La conferenza episcopale ha vinto il ricorso in consiglio di Stato contro il governo che aveva stabilito il limite di 30 fedeli per ogni funzione; l'esecutivo ha 3 giorni per rivedere la norma
Dov'è finita la proverbiale laicità che permea la Francia, pilastro della République françoise se poi anche oltr'Alpe il Paese si accapiglia sulla messa, nel dettaglio su quante persone possano partecipare a ogni funzione? E' finita tra i cavilli di una polemica non anodina tra la conferenza episcopale francese e il governo.
I vescovi di Francia questa domenica hanno vinto il ricorso in consiglio di Stato contro l'esecutivo che aveva stabilito il limite di trenta persone per ogni messa. I giudici hanno rilevato una violazione, testualmente, "grave e manifestamente illegale" alla libertà di culto; ora il governo ha tre giorni per provvedere e modificare la regola ovviamente tesa a contenere i contagi da coronavirus.
Il protocollo sanitario dei vescovi: 4 mq per persona
Per monsignor Olivier Ribadeau Dumas rettore del santuario di Lourdes la regola emessa dall'esecutivo è assurda: "Quando una chiesa come la Basilica di San Pio X può contenere 20.000 persone - tuona - questa misura sembra assurda". Altri prelati hanno portato l'esempio di Saint Sulpice a Parigi e chi più ne ha più ne metta nella lista di chiese, basiliche e cattedrali di Francia dalla vasta capienza.
Ma cosa vogliono i vescovi? Nei giorni scorsi, avevano presentato un protocollo sanitario stretto e ben diverso dalle direttive governative: 4 metri quadrati attorno a ciascun fedele con l'occupazione di massimo un terzo dei posti in chiesa.
Tutto pur di riaprire le chiese chiuse dall'inizio del secondo confinamento il 30 ottobre e riaperte in questa settimana di semi-deconfinamento, con il protocollo della discordia ad oggi in vigore.