Proprietà intellettuale e vaccini: i leader africani attaccano Bruxelles

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Nel vertice di Bruxelles è emersa la divegenza di vedute nella gestione della pandemia: il principale punto di scontro è il rifiuto dell'Ue di eliminare i diritti di proprietà intellettuale su vaccini e altri farmaci

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La due giorni di Bruxelles ha rinnovato il partenariato tra Unione europea e Unione africana in diverse aree. Molteplici i temi affrontati, anche se non su tutti è stata trovata un'intesa. Resta, ad esempio, la differenza di vedute sulla gestione della pandemia. Con solo l'11% della sua popolazione completamente vaccinata contro il Covid, l'Africa è in ritardo nella lotta contro la pandemia.

I leader africani hanno accusato gli europei di fare incetta di dosi di vaccino. Ma il principale punto di scontro è il rifiuto di Bruxelles di eliminare i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini e altri prodotti. "Stiamo parlando della vita di centinaia di milioni di persone, a fronte dei guadagni di poche aziende - dice Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica -. Non è accettabile che l'Africa sia costantemente in fondo alla fila per quanto riguarda l'accesso ai farmaci".

Per la Repubblica Democratica del Congo (RDC), la priorità dovrebbe essere data al rafforzamento dei sistemi sanitari locali. "La pandemia richiede una solidarietà internazionale che implica l'assistenza, la collaborazione in materia di test e di farmaci e soprattutto nella produzione di vaccini", dice Christophe Lutundula, ministro degli affari esteri della RDC.

Varie organizzazioni della società civile chiedono con urgenza una maggiore collaborazione tra Africa ed Europa in materia di sanità. Secondo l'Oms, l'Africa ha bisogno di aumentare di sei volte le vaccinazioni contro il Covid per raggiungere l'obiettivo del 70% entro la metà dell'anno.

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