1 maggio, Ugl Tlc 'nessuna festa, difendiamo clausola sociale'

Segretario Conti 'odiose discriminazioni e infortuni mortali'
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Di ANSA
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(ANSA) - L'AQUILA, 01 MAG - "Primo maggio nessuna festa, difendiamo la clausola sociale. E' lo slogan di Ugl Telecomunicazioni per la festa dei lavoratori": è quanto dichiara, in una nota, Stefano Conti, segretario nazionale del sindacato, che aggiunge: "In un mondo del lavoro sotto continuo attacco di organismi sovranazionali, il cui obiettivo è il completo smantellamento del welfare, in un mondo del lavoro che negli ultimi tempi ha permesso le più odiose discriminazioni e dove gli infortuni mortali continuano a essere all'ordine del giorno, festeggiare il primo maggio non ha senso". "Le vertenze che coinvolgono gli addetti delle commesse dei Contact Center di Inps e Ita - prosegue Conti - ma che riguardano migliaia di lavoratori del settore degli outsourcers, evidenziano come lo stesso Governo, attraverso aziende pubbliche o interamente partecipate, non applicando la clausola sociale stia di fatto destrutturando questo fondamentale meccanismo di tutela occupazionale". "Per questo oggi, in 15 città con importanti contact center come Milano, L'Aquila, Roma, Napoli, Campobasso, Matera, Crotone, Rende, Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Palermo, Caltanissetta, Catania, si sono svolti flash mob". "Come Ugl Tlc L'Aquila - dichiara Francesca Fantasia della segreteria Provinciale - possiamo solo ringraziare il costante impegno e sostegno degli iscritti. Il nostro più sentito ringraziamento per la fiducia e la massiva partecipazione a qualsiasi tipologia di lotta messa in atto in questi due difficili e troppo lunghi anni". "Dobbiamo ricordare quanto profonda sia la crisi occupazionale in Molise - dice Stefano Sardella, segretario provinciale Ugl Tlc Campobasso - acuita dalla pandemia, ma che da anni causa spopolamento, impoverimento economico del fragile tessuto sociale locale e annullamento dei diritti di assistenza sociale e sanitaria, con l'impossibilità di assicurare i livelli minimi essenziali costituzionalmente previsti. Un'emorragia economica, di servizi, di popolazione e di diritti alla quale la classe politica molisana e le istituzioni sembrano non essere interessate a porre un freno, prese dalle piccole beghe interne per assicurare il mantenimento del proprio status quo". (ANSA).

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