Ripulire in sicurezza lo spazio dai satelliti inattivi

Ripulire in sicurezza lo spazio dai satelliti inattivi
Di Euronews
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Una start up italiana sta sviluppando nuove soluzioni per evitare il problema dei cosiddetti detriti spaziali

Migliaia di satelliti mandati nello spazio, possono essere pericolosi una volta in disuso. Il nostro inviato Faruk Can è con Claudio Portelli, dell’Agenzia Spaziale Italiana, per sapere perché è fondamentale ripulire lo spazio.

La rimozione sicura e controllata dei satelliti in Europa

  • L’Europa nel suo complesso è un grande giocatore nello spazio. Ha un’industria spaziale forte e competitiva e i suoi programmi spaziali – Copernicus, EGNOS e Galileo – offrono già servizi che avvantaggiano milioni di persone.
  • L’industria spaziale europea impiega oltre 230.000 professionisti e genera un valore aggiunto di 46-54 miliardi di euro.
  • Ci sono migliaia di satelliti nello spazio. Il Sistema europeo di monitoraggio e sorveglianza dello spazio (SST) aiuta a controllare i loro movimenti e a ridurre il rischio di collisione.
  • Tuttavia, poiché lo spazio attorno al nostro pianeta si sta lentamente riempiendo sempre più di spazzatura orbitale, occorrono ulteriori soluzioni.

Link utili

‘‘Ci sono state parecchie esplosioni nello spazio, sia accidentali che deliberate’‘, spiega Portelli. ‘‘Anche collisioni tra satelliti sono avvenute… l’enorme quantità di detriti spaziali che si è generata crea un problema per tutti i satelliti attivi’‘.

Nei pressi del Lago di Como c‘è la D-Orbit, una società composta da una trentina di dipendenti, che sviluppa nuove soluzioni per la rimozione sicura e controllata dei satelliti al termine della loro vita operativa. Installano il sistema prima del lancio del satellite e lo usano o per riportare il satellite nell’atmosfera attraverso una traiettoria sicura, oppure per mandarlo in una sorta di cimitero in orbita.

‘L’idea ci è venuta qualche tempo fa quando ci siamo accorti che il problema principale per la sostenibilità dell’industria spaziale erano proprio i cosiddetti ‘‘Space Debris’‘ e di conseguenza abbiamo ideato una soluzione. Ed eccoci qua…’‘, queste le parole di Lorenzo Ferrario, CTO della D-Orbit.

Rimuovere satteliti dall’orbita rende il percorso più sicuro per i satteliti attivi. Il sistema di D-Orbit permette inoltre di allungare la vita dei satteliti, in quanto non è necessario risparmiare carburante per il loro smantellamento. La società comasca ha finanziato i propri progetti di sviluppo attraverso il programma Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Our CEO Luca Rossettini with Director-General Lowri Evans, at last week’s EU_Commission</a> Research & Innovation Conference. <a href="https://twitter.com/hashtag/H2020Future?src=hash">#H2020Future</a> <a href="https://t.co/EoG4OytZHK">pic.twitter.com/EoG4OytZHK</a></p>&mdash; D-Orbit (D_Orbit) 11 luglio 2017

‘‘Il prossimo grande passo si chiama ‘‘In Orbit Now’‘ (ION), che è un sistema di trasporto per satelliti ed è il progetto su cui si stanno concentrando la maggior parte dei nostri sforzi’‘, sottolinea Ferrario. ‘‘Ed è costruito alla maniera del satellite D-sat’‘.

Faruk Can, euronews: “Come potrebbero essere coinvolte le aziende private nell’industria spaziale?’‘

Claudio Portelli, Agenzia Spaziale Italiana: ‘‘Ci sono un numero di soluzioni nuove, che possono essere trovate, in termini di affidabilità, in termini di economicità, in termini di fascino e integrazione sui satelliti già esistenti e poi, se fossero già provate nello spazio sarebbe ancora meglio’‘.

Oggi circa 18.000 oggetti in orbita vengono monitorati dalle stazioni radar. Solo il 7% di questi sono satelliti operativi, il resto sono detriti spaziali. Le cose peggioreranno con il piano di inviare nello spazio più di 10.000 satelliti.

Ciò ha indotto organizzazioni come le Nazioni Unite e l’Unione Europea ad adottare misure per questo problema.

‘‘L’Agenzia Spaziale Europea e l’Unione Europea hanno definito dei fondi per la ricerca e lo sviluppo e questi sono molto importanti, soprattutto per la soluzione del problema dei detriti spaziali e le industrie possono trarne vantaggio’‘, conclude Portelli.

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