Myanmar, gli Stati Uniti chiedono il ripristino della democrazia

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Mentre si sono svolti i funerali di una donna uccisa a seguito degli scontri con la Polizia, gli USA minacciano l'imposizione di sanzioni in caso di reiterata repressione militare

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In Myanmar, si sono svolti i funerali di una delle vittime uccise negli scontri con la Polizia.

Non è ancora chiaro se la donna sia stata colpita da un proiettile di piombo o di gomma.

Diciotto persone sono state uccise nei giorni scorsi, mentre la repressione militare indetta dai leader golpisti diventa sempre più violenta.

Gli Stati Uniti hanno chiesto l'immediato ripristino della democrazia, pena l'applicazione di sanzioni.

"Condanniamo le brutali uccisioni di persone disarmate da parte delle forze di sicurezza birmane - dice Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato - gli attacchi a giornalisti e attivisti e le detenzioni ingiuste in corso.

Negli Stati Uniti, in stretto coordinamento con i nostri alleati, abbiamo chiarito all'Esercito birmano che la violenza contro il popolo è abominevole, le tattiche utilizzate da parte delle forze di sicurezza sono riprovevoli".

from AP video
Screengrabfrom AP video

Intanto, Aung San Suu Kyi, l'ex leader di fatto del Governo civile, è stata accusata di altri due crimini, "violazione delle legge sulla comunicazione e incitamento al disordine pubblico.

A riferirlo sono stati i suoi legali nel giorno della prima udienza nel processo la vede imputata per possesso illegale di walkie talkie e violazione delle norme sul distanziamento durante una manifestazione.

San Suu Kyi è apparsa in videocollegamento, le sue condizioni di salute sono sembrate buone.

Khin Maung Zaw, uno degli avvocati difensori del Premio Nobel per la pace, ci spiega che non hanno alcun acceso al Tribunale, non possono incontrare di persona la loro assistita.

Proteste, repressione e la condanna della comunità internazionale

Studenti, lavoratori e cittadini di ogni età manifestano chiedendo il ripristino del Governo eletto e la liberazione della leader della Lega nazionale per la democrazia.

Il Paese ormai è da oltre un mese nel caos: da quando la giunta militare, guidata dal generale Min Aung Hlaing, ha preso il potere arrestando la leader democratica Aung San Suu Kyi e i membri del suo Governo con l’accusa di brogli elettorali nelle elezioni di novembre 2020.

La Polizia, per disperdere la folla, non ha più usato proiettili di gomma ma pallottole vere, uccidendo almeno diciotto persone e ferendone una trentina.

Disordini e sangue nelle principali città dello stato asiatico, Yangon, Mandalay, Dawei, centinaia gli arresti.

La comunità internazionale chiede da tempo la fine immediata delle violenze contro i civili: l’Alto Rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, ha annunciato che le autorità militari devono consentire alla popolazione di esprimere il proprio diritto alla libertà di espressione e di riunione, e che Bruxelles adotterà a breve misure in risposta a questi sviluppi.

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