L'altra via Porro, gli "invisibili" del ponte Morandi

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Di Loredana Pianta
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Prosegue la demolizione del moncone ovest del ponte Morandi di Genova. Paura e preoccupazione per chi vive ancora sotto il tratto est del viadotto, dove si interverrà con microcariche esplosive

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"Possiamo confidare che il ponte sarà in piedi entro fine anno": aveva parlato così Giuseppe Conte sotto il ponte Morandi a Genova, nella giornata dell'avvio della sua demolizione. Se il crollo, aveva detto il Premier, è stato uno scandalo agli occhi del mondo, la sua ricostruzione in soli 12 mesi diventerà occasione di riscatto per l'Italia.

"Lo smontaggio di questo ponte è eccezionale perché si lavora su parti che hanno subito un grande shock. Sono molte le variabili da tenere in considerazione", afferma l'ingegnere Paolo Cremonini, che collabora con l'operazione di smantellamento.

La demolizione, che terminerà a luglio, è partita dal moncone ovest, dove è stata tagliata la sezione del ponte tra le pile 7 e 8. Questo pezzo di strada, di oltre 800 tonnellate, è stato lentamente calato da 48 metri. Un'operazione che verrà ripetuta anche per altri tratti di quel che resta del viadotto occidentale.

Nel moncone est invece useranno microcariche esplosive. Le case al di sotto del ponte verranno distrutte. Abitazioni che contenevano amianto, e che preoccupano chi vive ancora qui, nell'altra metà di via Porro, ai confini della cosiddetta zona rossa. In molti hanno esposto sui balconi e per strada cartelli di protesta, per chiedere che venga rispettata la loro salute e la loro dignità.

Nel palazzo di Mustafa, hanno appeso al balcone un lenzuolo su cui è scritto: "Vogliamo vivere, non solo esistere". "Dobbiamo vivere anche noi, abbiamo i nostri bambini", ci dice. "Qua l'amianto non lo leveranno mai. Per staccarlo dal cemento ci vorrebbero degli anni per tutti questi palazzi. Credetemi, io lo so perché faccio questo lavoro! E noi che viviamo qua, quando lo faranno esplodere... Se non faranno qualcosa, non so cosa succederà".

Qualcuno li chiama gli "invisibili" gli abitanti della cosiddetta zona arancione, perché sono vittime anche loro del collasso del ponte ma, siccome abitano qualche metro dopo il confine rosso, sono stati esclusi dagli indennizzi. E devono vivere in un quartiere che ormai è un deserto.

Mauro, un altro residente racconta: "Un nostro vicino è andato per curiosità da un'agente immobiliare... Quando gli ha detto che abitava in via Porro, gli ha risposto: 'No, no, al momento non è sul mercato'. Valgono zero questi palazzi".

Restano in attesa quelli dell'altra via Porro. Non sanno nemmeno se alla fine dovranno essere sfollati anche loro.

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