Quali sono gli ostacoli per i rifugiati ucraini che cercano lavoro nella Ue?

In collaborazione con The European Commission
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Di Naomi Lloyd
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Più di 7 milioni di ucraini hanno lasciato il loro paese dall'inizio della guerra. Molti sono laureati ma le loro competenze non sono riconosciute dai Paesi dell'Ue. Bruxelles sta adottando vari strumenti per favorirne l'ingresso nel mercato del lavoro

Dall'inizio della guerra più di 7 milioni di ucraini sono fuggiti dal loro paese, anche se si stima che 2 milioni siano tornati a casa. La maggior parte sono donne e bambini. Hanno il diritto di vivere e lavorare nell'Unione europea per un massimo di 3 anni, ma incontrano diverse difficoltà a trovare un impiego: non sempre parlano la lingua, devono prendersi cura dei bambini, le loro qualifiche non sono riconosciute e potrebbero soffrire di gravi traumi.

Per aiutarle Bruxelles sta fornendo corsi di lingua e formazione, nonché linee guida in lingua ucraina su come accedere al mercato del lavoro. Sta aiutando i datori di lavoro a comprendere e riconoscere le qualifiche ucraine e ha tradotto Europass, che permmette di creare un curriculum da utilizzare in tutta Europa. Sta inoltre lanciando il bacino di talenti dell'Unione europea, una piattaforma che contribuirà a mappare e abbinare le competenze dei rifugiati ucraini ai posti di lavoro vacanti.

In Austria stando ai dati del ministero dell'Interno, oltre 40.000 rifugiati ucraini hanno scelto di rimanere nel Paese con i loro figli. Un permesso di soggiorno temporaneo permette loro di vivere e lavorare nel Paese. Quali sono le opportunità professionali per queste persone, per lo più donne con bambini, che devono iniziare una nuova vita? E come le aiuta il Paese? Due rifugiate ci hanno raccontato la loro storia.

Lo scoglio delle competenze non riconosciute dai Paesi della Ue

Natalia si è stabilita in Carinzia, regione meridionale nota per le sue montagne e i suoi laghi. In Ucraina faceva l'estetista. Quando è arrivata in un centro profughi locale, i gestori dell'hotel le hanno offerto un alloggio e un lavoro. "Mi piace molto il lavoro qui - dice Natalia -. Abbiamo firmato un contratto fino a settembre, poi vedrò com'è la situazione in Ucraina".

L'industria del turismo in Austria è in piena espansione. Dal 2019 il numero di posti di lavoro vacanti nel settore dell'ospitalità è raddoppiato: molti datori di lavoro non riescono a trovare personale. Per Alexandra, manager di un albergo, offrire gratuitamente le proprie camere ai rifugiati ucraini per l'estate è stata una scelta ovvia. "Ora qui vivono circa 60-70 persone - dice Alexandra - e 29 di loro lavorano per noi in diversi settori: in cucina, al ristorante, nelle pulizie, nell'assistenza ai bambini. Sta andando abbastanza bene. Naturalmente c'è una barriera linguistica, ma possiamo gestirla".

Natalia conosce qualche parola di inglese, che le permette di comunicare con i suoi colleghi. Ma gestire gli orari del suo lavoro stagionale e prendersi cura della figlia di 5 anni non è sempre facile. "Beh, è difficile. Qui c'è una sala giochi per bambini, ma è aperta fino alle 16.30 - dice Natalia -.Se ho un turno di lavoro fino alle 23.00, devo comunque chiedere a qualcuno di farle da baby-sitter".

In Austria manca il personale qualificato anche in altri settori, come la sanità e l'informatica. Ma anche se la metà dei rifugiati ucraini qui ha una laurea, è difficile per loro accedere a queste posizioni. A Vienna abbiamo parlat con un'altra rifugiata ucraina, Ganna, un'insegnante di tedesco madre di tre figli. "La cosa più importante per me era trovare un posto a scuola per i miei tre figli - dice Ganna -. E ora che l'ho trovato, sto cercando un lavoro".

Ganna vorrebbe lavorare come insegnante di tedesco per aiutare altri rifugiati che non parlano la lingua. Ma in Austria il suo diploma non è riconosciuto. "I miei documenti scolastici devono essere tradotti e riconosciuti qui - spiega Ganna -. Questo è un problema, ci vuole molto tempo". Il personale del centro per l'impiego aiuta Ganna in questo processo. "Li accompagniamo agli appuntamenti, traduciamo e aiutiamo dove è necessario - dice Marjana, una dipendente di Iworks -. L'obiettivo è costruire un'ampia rete, anche con i partner della cooperazione, per poter offrire aiuto il più rapidamente possibile".

Nel frattempo Ganna, come altri rifugiati registrati in Austria, riceve il salario minimo e ha un'assicurazione sanitaria. Come può l'Europa integrare con successo i rifugiati ucraini?  "Se si tratta solo dell'integrazione nel mercato del lavoro, escludendo l'aspetto culturale e questioni politiche, credo che abbiamo imparato molto dalle precedenti ondate migratorie in termini di ciò che è davvero importante per facilitare la transizione nel mercato del lavoro - dice Sandra Leitner, specialista in movimenti migratori -. Si tratta di lingua, istruzione e riconoscimento delle qualifiche. Con tutti questi elementi al loro posto penso che chiunque possa essere accolto bene".

Una rete europea per integrare i rifugiati

Per approfondire l'agomento Euronews ha incontrato anche Johannes Kopf, responsabile della Rete europea dei servizi pubblici per l'impiego, che ha sede qui a Vienna. La rete comprende tutti i 27 Paesi dell'Ue, Norvegia, Islanda, Lichtenstein e la Commissione europea e consente loro di condividere le migliori pratiche e di scambiare idee ed esperienze. 

In che modo la Rete europea dei servizi pubblici per l'impiego sta gestendo l'afflusso di rifugiati ucraini a livello europeo?

L'argomento è emerso pochi giorni dopo l'inizio della guerra, quando i nostri colleghi polacchi hanno informato la rete che i primi ucraini sarebbero arrivati e avrebbero avuto bisogno di aiuto. Questo ha generato una grande ondata di solidarietà all'interno dei servizi pubblici per l'impiego di tutta Europa. Ci sono alcuni Stati - Svezia, Germania, Austria - che hanno acquisito una notevole esperienza durante la crisi dei rifugiati del 2015-2016 e quelle successive. Per esempio come organizzare il processo di riconoscimento delle competenze nella loro lingua madre.

Non si sa quanto durerà questa guerra, ma gli ucraini vogliono tornare a casa. Come si fa a integrarli nella forza lavoro in Europa?

In questo momento la maggior parte delle persone che arrivano sono donne con bambini piccoli e, ovviamente, hanno esigenze diverse. La più importante è la necessità di assistenza all'infanzia. L'Austria deve organizzare un numero sufficiente di posti nelle scuole, negli asili e così via. Il passo successivo è l'ingresso nel mercato del lavoro. Naturalmente ci sono posti vacanti e aziende che cercano con insistenza personale qualificato e ora hanno la speranza di trovare, per esempio, esperti informatici dall'Ucraina. Ma non mi piace molto mescolare il tema dell'asilo politico o dei rifugiati con le esigenze del mercato del lavoro. Certo, è meglio integrare tutte queste persone piuttosto che pagare loro solo i sussidi sociali. Ma prima, e questa è la cosa più importante, è una questione umanitaria.

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