Unione europea, reazioni al vertice: come si vince una guerra economica?

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Opinioni (al solito) divergenti a seguito del summit di giovedì, si cercano vie per smussare gli angoli

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Molti leader dell'Unione europea hanno definito la lotta contro la pandemia una guerra, che avrà un impatto economico maggiore rispetto alla crisi del debito dell'Eurozona all'inizio dell'ultimo decennio.

Ma come si vince una guerra economica? Dal punto di vista del consumatore, c'è solo un modo.

"In un'economia in tempo di guerra - dice Marco Pierani, Dirigente di Euroconsumers, l'organizzazione dei consumatori europea - ciò che dobbiamo capire è che bisogna smettere di pensare in modo individualistico: occorre raggruppare i consumatori, le imprese e le istituzioni, e l'Organizzazione dei Consumatori può diventare una piattaforma per rilanciare un'economia che dovremmo pensare in modo diverso per il futuro".

Un'unità che i leader dell'Unione non hanno trovato, almeno sinora.

Il Primo Ministro olandese afferma in un tweet che il vertice si è rivelato una buona discussione e che i leader stanno prendendo provvedimenti per sostenere a vicenda le rispettive economie.

Tuttavia, i nove Paesi che spingono per l'adozione dei cosiddetti "coronabond", tra cui Francia, Italia, Spagna e Portogallo, non condividono l'opinione di Mark Rutte.

Il Primo Ministro portoghese, António Costa, considera "ripugnante" il suggerimento del Ministro delle Finanze olandese di indagare su Paesi come la Spagna che affermano di non avere margini di bilancio per far fronte a questa crisi.

"Nessuno è disponibile per riascoltare il Ministro delle Finanze olandese - dice - ora è un buon momento affinché tutti capiscano che non è stata la Spagna a creare il virus o importarlo, ma colpisce tutti allo stesso modo.

Se non ci rispettiamo e non si comprende che dobbiamo essere in grado di rispondere insieme a una sfida comune, nessuno ha davvero capito cos'è l'Unione europea ".

Il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, intanto, chiede la solidarietà di tutti gli Stati membri nei confronti dei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia.

"Contrastiamo l'egoismo che alcuni Paesi e alcuni Governi stanno dimostrando - afferma quest'ultimo - forse non sono consapevoli del pericolo, non si stanno rendendo conto delle conseguenze che ciò avrà per le nostre società: abbiamo capito che non si può uscire da questa crisi da soli".

Tutti i leader hanno comunque elogiato la decisione della Banca centrale europea di acquistare - senza limiti - titoli di Stato dei Paesi destinati a combattere gli effetti economici della pandemia, per impedire loro di pagare elevati interessi sul debito sui mercati finanziari.

Il vertice "virtuale"

Mai come giovedì sera la storia aveva sfiorato l'Unione europea. E l'impatto avrebbe potuto far saltare tutto, non solo un vertice in videoconferenza, o i conti di qualche Paese, ma l'intera costruzione europea, così come la conosciamo da sempre. Poi le parole magiche "solidarietà", "flessibilità"e soprattutto "liquidità", hanno calmato gli spiriti, in particolare al sud di Reno e Danubio.

Le pronunciano il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, con l'aria di chi non vuole dire di più per non provocare un sisma. Così la conferenza stampa finale fila liscia e in virtuale con i due euro-corifei che si mordono le labbra.

Il fatto che alla fine del vertice von der Leyen e Michel abbiano preso la parola sulla piazza digitale è segno della volontà di aggrapparsi a un'intesa per evitare la frattura fra nord e sud.

Se ci fosse stato un fallimento non avrebbero potuto manifestarsi nemmeno volendolo. Questo non vuol dire che le cose siano a posto. Usando una metafora fin troppo facile, diciamo che l'Ue ha avuto la fortuna di trovare un respiratore e un posto in terapia intensiva, che coi tempi che corrono è già molto.

L'intesa è in realtà una delega all'Eurogruppo per accogliere ed elaborare tutte le richieste degli stati membri nella strategia anti-Covid.

Non si tratta evidentemente solo di risorse per combattere la pandemia, ma di veri e propri strumenti finanziari a lungo termine, per coprire i debiti pubblici, o quantomeno garantirli.

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Questo è quanto chiedevano gli otto stati membri (tra cui Francia, Italia e Spagna) che chiedono una strategia a lungo termine per rimettere in piedi l'economia dell'Eurozona dopo i devastanti effetti del Covid-19.

Ma Austria e Olanda, si erano messe di traverso, temendo che il sud persegua una redistribuzione del debito (o mutualizzazione) come ha detto il cancelliere austriaco Kurz.

Infatti l'emissioni di titoli comune non piace a chi pensa di avere le finanze pubbliche in equilibrio. Che poi su chiamino Corona bonds o Euro bonds, per L'Aia e Vienna fa poca differenza.

Ecco perché Il linguaggio post-diplomatico utilizzato da presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha fatto tremare i polsini degli sherpa impegnati in un triatlon negoziale con pochi precedenti nella storia dei consigli europei.

Rimandare all'Eurogruppo significa mettere tutto nelle mani dei ministri dell'economia della zona Euro, che si ritroveranno sul tavolo la questione Corona bonds accanto alla discussione sul Mes, organismo considerato utile dai nordici a rimettere in sesto le finanze italiane. Ma di cui Roma non si fida perché teme che serva a infliggere all'Italia un destino greco. Il Mes è il fondo salva stati evocato tra le righe delle conclusioni del vertice.

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Germania e altri nordici pensano di avere fatto già abbastanza concedendo la sospensione del Patto di stabilità, quindi dando modo ai paesi di spendere di più, facendo leva sul deficit.

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