Morto in ospedale, famiglia ipotizza omicidio volontario

(ANSA) – RAVENNA, 16 DIC – Con un breve periodo di
ventilazione assistita, temporanea e mirata, la situazione si
sarebbe risolta e il paziente si sarebbe potuto salvare. Ma pur
sapendo questo, i medici non sono intervenuti: “hanno deciso di
farlo morire”, denunciano i familiari di un 81enne deceduto il
20 dicembre 2020 all’ospedale di Lugo. Sulla base di quanto
emerso dalle valutazioni dei periti medico legali nominati dal
Gip Janos Barlotti, i parenti dell’anziano, assistiti
dall’avvocato Chiara Rinaldi, hanno chiesto alla Procura di
Ravenna di procedere con ulteriori e più gravi contestazioni nei
confronti di sei tra i 15 sanitari già indagati per omicidio
colposo: per quattro di loro il legale della famiglia ipotizza
addirittura l’omicidio volontario, per due di questi quattro
medici e per altri due anche il falso sulle informazioni
cliniche.
L’anziano venne ricoverato per una caduta e l’ipotesi è che
gli siano state somministrate, senza i dovuti controlli,
molteplici dosi di farmaci calmanti che lo portarono in coma,
con una gravissima depressione respiratoria. Che poteva però
essere risolta, secondo i periti Donatella Fedeli e Alberto
Pedone, con una intubazione. Per l’avvocato Rinaldi i sanitari
operanti, quindi, si trovavano di fronte ad un paziente che si
sarebbe potuto riprendere con un breve periodo di ventilazione
assistita “e, ciò nonostante, hanno scientemente deciso di non
praticarla”. “La scelta di non praticare la terapia necessaria
in un paziente con la chiara consapevolezza che da ciò sarebbe
derivata morte (certa) del paziente è un comportamento
criminale, lucido e volontario”, denuncia il legale dei
familiari. I 15 medici indagati sono difesi dagli avvocati
Ermanno Cicognani, Giovanni Scudellari, Claudio Cardia,
Antonella Monteleone, Alessandro Vasi. (ANSA).