Libia: Tripoli rifiuta il cessate il fuoco proposto dall'Egitto

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Le Forze del Governo di unità nazionale lanciano un'offensiva sulla città petrolifera di Sirte

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Tripoli non accetta il cessate il fuoco in Libia proposto dall'Egitto. Per il governo di al-Serraj è una mossa per favorire Haftar in un momento di sua debolezza.

La risposta di Tripoli si fa sentire prima con le armi, con un'offensiva su Sirte, la città petrolifera strategica controllata dalle forze di Haftar, e poi tramite le parole del presidente dell'Alto Consiglio di Stato, Khalid Al-Mishri: "Il Consiglio di Stato rifiuta la presenza di Haftar nei prossimi negoziati politici. Haftar dovrebbe arrendersi ed essere processato da un tribunale militare".

Dichiarazione del Cairo

Sabato il presidente egiziano ha annunciato, in una conferenza stampa con accanto Haftar e il presidente della Camera dei rappresentanti con sede a Tobruk, Aqila Saleh, la proposta di un cessate il fuoco in tutta la Libia, prontamente accettata dal generale della Cirenaica. La Dichiarazione del Cairo riconosce "tutti gli sforzi internazionali per risolvere la crisi libica nel quadro politico" e stabilisce - oltre a un cessate il fuoco a partire dalle ore 6 di lunedì 8 giugno - lo smantellamento delle milizie e la consegna delle loro armi al sedicente esercito nazionale libico guidato dallo stesso Haftar e l'espulsione dei mercenari stranieri, sulla base di quanto stabilito dal vertice di Berlino di gennaio e dal Comitato militare congiunto 5+5 sotto l'egida dell'Onu. Particolarmente controverso, osservano i commentatori, risulta il punto della consegna delle armi alle forze di Haftar.

Le potenze straniere

L'Egitto, assieme a Russia ed Emirati Arabi, sostengono l'uomo forte di Bengasi. mentre la Turchia dà man forte al governo di unità nazionale di al Serraj. Di fatto l'offensiva lanciata da Haftar nell'aprile 2019 si è trasformata in un'estenuante guerra di posizione.

L'offensiva di Tripoli

Con l'appoggio di droni e altre armi turche, le forze del Gna hanno riconquistato tutto l'ovest della Libia, fino al confine della Cirenaica, patria di Haftar. Solo da mercoledì, inoltre, le forze di Tripoli hanno annunciato di aver ripreso il controllo dell'aeroporto internazionale di Tripoli, che pure era chiuso dal 2014, e di Tarhouna, ultimo avamposto di Haftar nell'ovest, obbligando Haftar anche a un parziale riconoscimento dei rovesci militari con, oggi, il "riposizionamento a 60 km da Tripoli" dichiarato dal suo portavoce, Ahmad al-Mismari. Le forze dello Gna hanno deciso di sfruttare questo slancio, annunciando la "Operazione percorsi di vittoria" e intimando a "anziani e notabili" di Sirte di "risparmiare alla città gli orrori della guerra". "L'aeronautica - ha dichiarato il portavoce del Gna, Mohamad Gnounou - ha lanciato cinque raid aerei alla periferia di Sirte, bersagliando i veicoli armati e i mercenari. E, secondo le prime notizie dei media libici, l'operazione aveva avuto successo. Almeno fino a quando il portavoce di Haftar, nella serata di sabato, ha annunciato un controffensiva e combattimenti in corso. "

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