(ANSA) – NAPOLI, 23 FEB – Erano definiti le “spie per il
pizzo” perché attraverso le loro aziende raccoglievano i soldi
da versare a titolo di estorsione al clan Belforte di Marcianise
(Caserta), ed in più organizzavano incontri tra gli imprenditori
estorti e gli appartenenti alla cosca. È quanto emerso a carico
di due fratelli imprenditori operanti nei settori del cemento e
della ristorazione del casertano, per i quali sono scattati
sequestri di beni per oltre 30 milioni di euro tra case di lusso
sulla Costiera amalfitana e auto come Ferrari e Porsche, e la
sottoposizione delle loro aziende all’amministrazione
giudiziaria. I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di
Santa Maria Capua Vetere – sezione misure di prevenzione – e
sono stati eseguiti dalla Polizia di Stato (Divisione
Anticrimine della Questura di Caserta) in collaborazione con il
personale della Dia e della Guardia di Finanza di Caserta; a
proporli il Direttore della Direzione Investigativa Antimafia e
il Questore di Caserta. Era stata la Polizia di Stato – Squadra
Mobile della Questura di Caserta – ad indagare sui due fratelli
nel 2014 e a scoprire la contiguità dei due imprenditori al clan
Belforte di Marcianise; uno dei due è stato poi condannato sia
in primo grado che in appello con sentenza diventata definitiva
nel 2018 a 5 anni e 5 mesi di carcere. Sull’indagine della
Polizia di Stato si è poi innestata l’inchiesta di natura
economico-finanziaria sul patrimonio dei due fratelli, cui hanno
preso parte Dia e Guardia di Finanza. (ANSA).
Camorra: sequestro da 30 milioni alle "spie per il pizzo"

Blitz Ps, GdF e Dia nei confronti di imprenditori del Casertano
Di ANSA
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