Morì per ritardo diagnosi, chiesti danni

(ANSA) – BARI, 30 OTT – Ritardi nella diagnosi di una
malformazione cardiaca congenita, nella cura della patologia e
poi dell’infezione polmonare contratta in ospedale dopo la
nascita avrebbero causato 15 anni fa la morte di una bambina di
18 giorni di vita, nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII. Sono
le conclusioni del perito medico-legale nominato dal Tribunale
civile di Bari dinanzi al quale si sta celebrando il processo
per ottenere il risarcimento dei danni chiesto dai genitori
della bambina che hanno citato in giudizio la Asl di Bari,
all’epoca responsabile della struttura. Stando alla perizia,
“nel caso di corretta e tempestiva gestione la sopravvivenza
(della bambina, ndr) sarebbe stata certamente maggiore e
nell’ordine del 90% a 20 anni”. Nei mesi scorsi il giudice ha
fatto una proposta transattiva che la Asl ha rifiutato. Ieri si
è celebrata l’udienza al termine della quale il Tribunale, che
tratta il caso dal 2016, si sarebbe dovuto riservare per la
decisione definitiva. L’udienza, invece, è stata rinviata.