo. Siamo tutti esseri umani alla fine della giornata".

Per quanto riguarda il futuro delle famiglie, il portavoce dell'UNHCR Matthew Saltmarsh ha detto che si stanno compiendo passi importanti per capire "come sostenere al meglio i migranti per aiutarli a integrarsi nel Regno Unito e ricostruire la loro vita".

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