Venerdì i manifestanti hanno fatto una catena umana pacifica di circa 40 km come nel 1989 nelle Repubbliche Baltiche
Torna la tensione ad Hong Kong dopo 10 giorni relativamente tranquilli. Sabato 24 agosto la polizia ha ripreso a usare i lacrimogeni contro i manifestanti, che hanno lanciato sassi e bottiglie verso le forze dell'ordine. Le proteste iniziate a giugno continuano nonostante il governo abbia congelato la legge contestata che avrebbe consentito l'estradizione verso la Cina. I manifestanti chiedono ormai le dimissioni dell'attuale governatrice e democrazia diretta. Continuano anche gli arresti dei manifestanti, più di 700 da giugno. Mentre la Cina ha rilasciato un dipendente del consolato britannico, in prigione da 15 giorni. Episodio che aveva contribuito ad accendere il clima.
Una catena umana come nel 1989
Venerdì i manifestanti si sono stretti in una catena umana di circa 40 km per tenere viva l'attenzione su Hong Kong.
La manifestazione, denominata "The Hong Kong Way", s'ispira a una prova similare che, trent'anni orsono, coinvolse le ex Repubbliche baltiche Lituania, Lettonia ed Estonia.
Il 23 agosto 1989, infatti, circa due milioni di persone si unirono in una gigantesca catena umana di oltre 600 km attraverso i tre Paesi, poco prima della caduta del Muro di Berlino.
Per i giovani di Hong Kong, presenti al confine con la Cina, si tratta di rimarcare quella stessa voglia di libertà e l'indelebilità della storia.
Intanto, la Corte Suprema proroga per un periodo indefinito il divieto di manifestare nell’aeroporto internazionale, chiuso per giorni e riaperto ai voli a più riprese, dopo gli scontri tra dimostranti e polizia,
Le proteste vanno avanti ad oltranza, finalizzate a chiedere democrazia ed il rispetto del patto che condusse Hong Kong allo status di città libera, ora messo fortemente in dubbio da Pechino.