Violenza donne, a Uffizi busto sfregio Piccolomini Bonarelli

Bernini deturpò sua scultura in impeto di gelosia per l'amata
Bernini deturpò sua scultura in impeto di gelosia per l'amata
Di ANSA
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(ANSA) – FIRENZE, 02 NOV – Arriva agli Uffizi il busto di
Costanza Piccolomini Bonarelli, scolpito nel marmo da Gian
Lorenzo Bernini per omaggiare l’amata, ma poi deturpato al volto
in un eccesso di gelosia dell’artista: così l’arte antica si
riflette nell’attualità, ricordando quanto la violenza di genere
sia un dramma senza tempo, con ‘Lo sfregio,’ in mostra agli
Uffizi. A corredo, gli scatti contemporanei di Ilaria Sagaria
dedicati alla donne sfigurate con l’acido protagoniste del ciclo
‘Il dolore non è un privilegio’. La mostra viene organizzata nel
mese in cui ricorre la giornata internazionale per
l’eliminazione della violenza contro le donne e pone in dialogo
le immagini di Sagaria col capolavoro di Bernini, in prestito
dal Bargello. Nel busto in marmo (databile 1637-1638) si ritrae la donna
con naturalezza e intimità. Bernini scoperto però il legame di
Costanza col fratello Luigi, impazzì di gelosia e sentendosi
tradito fece sfregiare il volto marmoreo della donna pur
raffigurata con la propria somma arte. Bernini non subì
conseguenze per il danneggiamento, invece Costanza venne reclusa
in un monastero quattro mesi come punizione. Il direttore Eike
Schmidt ha detto che “il busto di Costanza Piccolomini Bonarelli
è stato sottoposto a un restauro finanziato dalle Gallerie degli
Uffizi: l’opera si può di nuovo apprezzare appieno, grazie a
questo simbolico atto di risarcimento, però contro i danni del
tempo. In mostra la guardiamo non solo come un capolavoro di uno
dei massimi scultori barocchi, ma siamo invitati a riflettere
sull’efferata violenza dei forti contro i deboli. E a meditare
sul dolore inenarrabile della sopravvivenza”. “Nonostante ci
siano stati casi di aggressione anche a uomini – ha spiegato
Sagaria – queste violenze hanno impatto maggiore sulle donne.
Attraverso le loro testimonianze ho ricostruito un racconto che
potesse restituire questi momenti senza spettacolarizzarne il
dolore”. (ANSA).

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