Covid-19, chi fa più tamponi in Europa? Quali paesi hanno i più elevati tassi di positività?

Personale sanitario inserisce un tampone di cotone in una provetta dopo aver effetturato il test PCR in un centro di Berlino, Germania, mercoledì 14 ottobre 2020
Personale sanitario inserisce un tampone di cotone in una provetta dopo aver effetturato il test PCR in un centro di Berlino, Germania, mercoledì 14 ottobre 2020 Diritti d'autore Michael Kappeler/(c) Copyright 2020, dpa (www.dpa.de). Alle Rechte vorbehalten
Di Lillo Montalto Monella
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Secondo i criteri OMS pubblicati a maggio, l'epidemia è considerata non più sotto controllo quando la percentuale di positivi ai tamponi supera il 5%. Ora anche in Italia abbiamo superato questa soglia.

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La capacità dei vari Stati europei di condurre un elevato numero di test alla ricerca dei positivi al Sars-CoV-2 è un elemento chiave nella lotta alla pandemia.

Secondo i criteri OMS pubblicati a maggio, l'epidemia è considerata non più sotto controllo quando la percentuale di positivi ai tamponi supera il 5%. Da gennaio 2021, l'Italia ha iniziato a includere i tamponi rapidi nel conteggio totale.

Qualche chiarimento sul tasso di positività

Il tasso di positività dei tamponi restituisce una (parziale) fotografia della diffusione del contagio nel territorio, ma bisogna stare attenti a non paragonare i dati della prima ondata con quelli della seconda e delle successive.

Questo per alcune ragioni fondamentali:

  • In primavera 2020, Stati e regioni non avevano a disposizione lo stesso numero di tamponi di oggi e spesso non riuscivano a stare al passo con le richieste;
  • ad essere tamponati erano in maggioranza sintomatici, oppure persone con sintomi gravi o in condizioni critiche: il tasso di positività era dunque non comparabile con quello attuale;
  • come spiega Pagella Politica, durante la "prima ondata" l'Italia - ma non solo lei - si è "persa" moltissimi casi. Quelli ufficiali erano una minima parte del totale. "Si può stimare che il vero picco dell’epidemia nei primi due mesi sia stato tra i 35 e i 40 mila casi al giorno, contro i circa 6.500 rilevati con i tamponi al picco del 21 marzo. Solo a giugno si è probabilmente iniziato a intercettare una buona parte dei contagi".

Le due tipologie di test, per non fare confusione

Sono due tipi di tampone principali a disposizione dei laboratori in Europa, anche se alcuni Stati stanno iniziando ad introdurre i kit fai-da-te. Ci sono i tamponi che ricercano il genoma virale e quelli rapidi, che ricercano invece l’antigene (una componente strutturale del virus, come una proteina).

Ad inizio della pandemia si facevano solo i tamponi per la ricerca del genoma, mediante la tecnica real-time PCR. Si tratta del gold standard a livello europeo. Ci vogliono parecchie ore per avere il risultato del classico "tampone", ma non si rischiano falsi positivi e l'accuratezza è vicina al 100% se somministrato correttamente.

I "tamponi rapidi" ricercano l'antigene virale: non vanno cioè a caccia dell'RNA bensì di una proteina del virus. Sono meno accurati, possono dare falsi positivi ma la risposta arriva in tempi brevissimi, meno di mezz'ora.

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