(ANSA) – ROMA, 29 LUG – Con argomenti “logicamente
impeccabili”, la Corte di Assise di Appello di Torino ha
stabilito che Caleb Merlo – il 42enne originario del Camerun
adottato nel 2004 da Paola Merlo, da lui uccisa a Vercelli il 10
luglio 2018 – ha colpito a morte la madre adottiva in un
contesto di “forti tensioni nella relazione genitoriale” causate
dal “comportamento debosciato” dell’imputato, ludopatico,
gravato da debiti e disoccupato, dopo che la donna gli aveva
detto di trovarsi un lavoro perchè lei non poteva più
mantenerlo.
Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni del verdetto
30215 depositato oggi e relativo all’udienza che lo scorso 21
aprile ha confermato la condanna all’ergastolo per Caleb,
inflittagli in appello il 23 aprile 2021, con l’aggravante della
premeditazione e della “turpe causale”. Nel ricostruire il
movente dell’omicidio, gli ‘ermellini’ ricordano la
testimonianza di M. C., amica della vittima, che aveva
evidenziato “le non poche difficoltà incontrate da Paola Merlo
nella relazione con il figlio adottivo, soprattutto nei mesi
precedenti la morte della donna” che “aveva confidato di essersi
pentita dell’adozione e di aver impartito al figlio un
ultimatum, perché si trovasse un lavoro, dato che lei non
avrebbe potuto ulteriormente mantenerlo”. “Era anche provato che
l’imputato fosse un soggetto ludopatico, in costante ricerca di
denaro che – sottolinea il verdetto -, dopo le restrizioni
imposte dalla madre, andava chiedendo in prestito a parenti ed
amici, pregandoli di tacere alla donna la circostanza”. (ANSA).
Uccise madre adottiva, Cassazione 'imputato debosciato'

Motivazioni condanna all'ergastolo per Caleb Merlo
Di ANSA
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