(ANSA) - FIRENZE, 12 FEB - "Si trattava di un ordigno a tempo che sarebbe esploso comunque senza bisogno di altre azioni esterne. Così capii che si doveva intervenire il prima possibile, e in questi casi la sicurezza dell'operatore, fino anche la sua vita, viene messa in secondo piano". Così l'artificiere della polizia di Stato Mario Vece, rimasto ferito gravemente, ha raccontato i momenti precedenti l'esplosione della bomba posizionata la notte di Capodanno 2017 davanti alla libreria Il Bargello a Firenze, parlando oggi al processo che vede imputati a vario titolo 39 anarchici. Vece, investito dall'esplosione, rimase gravemente ferito. In aula l'agente ha raccontato di come sia intervenuto "senza tuta protettiva", per agire velocemente, perché il rischio che l'ordigno esplodesse era molto alto. "Non ho fatto in tempo a manipolare l'ordigno, ricordo di non averlo preso in mano", ha anche detto. "E' stato un tipo di intervento - ha spiegato il suo legale - nel quale la sicurezza dell'operatore soccombe rispetto a quella pubblica".
Bomba Firenze, sacrificio per sicurezza
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Di ANSA
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