I pescatori (stranieri) della Scozia temono la Brexit

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Di Damon Embling
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Reportage di Damon Embling, per Euronews, sull'isola di Islay, in Scozia, dove tutta l'economia si regge sull'esportazione di pesce nei paesi dell'Unione Europea. E con la Brexit, cosa cambierà? Preoccupati i dirigenti delle aziende, ma anche - e soprattutto - i tanti lavoratori stranieri.

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ISOLA DI ISLAY (SCOZIA) - Situata sulla costa occidentale della Scozia, l'isola di Islay è ricca di zone di pesca. Pesca che produce posti di lavoro e reddito per le famiglie e aiuta a mantenere in vita l'economia dell'isola.
Sono molti i lavoratori, anche stranieri, che si occupano della lavorazione del pesce sull'isola di Islay.

Islay Crab Exports è un'azienda a conduzione familiare che esporta, tra gli altri, granchi, aragoste, capesante. La maggior parte finisce in altri paesi dell'UE.

La Brexit è nei pensieri e nelle preoccupazioni dei dirigenti dell'azienda, che ha un fatturato di 7 milioni di euro all'anno.

"Gran parte delle nostre vendite vanno in Francia, Spagna, Portogallo. Quindi, una grande parte della nostra attività viene svolta con questi paesi", spiega Fiona McFarlane, dirigente dell'Islay Crab Export. 

Fiona McFarlane.

"E tutti i nostri lavoratori vengono dalla Romania e dalla Bulgaria, quindi questa cosa della Brexit avrà un enorme impatto sulla nostra azienda".

Libero accesso ai pescatori europei?

Nell'ambito della politica comune della pesca dell'Unione europea, tutte le flotte pescherecce europee hanno pari accesso alle acque dell'UE. Qualcosa che è diventato uno dei nodi cruciali per la Brexit.

"L'industria della pesca britannica in generale ha sostenuto a lungo la Brexit, con molti che chiedevano al Regno Unito di riprendere il controllo delle sue acque. Il pensiero è che in futuro, dopo la Brexit, le navi straniere potrebbero ancora essere autorizzate a pescare in posti come la Scozia, ma la Gran Bretagna vorrebbe regolarne accesso", commenta l'inviato di Euronews, Damon Embling.

Il giornalista di Euronews, Damon Embling.

"Ci saranno costi extra"

Qui in Scozia, dicono che il 60% di quello che sarebbe il pesce scozzese è attualmente pescato da altri paesi dell'UE. Ma per mantenere le esportazioni senza attrito verso il'Europa, in futuro limitare le altre navi europee potrebbe essere controproducente. E un no-deal sarebbe devastante.

"Sono sicura che ci sarà un costo extra considerevole per noi. Ci saranno dei ritardi nei trasporti, con tutti i controlli doganali, tanti documenti aggiuntivi, certificati fiscali, ogni genere di cose", aggiunge Fiona McFarlane

- Quanto è preoccupata per la sua azienda? Si può' reggere o no?, chiede Damon Embling. 

"Per continuare a fare affari o no, chi lo sa."

- Cosa spera che accada ora con la Brexit?

"Farla, uscire, nel modo più rapido e semplice possibile", conclude Fiona McFarlane. 

Anche i lavoratori stranieri sono preoccupati

Gabriel Ilkov è un operaio che viene dalla Bulgaria: lui, che invia le sterline a casa, è preoccupato per la Brexit.

Gabriel Ilkov.

"Se escono dall'Europa, spero che terremo il nostro lavoro, che ci permetteranno di rimanere qui. Sono qui perché la Bulgaria non ha molto lavoro per me, Gli stipendi non sono cosi buoni. E per i giovani come me, è difficile farsi una famiglia", spiega Gabriel

Fiato sospeso

Non è ancora chiaro se la Brexit potrebbe avere aspetti positivi o no per l'industrria della pesca qui in Scozia e nel resto del Regno Unito.
Ma, intanto, la comunità dell'isola di Islay vive con il fiato sospeso.

Risorse addizionali per questo articolo • EDIZIONE ITALIANA E WEB: Cristiano Tassinari

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