Cina: proprietà intellettuale, uno scudo contro i prodotti falsi

Cina: proprietà intellettuale, uno scudo contro i prodotti falsi
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Una delle più grandi sfide per le PMI europee che si stabiliscono in Cina è la difesa della propria proprietà intellettuale. E cioè dei loro prodotti, del loro marchio e dei loro clienti. Vediamo un esempio per capire meglio: Lauterbach, una PMI tedesca stabilitasi a Suzhou. Che prima ha sofferto e poi ha reagito.

L’azienda fabbrica strumenti di debug per la progettazione e la produzione di telefoni cellulari. Nel 2008, tre anni dopo lo sbarco in Cina, i dirigenti si accorgono che il loro prodotto di punta, ma anche il sito web e persino i biglietti da visita, vengono copiati e venduti sul mercato cinese.

Tom Meyer, numero uno di Lauterbach China, ci mostra il prodotto originale, quello che vendono da anni, insieme alla sua copia. Quasi identici.

Inutile l’intervento degli avvocati per bloccare i concorrenti: dopo poco tempo le copie hanno ripreso a circolare. L’azienda ha deciso allora di rivolgersi al China IPR SME Helpdesk, un apposito sportello dedicato alla proprietà intellettuale delle PMI.

“Abbiamo cominciato registrando il nostro logo, il nostro nome, il diritto d’autore per l’hardware e quello per il software”, spiega Meyer. Così facendo, il manager è finalmente riuscito ad eliminare il 95% delle copie in circolazione. Oggi lavora con maggiore serenità e soprattutto maggiori profitti.

“Avremo investito l’equivalente di 3.500 dollari, circa 2.700 euro”, spiega. “E il nostro ritorno sull’investimento, direi, è stato un aumento del fatturato del 20-25% circa”.

Per saperne di più sul tema della protezione dei diritti di proprietà intellettuale in Cina, l’inviato di Euronews Serge Rombi si è recato alla Camera di Commercio Europea di Shanghai.

È qui che ha sede il China IPR SME Helpdesk, un progetto messo in piedi dalla Commissione Europea. Obiettivo della struttura: dare consigli e informazioni alle PMI europee che si stabiliscono in Cina sul tema della proprietà intellettuale.

Tutti i servizi sono gratuiti e disponibili, oltre che in cinese, in 6 lingue europee tra cui l’italiano. Altro vantaggio: niente gergo tecnico o giuridico ma informazioni semplici e utili. Ogni anno l’organizzazione fornisce consulenza a 500 PMI e fa formazione sul tema a quasi 3000 aziende.

“Le PMI europee devono fare domanda per i loro marchi di fabbrica in Cina anche prima di arrivare in loco, così da proteggerli”, avverte la responsabile Naomi Saunders. “In pratica: se non li registrano, lo farà qualcun altro…”.

In Cina, in effetti, è il primo soggetto che registra un marchio ad averne la proprietà. Un marchio registrato in Europa, qui, non gode di alcuna protezione: è perciò davvero opportuno registrarlo sul posto.

“La spesa amministrativa per registrare un marchio di fabbrica in Cina – continua Naomi Saunders – ammonta a circa 100 euro, dipende dal marchio. Insomma, non è una cosa troppo costosa.”

Quali, dunque, le chiavi del successo in Cina? “Per me la chiave del successo sono le registrazioni”, risponde convinto Tom Meyer di Lauterbach China. “Meglio troppe che troppo poche. Le registrazioni qui in Cina sono relativamente a buon mercato e facili da ottenere”.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Quali sono i piani dell'Ue per incentivare la produzione di idrogeno verde?

Le iniziative dell'Ue per aumentare la produzione di energia eolica

In che modo i cluster aiutano l'industria aerospaziale europea?