Revocata casa coniugale assegnata a madre convivente con figlio

La perquisizione non può sfociare in violenza fisica
La perquisizione non può sfociare in violenza fisica
Di ANSA

(ANSA) – ROMA, 17 GIU – Il figlio non ancora economicamente
indipendente che si dedica allo spaccio, anzichè cercarsi un
lavoro onesto, perde il diritto ad essere mantenuto dal padre, e
per questo viene anche revocata l’assegnazione – avvenuta in
sede di divorzio dei coniugi – della casa coniugale in favore
della madre convivente con il giovane ‘pusher’. Per di più anche
lei implicata. Lo ha stabilito la Cassazione osservando che dal
ritrovamento di stupefacenti, bilancino e soldi in contanti,
presso l’abitazione di cui si discute in questo verdetto,
“correttamente” si desume che il figlio non ha diritto ad essere
mantenuto dato che “non impiega energie alla ricerca di una
onesta attività lavorativa e pertanto la mancanza di
autosufficienza a lui imputabile non può gravare sul padre”.
Madre e figlio 21enne, residenti nel brindisino, erano anche
stati arrestati e poi rilasciati. Per la Cassazione “e’
irrilevante la presunzione di innocenza” dato che “in causa si
discute solo dell’atteggiamento colpevole del figlio nella
ricerca di un lavoro”. Così è stata confermata la decisione
della Corte di appello di Lecce che nel 2020 ha ridato la casa
ad Emondo respingendo il ricorso della ex Innocenza. (ANSA).

euronews pubblica le notizie d'ansa ma non interviene sui contenuti degli articoli messi in rete. Gli articoli sono disponibili su euronews.net per un periodo limitato.

Notizie correlate