Brexit, Regno Unito e Ue: storia di una... "relazione complicata"

Brexit, Regno Unito e Ue: storia di una... "relazione complicata"
Di Emam Beswick, Thomas Duthois
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Spiegone video.... breve storia triste.

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Se pensate che le frizioni tra Regno Unito e Unione europea siano iniziate con la Brexit, vi sbagliate di grosso. Qui vi presentiamo alcune delle date chiave della relazione "complicata" tra i due partner che oggi sono sull'orlo del divorzio. Dall'adesione del 1973 passando per il primo referendum sull'Europa del 1975.

1963 e 1967: Il Regno Unito lotta (invano) per aderire alle Comunità europee

La prima incarnazione dell'UE, per così dire, sono state le Comunità europee (Ceca, Cee, Euratom) - tre organizzazioni internazionali governate dalle stesse istituzioni sovranazionali.

L'adesione del Regno Unito a queste organizzazioni non è stata impresa facile: i tentativi di entrata nel 1963 e nel 1967 si scontrano con il veto dell'allora Presidente francese Charles de Gaulle. Nel 1967, il leader francese dice di ritenere che "una serie di aspetti dell'economia britannica, dalle pratiche lavorative all'agricoltura" la renderebbe "incompatibile con l'Europa".

1973: Ratificata l'adesione del Regno Unito alle CE

Senza più de Gaulle, la Gran Bretagna riesce ad aderire con successo alla Comunità europea, adesione entrata in vigore il 1° gennaio 1973.

Edward Heath sigla il trattato di adesione nel gennaio 1972

1975: primo referendum "Brexit

Dopo la vittoria del Partito Laburista alle elezioni generali del 1974, viene promesso agli elettori di "decidere attraverso le urne" se rimanere o meno in Europa. I britannici votano nel 1975. A seguito di una rinegoziazione guidata dal Primo Ministro laburista Harold Wilson, viene chiesto loro: "Pensate che il Regno Unito dovrebbe rimanere nella Comunità Europea (Mercato Comune)"? Il 67,2% dei votanti esprime parere favorevole.

Il primo ministro Harold Wilson annuncia i risultati del referedum nel 1975

1984: la Thatcher assicura uno sconto al Regno Unito

L'ex primo ministro britannico Margaret Thatcher nel 1984 riesce a rinegoziare con successo uno sconto per ridurre il contributo britannico al bilancio Ue da parte del Regno Unito. Un calcolo complicato, ma che equivale all'incirca ad una riduzione netta del contributo del 66%.

1992: il "mercoledì nero"

Il Regno Unito aderisce all'European Exchange Rate Mechanism (ERM) - un sistema introdotto nel 1979 per ridurre la volatilità dei tassi di cambio e raggiungere la stabilità monetaria in Europa. La sterlina inglese è ancorata al marco tedesco a partire dal 1990. Nel 1992, il cosiddetto "mercoledì nero": la Gran Bretagna si ritira dal programma a causa crescente pressione degli speculatori valutari. Il governo è costretto a ritirare la sterlina dagli Accordi europei di cambio perché, sostanzialmente, non riesce a impedire che il suo valore scenda al di sotto del limite più basso specificato dal meccanismo di cambio. Molti dicono che si è trattato di un disastro, altri pensano che questo abbia contributo a spianare la strada ad una ripresa economica.

Margaret Thatcher, primo ministro britannico dal 1975 al 1990

1993: le Comunità europee diventano Unione europea

Con la firma del Trattato di Maastricht, viene createa l'Unione Europea: da unione economica si passa ad un progetto di in unione politica. Il trattato stabilisce anche la cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza e getta le basi per la moneta unica.

Primi anni '90: l'euroscetticismo si radica nel Regno Unito

L'UK Independence Party (UKIP) si costituisce proprio nel 1993. Promuove una linea euroscettica ma rimane sempre una formazione minore almeno fino al successo elettorale delle elezioni europee del 2014. Forte del nuovo consenso popolare, promuove la compagna "Leave" dopo la convocazione del referendum sulla Brexit del 2016.

Nigel Farage durante un comizio a Sunderland. Marzo 2019, Reuters/Scott Heppell

2016: il voto per la Brexit

Ed eccoci arrivati ai giorni nostri. L'ex primo ministro britannico David Cameron fa una promessa in vista delle elezioni generali del 2015: se i conservatori avessero ottenuto la maggioranza parlamentare, il governo, tra le altre cose, avrebbe acconsentito a tenere un referendum sull'adesione del Regno Unito alla Ue.

I conservatori vincono, ottengono la maggioranza dei seggi nei Comuni e Cameron maniene l'impegno. Si va alle urne nel 2016, ma questa volta non va come nel 1975: il 51,89% degli elettori vota per lasciare la Ue. Sebbene il referendum non fosse giuridicamente vincolante, il governo britannico attiva l'articolo 50 del Trattato sull'Unione Europea nel marzo 2017, facendo scattare automaticamente un conto alla rovescia di due anni per lasciare la Ue.

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