L'Europa riscrive le sue regole fiscali: cosa cambierà?

In collaborazione con The European Commission
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Di Fanny Gauret
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Sarà possibile ridurre il debito pubblico realizzando al contempo gli investimenti necessari, in particolare per la transizione digitale e verde? Per scoprirlo siamo andati a Bruxelles e in Italia

A fine aprile la Commissione europea ha presentato una proposta di riforma delle regole fiscali, sospese durante la pandemia, che saranno riattivate e aggiornate. Quali sono le ragioni di questa riforma? E come possiamo ridurre il debito pubblico realizzando al contempo gli investimenti necessari, in particolare per la transizione digitale e verde? Abbiamo cercato le risposte a Bruxelles e in Italia.

Il debito pubblico nell'Unione europea ha raggiunto un picco del 90% del pil nel 2020, durante la pandemia, per poi scendere dall'88% nel 2021 all'84% nel 2022, ben al di sopra dei limiti fissati dalla Commissione.

Ora l'Europa intende riscrivere le sue regole fiscali. L'obiettivo è rendere i livelli di debito più sostenibili. Negli ultimi anni molti Paesi hanno speso denaro pubblico per attutire l'impatto della pandemia, della guerra in Ucraina e della crisi energetica. Ora è giunto il momento di rimettere in ordine le finanze pubbliche. Ciò significa ridurre i disavanzi pubblici al di sotto del 3% del pil e il debito pubblico al di sotto del 60%, in conformità con i trattati dell'Unione europea.

La proposta della Commissione mira a dare agli Stati membri un maggiore controllo sulle modalità di raggiungimento di questi obiettivi: i Paesi saranno comunque obbligati a diminuire il loro deficit di almeno lo 0,5% ogni anno fino a raggiungere la soglia del 3%. Si prevede che 14 Paesi non raggiungeranno il limite del 3% nel 2023, tra cui Italia, Francia, Romania, Spagna e Malta. Le riforme proposte dalla Commissione europea mirano a garantire la solidità delle finanze pubbliche e a promuovere gli investimenti nella transizione verde e digitale.

L'obiettivo è quindi una riduzione graduale del debito pubblico nell'arco di 4 o 7 anni per i Paesi che superano i limiti, con un approccio specifico per ogni Paese. D'altra parte. Perché la Commissione europea ha scelto questo approccio? Ne abbiamo parlato con Paolo Gentiloni, Commissario europeo all'Economia.

Un approccio graduale: regole su misura per ciascun Paese

"Nel complesso, la dimensione irrealistica e l'eccessiva complessità hanno portato al risultato che le regole non sono state realmente applicate - dice Gentiloni -. Per l'Unione europea non è accettabile avere regole fiscali che lo sono solo sulla carta. Ogni Stato membro deciderà il proprio percorso fiscale per i quattro o sette anni a venire. Se si discosta in modo significativo dal percorso stabilito, la Commissione è autorizzata, se necessario, a fare applicare le misure pattutite".

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Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli Affari economiciEuronews

Alcuni Paesi più grandi, come la Francia o l'Italia, superano di gran lunga questi limiti. Sarà davvero possibile abbassare questi numeri in tempi brevi? "Con un approccio più graduale, penso che si possa ottenere ciò che purtroppo era impossibile ottenere con le regole attuali - dice Gentiloni -. Non si raggiungerà domani il famoso 60%. Penso che dovremmo essere aperti su questo. Ma se si passerà da una traiettoria ascendente a una discendente, questo sarà importante per i mercati e per l'Unione. Ma dobbiamo anche incentivare la crescita per sostenere il nostro sistema, che è un sistema basato sul benessere, e anche per affrontare l'enorme quantità di investimenti che sono necessari se prendiamo sul serio i nostri discorsi sulla transizione verde e digitale. Abbiamo bisogno di un sostegno comune agli investimenti. Questa è la lezione del piano di ripresa Next Generation Eu".

Investimenti per il futuro

Un esempio di questi investimenti pubblici si trova in Italia, a Bologna, dove è da poco entrato in funzione il supercomputer Leonardo, ospitato e gestito dal consorzio Cineca. Leonardo è stato realizzato grazie a un finanziamento congiunto di 240 milioni di euro, ripartito tra il ministero dell'Università e della Ricerca italiano e l'iniziativa europea EuroHPC. Sarà presto disponibile per progetti di ricerca e innovazione.

 "Leonardo esegue 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Al momento era la quarta macchina più potente al mondo - dice Francesco Ubertini, presidente di Cineca -.  I settori in cui verrà utilizzato Leonardo vanno dalle previsioni meteorologiche al contrasto ai cambiamenti climatici allo sviluppo di nuovi farmaci".

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Leonardo è uno dei più potenti supercomputer al mondo: sarà utlizzato in vari campi, dalle previsioni meteo agli studi sui farmaciEuronews

Anche se il debito pubblico italiano è più del doppio della soglia prevista dalle regole di bilancio, questo investimento mira a rilanciare la competitività della ricerca e dell'industria italiana ed europea. "Questa logica di cofinanziamento a metà con gli Stati membri sta dando i suoi frutti - dice Ubertini -. In questo momento, tra i primi quattro calcolatori al mondo più potenti al mondo ce ne sono due europei. E questa è un'assoluta novità nel panorama mondiale".

A Napoli l'azienda farmaceutica Dompé, la prima a firmare un accordo con Leonardo, spera di sfruttare tutto il suo potenziale per l'identificazione dei farmaci attraverso l'analisi di un'ampia gamma di molecole.

"Stiamo parlando di triliardi di molecole. Quante ce ne sono di stelle in una galassia in poche ore - dice Andrea Beccari di Dompé -. È fondamentale per cercare la molecola che interagisce perfettamente con il bersaglio che poi è legato allo sviluppo della patologia".

Il supercomputer può simulare l'interazione di un farmaco con un paziente virtuale, nonché prevedere le patologie più a rischio analizzando milioni di genomi che contengono miliardi di dati. "Con l'ingresso delle nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, è fondamentale mantenere il livello di ricerca il più avanzato possibile - dice Beccari -. Quindi l'utilizzo per noi di super computer consente di avere una competitività internazionale, pur essendo un'azienda di medie dimensioni".

Gli investimenti pubblici come Leonardo sono considerati cruciali per la competitività dell'Europa a medio e lungo termine. L'economista Jeromin Zettlemeyer sottolinea che la necessità di trasparenza e parità di trattamento nel processo di riduzione del debito non deve ostacolare il sostegno alla crescita di ciascun Paese.

"L'idea fondamentale di questa riforma è quella di iniziare a considerare la situazione di ciascun Paese - dice Zettelmeyer -. Il problema è che chi esercita la discrezionalità nell'esaminare tali situazioni ha molto potere che può essere abusato. La preoccupazione di alcuni Stati è che la Commissione possa abusarne. La proposta include una cosiddetta salvaguardia che stabilisce che, qualunque cosa accada alla fine dei quattro anni, il debito deve essere inferiore a quello iniziale. Questo punto esclude una spinta agli investimenti e andrebbe rinegoziato. A parte questo, ritengo che la proposta della Commissione sia valida".

La riforma sarà discussa dal Parlamento europeo e dagli Stati membri del Consiglio, in modo da poter sviluppare piani specifici per ciascun Paese nel 2024.

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