Elezioni europee 2019: chi vince e chi perde in tutti gli Stati

Elezioni europee 2019: chi vince e chi perde in tutti gli Stati

Di Lillo Montalto Monella
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Il grande riassunto, Paese per Paese. Un paragrafo per ciascuno per farvi capire, al volo, come sono andate le elezioni nei 28 Stati Ue

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Chi ha vinto e chi ha perso in ogni Stato della Ue? Di fronte al mare magnum di acronimi, liste e percentuali, anche il più ardente europeista rischierebbe di perdersi. È per questo che abbiamo compilato questa pratica guida al risultato delle Europee 2019: uno o due paragrafi per ciascuno Stato per capire al volo come sono andati popolari, socialisti, populisti/sovranisti; da che situazione e aspettative partivano e quanti seggi conquistano nel futuro emiciclo.

In sette paesi ci sono già i risultati finali: Croazia, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia.

Qui, sul sito ufficiale della Ue, trovate il dettaglio di tutti gli Stati.

AUSTRIA

L'Ibiza-gate non gli fa un baffo: vince Kurz

La grande domanda era: quale sarà l'impatto dello scandalo Ibiza sul Partito popolare del cancelliere Kurz? Il suo alleato di governo, l'ex cancelliere Heinz-Christian Strache, si è dimesso a pochi giorni dal voto dopo la diffusione di un video segreto in cui lo si vedeva accettare di buon grado donazioni da una finta oligarca russa. Prima dello scandalo, il partito di estrema destra FPO di Strache era dato al 24,5% ma stando ai risultati provvisori non dovrebbe superare il 17,5% (nel 2014 prese il 19%). Canta vittoria il cancelliere Kurz, che sembra essere uscito rafforzato dal rimpasto di governo: è primo con il 34,9%; forte il distacco sui socialisti (23,4%).

REUTERS/Leonhard Foeger

BELGIO

Avanzata dell'estrema destra e dei nazionalisti fiamminghi

In Belgio non si tengono solo le Europee ma anche le elezioni federali e regionali. Qui i partiti nazionalisti fiamminghi vengono premiati dagli elettori: 13.47% per la Nuova Alleanza Fiamminga. L'estrema destra avanza anche nelle elezioni europee: come in quelle federali, il Vlaams Belang diventa il secondo partito (con il 11,45%), e guadagna 7 punti rispetto al 2014. Scendono socialisti (10,5%) e Cristiano democratici (8,73%), mentre salgono i verdi di Groen (7,43%) ed Ecolo (7,83%).

BULGARIA

Ancora bassa l'affluenza, ancora vincenti i conservatori

Anche se il voto è obbligatorio in Bulgaria, nel 2014 l'affluenza alle urne è stata solo del 35,84% e quest'anno è andata ancora peggio: ha votato circa il 30% degli aventi diretto. In testa c'è il partito conservatore Gerb del premier Boyko Borissov con oltre il 30% delle preferenze. Seguono il partito socialista all'opposizione, e il partito della minoranza turca, Dps. Al quarto posto, con poco meno dell'8% delle preferenze, si piazzerebbe il partito nazionalista Vmroi. La coalizione di centrodestra 'Bulgaria democratica' raccoglierebbe, a sorpresa, poco meno del 7% dei voti superando lo sbarramento del 5,88% e ottenendo un seggio.

CROAZIA

Successo (atteso) a destra
Scarsa come previsto - ma in crescita rispetto al 2014 - l'affluenza nel secondo Stato membro più giovane dell'Unione europea (uno dei sei paesi dell'UE che non è ancora membro dello spazio Schengen): ha votato circa il 29,6% degli aventi diritto (cinque anni fa il 25,24%). L'HDZ, l'Unione democratica croata conservatrice, grande favorita, e il Partito socialdemocratico hanno raccolto rispettivamente il 22,72% e il 18,71% delle preferenze. Rispetto al 2014, i socialisti dovrebbero guadagnare un seggio mentre i liberali e i conservatori dovrebbero perderne uno.

CIPRO

Il primo turco-cipriota eletto eurodeputato

L'isola divisa tra turco-ciprioti e greco-ciprioti elegge 6 seggi nel parlamento dell'UE anche grazie al voto dei turco-ciprioti (oltre 80mila con diritto di voto). Il partito al potere, quello dei popolari del DISY, è primo con oltre il 29,02% dei voti, sostanzialmente la stessa percentuale del 2014. Niyazi Kizilyurek, del partito comunista AKEL, al secondo posto (27,49%), diventa il primo turco-cipriota ad essere eletto deputato europeo. In crescita anche il partito di estrema destra Elam, che raggiunge l'8,25%, mentre nel 2014 aveva ottenuto il 2,69%.

DANIMARCA

Ok i socialdemocratici, ma il 5 giugno ci sono le nazionali

I timori della vigilia erano incentrati sulla possibilità che la campagna per le politiche nazionali (si vota il 5 giugno) oscurasse quella per le Europee. Alcuni ritengono che il partito di estrema destra Stram Kurs potrebbe entrare in Parlamento, nonostante le sue proposte estreme come la deportazione di 700mila musulmani. Quanto alle Europee, in testa c'è il partito di centro-destra Venstre - al governo del Paese in coalizione - con il 23,5%, seguito dai socialdemocratici con il 21,5%. Il Partito Popolare Danese, conservatore, è terzo con il 13,2%.

ESTONIA

Meno del previsto per gli euroscettici di Ekre

Alle europee in Estonia, il Partito Riformista è in testa, secondo i risultati provvisori, con il 26,2%, seguito dai socialdemocratici con il 23,3%. I conservatori euroscettici di Ekre sono soltanto quarti, al 12%, superati dal Partito di Centro (Ke) che ha triplicato i suoi consensi. Ekre, appena due mesi fa, alle elezioni nazionali, era risultato il terzo partito e sperava in un 17%. Risultato minimo per Ere, gli alleati del Movimento 5 Stelle, fermi all'1,3%.

GERMANIA

Rivoluzione verde: gli ambientalisti sono il secondo partito

La CDU/CSU della dimissionaria Angela Merkel si conferma primo partito al 28,9% ma frena bruscamente (-8%) rispetto al 2014. La vera notizia è l'exploit dei Verdi, che ottengono il 20,5% grazie ai voti degli under 30: gli ambientalisti battono i socialdemocratici (15,8%), sempre più in crisi, e sono ormai il secondo partito del Paese. L'estrema destra dell'AfD prende l'11%.

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GRECIA

Tsipras perde il gradino più alto del podio, vincono i conservatori: si va a elezioni anticipate

Il principale partito di opposizione Nea Dimokatia (ND) di Kyriakos Mitsotakis, che fa capo alla famiglia del Partito popolare europeo, ha vinto con il 33,25%. Il partito di sinistra Syriza, del premier Alexis Tsipras passa al secondo posto col 23,74%. Arretra la formazione di estrema destra Alba Dorata, che scende sotto al 5%. Nel 2014 Syriza aveva ottenuto 6 seggi (26,57%), Nuova Democrazia 5 (22,72%), Alba Dorata 3 (9,39%). Accolta la sconfitta, Tsipras ha convocato elezioni anticipate.

IRLANDA

Altro exploit verde

Stando alle stime il Finn Gail (Ppe, europeista) del premier Leo Varadkar si conferma primo partito nella piccola Irlanda alle elezioni Europee con un 29% di voti e 4 seggi. Mentre restano al palo gli storici rivali del Fianna Fail (Alde) che nelle parallele elezioni locali sono testa a testa con il partito governo, ma alle Europee ottengono un secondo posto ex aequo con i Verdi, che volano dall'1,6 al 15% grazie alla concentrazione dei loro consensi in una delle tre circoscrizioni nazionali del Paese, quella di Dublino. Altri due seggi dovrebbero andare allo Sinn Fein (sinistra nazionalista), pur in calo dal 15 al 13%, e due a indipendenti di sinistra (tutti e 4 destinati al gruppo europeo Gue/Ngl). Nessuna forza euroscettica di rilievo era in corsa nel Paese, dove l'affluenza resta attorno al 50%. In totale l'Irlanda elegge 13 deputati, due quali però congelati fino a che il Regno Unito non concederà la sua quota ratificando la Brexit.

FRANCIA

Marine Le Pen batte Emmanuel Macron, verdi terzo partito

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I due partiti principali confermano le previsioni dei sondaggi pre-voto, con il Rassemblement national (23,31%)  grande vincitore di questa tornata ai danni della coalizione che comprende  En Marche di Macron (22,41%). I repubblicani perdono quasi 5 punti percentuali. Exploit dei Verdi di Europe Ecologie Les Verts (Eelv, al 13,47%), guidati da Yannick Jadot, che triplicano il risultato rispetto al 7,4% dei sondaggi piazzandosi al terzo posto nelle elezioni europee in Francia. "Al Parlamento si costituirà un super gruppo" di sovranisti in grado di "pesare sull'organizzazione della Ue", ha detto Marine Le Pen.

FINLANDIA

Bene la coalizione di centro-destra

La coalizione di centro-destra ha vinto con il 20,8%, in linea con quanto ottenuto nel 2014. La Lega Verde seconda con il 16%, terzi i socialisti (14,6%) mentre i populisti del Finns Party sono quarti con il 13,9% dei voti.

ITALIA

Lega primo partito italiano ma il PD sorpassa il M5S

Trionfa la Lega di Matteo Salvini, che ottiene il 34,3% delle preferenze e diventa il primo partito del Paese. Il Partito Democratico ottiene il 22,7% e supera il Movimento 5 Stelle (17%), vero sconfitto di queste elezioni. Forza Italia si attesta all'8,8%. Silvio Berlusconi entrerà per la primo volta nel Parlamento europeo a più di cinque anni dalla sua estromissione da quello italiano.

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LETTONIA

Dimezza i consensi il partito di Dombrovskis

Dimezza i propri consensi in Lettonia ma resta primo il partito Unità, dove milita l'attuale vicepresidente della Commissione europea ed ex primo ministro del paese baltico Valdis Dombrovskis. Se nel 2014 il partito ottenne il 46,2% stavolta si è fermato al 26,2%, secondo le stime pubblicate dal Parlamento europeo. Secondi i social democratici con il 17,4%, seguono i populisti di destra dell'Alleanza Nazionale con il 16,4%.

LITUANIA

Aspettando il ballottaggio delle presidenziali la spunta il centro-destra

Nel Paese si votava per il secondo turno delle presidenziali e, allo stesso tempo, per l'elezione di 11 europarlamentari. I rivali di centro-destra, Gitanas Nausėda e Ingrida Šimonytė, si scontreranno domenica al ballottaggio in quanto nessuno dei due ha ottenuto la maggioranza al primo turno, lo scorso 12 maggio. Il centro-destra (19,67%) prevale sul Partito Socialdemocratico (15,93%). L'Unione degli agricoltori e dei verdi ha conquistato il terzo posto con il 12,60%.

LUSSEMBURGO

Appaiati i liberali e i conservatori, mandano 2 europarlamentari ciascuno

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Il Lussemburgo voterà per 6 deputati al Parlamento europeo, il numero minimo. Il voto è obbligatorio nel paese di poco più di mezzo milione di persone. Nel 2014 l'affluenza alle urne fu dell'85,55%. Il Partito Democratico (liberale) e quello conservatore (cristiano-sociale) mandano entrambi due eurodeputati avendo concluso appaiati al 21,4% e 21,1%. Terzi i Verdi con il 18,91%. Non esiste un partito euroscettico di estrema destra che sostenga l'uscita del paese dall'UE.

MALTA

Nessuna sorpresa, Muscat oltre il 50%

A Malta si conferma la netta vittoria del partito laburista del premier Joseph Muscat, al 55,9%, stando agli ultimi risultati provvisori. I centristi del partito nazionalista seguono al 36,2%. La corruzione del governo è stata al centro della campagna elettorale. I due partiti euroscettici di estrema destra non dovrebbero riuscire ad entrare nell'emiciclo di Bruxelles/Strasburgo.

PAESI BASSI

Laburisti vincenti, male Wilders

Laburisti vincenti al 18,9%, seguiti dal Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (che governa in coalizione) al 14,6%. Scivolone per il Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, alleato della Lega di Matteo Salvini, alle Europee in Olanda: la formazione registra il suo record più basso e non raggiunge la soglia del 3,85% restando senza seggi all'Eurocamera.

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REGNO UNITO

Come previsto Farage stacca tutti, tonfo conservatore

Tre quarti dei voti scrutinati e Nigel Farage vanta un distacco di oltre 10 punti sui liberal-democratici che auspicano la permanenza del Regno Unito nella UE: 31,71% per il Brexit party contro il 18,5% dei libdem. I labour si piazzano al terzo posto (14,5%), tonfo per i conservatori al 8,71%.

REPUBBLICA CECA

Trionfo liberale (assieme a quello di tre pirati)

La Repubblica Ceca si è recata alle urne venerdì e sabato. La maggior parte dei voti è andata al partito al potere, ANO, che manda eurodeputati ai liberali dell'ALDE e fa crescere la sua rappresentanza da 4 a 6. Seconda un'altra formazione liberale, il Partito Democratico Civico. Anche il partito anti-sistema dei pirati cechi, che si batte contro la corruzione, conquista tre seggi e vede aumentare la sua popolarità. Anche quest'anno la Repubblica ceca ha presentato un sacco di diversi nuovi partiti ai blocchi di partenza: ben 39, nonostante elegga solo 21 eurodeputati.

Le schede elettorale scrutinate a Southampton, Gran Bretagna, il 26 maggio - REUTERS/Hannah McKay

ROMANIA

Socialdemocratici puniti dagli elettori (anche nel referendum)

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In Romania vince il principale partito di opposizione, il Pnl (Partito nazionale liberale), con il 26,79%, e stacca anche se di poco il partito socialdemocratico al governo, PsD, con il 23,39% (crollato rispetto al 45% delle politiche 2016). Ottimo risultato che va anche oltre le aspettative per la neoformazione (anche'essa di opposizione) dell'Usr (Unione Salvati Romania, una sorta di Movimento 5 stelle romeno). Molto più indietro le altre formazioni e crollo dell'Alde che resta sotto al 5%. L'affluenza si è attestata intorno al 50%, dato di gran lunga superiore al 2014, quando era stata del 32,44%. Anche il referendum su giustizia e anticorruzione, svoltosi in contemporanea al voto europeo, è risultato valido, avendo registrato un'affluenza di circa il 40%, molto al di sopra del quorum minimo del 30% previsto dalla legge. Anche qui, batosta per il PsD: le misure proposte sono state giudicate un ostacolo alla lotta contro la corruzione e sono state respinte con ampia maggioranza.

POLONIA

Affermazione (di misura) del PiS

Il partito ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS/Ecr) di Jaroslaw Kaczynski è in testa nel voto per le Europee in Polonia col 45,56%. Lo segue a stretto giro la Coalizione europea, la lista unica formata dai principali partiti di opposizione, tra cui la Piattaforma civica di Donald Tusk, al 38,3%. Kukiz'15, gli alleati del M5S, col 3,7% non riescono invece a superare la soglia di sbarramento, fissata al 5% in Polonia.

PORTOGALLO

Socialisti in scioltezza

Il partito socialista è saldamente in testa con il 33,38% dei voti, seguito dalla coalizione di partiti di centro-destra tra cui i socialdemocratici e i popolari. Nel 2014 i socialisti pro-Europa presero il 34%. Terzo il blocco di sinistra. Si tratta di uno dei pochi Paesi europei senza una forte componente di estrema destra.

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SLOVACCHIA

Zuzana Caputova non tradisce le attese: nuova affermazione per la neopresidente europeista

Uno dei voti più interessanti dell'eurozona. Nel 2014 l'affluenza fu solamente del 13,05%, la più bassa di tutta la UE. Ma alla guida del Paese è stata da poco eletta l'europeista Zuzana Caputova. Il risultato? I liberali di centrosinistra di Progressive Slovakia (Ps), il partito della Caputova, vincono le Europee con il 20,11% delle preferenze. Sconfitta per i socialdemocratici dell'ex premier Robert Fico, Smer, al 15,72% contro il 24% di cinque anni fa. Affermazione a sorpresa dell'estrema destra di La Nostra Slovacchia, terzo partito al 12,07%. Nel 2014 aveva ottenuto poco meno del 2%.

SLOVENIA

Nulla cambia rispetto al 2014

La Slovenia ha sempre avuto una bassa affluenza alle elezioni europee. Il partito democratico, di stampo liberale, ha mantenuto la prima posizione con uno score simile a quello del 2014, sopra il 26%. I socialdemocratici, di centro-sinistra, si piazzano sul secondo gradino del podio raddoppiando però il risultato del 2014 con il 18,64%. La lista guidata dal primo ministro del Paese, Marjan Šarec, è arrivata terza con il 15,58%.

SPAGNA

Boom di affluenza, socialisti di nuovo primi. Puigdemont e Junqueras a Bruxelles

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Alle europee in Spagna si conferma il successo netto dei socialisti del premier Pedro Sanchez. Il Psoe, a scrutinio quasi concluso, ha ottenuto un risultato ancora più importante rispetto ai sondaggi: il 32,84%, che gli varrà 20 seggi all'Eurocamera. Ben 12 punti indietro i popolari, al 20,13%. Al terzo posto i centristi di Ciudadanos, 12,17%, seguiti dalla sinistra radicale di Podemos (10,05%). Si conferma anche il passo indietro di Vox: l'ultradestra, che appena un mese fa era arrivata al 10% alle politiche, oggi si è fermata al 6,2%, che equivale a 3 seggi a Strasburgo. Anche gli indipendentisti catalani entrano a Strasburgo, sia Oriol Junqueras, in carcere a Madrid per il tentativo di secessione del 2017, che Carles Puidgemont, autoesiliatosi in Belgio.

SVEZIA

Socialdemocratici al comando, l'effetto Greta non si fa sentire per i Verdi (anzi)

Socialdemocratici al comando con il 23,6% dei voti. I loro partner in coalizione, i Verdi, sembrano destinati a perdere circa cinque punti percentuali dal 2014 e finire quarti, appaiati ai Centristi (10% a testa). Questo nonostante l'attivismo della svedese Greta Thunberg. Gli ambientalisti, cinque anni fa, presero il 15,41% dei voti.

UNGHERIA

Fidesz di Orban mai così bene alle Europee

Fidesz di Orban ha stravinto le Europee con il 52,33% delle preferenze, certificate dalla Commissione elettorale. Un dato in crescendo rispetto a quello del 2014. Si tratta del risultato migliore alle Europee della storia della formazione di centro-destra. La coalizione liberal-democratica staccata al 16,19%, mentre i centristi di Momentum ottengono il terzo posto con il 9,92%.

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