Clima, i territori si mobilitano in vista di COP21

Clima, i territori si mobilitano in vista di COP21
Di Euronews
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La battaglia contro i cambiamenti climatici si combatte sul territorio. Questo il messaggio che arriva da Lione, in Francia, dove rappresentanti di

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La battaglia contro i cambiamenti climatici si combatte sul territorio. Questo il messaggio che arriva da Lione, in Francia, dove rappresentanti di città e regioni dei cinque continenti si sono riuniti per raccogliere impegni e proposte da presentare agli Stati che a fine novembre parteciperanno alla ventunesima Conferenza sul clima di Parigi.

Ronan Dantec, di UCLG, è tra gli organizzatori dell’evento: “Vogliamo dire agli Stati che senza il coinvolgimento dei territori non riusciranno a rispettare i loro impegni. E’ sul territorio che si vince o si perde la sfida ai cambiamenti climatici. Il nostro messaggio è questo: siamo pronti a darci da fare. Prendete degli impegni e noi vi seguiremo. Ma diciamo anche che abbiamo bisogno di mezzi, soprattutto di fondi complementari per i territori del sud. Questo è il nostro impegno e questo il nostro messaggio”.

Tra i partecipanti, anche Matthew Rodriguez, responsabile per l’ambiente della California. Il più grande Stato americano, che equivale alla settima economia mondiale, punta a ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra del 40% entro il 2030.

“Il lavoro sulle tecnologie pulite e i programmi ambientali hanno portato denaro in California: circa 5,7 miliardi di dollari in capitale di rischio per finananziare tecnologie pulite ogni anno – spiega Rodriguez – Attualmente, l’energia solare fornisce 65mila posti di lavoro nel nostro Stato. Questa è la dimostrazione che il passaggio da un’economia tradizionale a un’economia verde innesca un meccanismo che promuove la crescita economica”.

Nella dichiarazione finale, le collettività locali sollecitano lo stanziamento di nuove risorse per finanziare la transizione verso un’economia pulita.

Ma serviranno anche garanzie per il settore privato, come ribadisce Christiana Figueres, responsabile per la Convenzione Onu sul clima: “Gli Stati federali, nazionali, le autorità subnazionali e locali hanno il dovere di stabilire un quadro normativo che dia fiducia al settore privato e che permetta alle imprese di investire in nuove infrastrutture: soprattutto nell’energia, ma anche nei trasporti, nell’edilizia… insomma in infrastrutture completamente diverse da quelle del secolo scorso”.

A chiedere garanzie per la creazione di posti di lavoro durevoli è anche la segretaria generale della Confederazione Sindacale Internazionale, Sharan Burrow.

Quanto a Mamadou Cissokho, rappresentante degli agricoltori dell’Africa occidentale, auspica efficaci politiche di adattamento.

Entrambi hanno firmato il documento conclusivo.

“Il messaggio dei sindacati è semplice: non c‘è lavoro in un pianeta che muore – spiega Burrow – Non è soltanto uno slogan perché abbiamo già assistito a un’emorragia di posti di lavoro. Vogliamo un’economia pulita, posti di lavoro verdi, investimenti nella trasformazione industriale per ripulire il nostro mondo. Emissioni zero non è un’opzione: è un imperativo, se vogliamo salvare il pianeta”.

“Adattarsi significa mettere in discussione un certo modo di vedere la vita ed è sempre stato difficile per i ricchi – afferma Cissokho – Rimettere in discussione i comportamenti, questo è adattamento. Di solito, si preferisce limitare i danni piuttosto che adattarsi. Ma non c‘è futuro senza l’adattamento perché le risorse si stanno esaurendo e non potremo crearne di nuove”.

Le proposte raccolte a Lione saranno inviate alla presidenza francese della Conferenza sul clima, all’Onu e ai 196 Stati che parteciperanno ai negoziati, con l’obiettivo di limitare a 2 gradi il riscaldamento del pianeta.

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