Storie dall'Aquarius: Olajumoke e la sua famiglia

Storie dall'Aquarius: Olajumoke e la sua famiglia
Di Anelise Borges
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Olajumoke era con la sua famiglia a bordo dell'Aquarius, la nave dei "porti chiusi", la nave il cui destino ha diviso l'Europa

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Cosa fanno, dove si trovano ora i migranti del caso Aquarius, la nave al centro della prima crisi diplomatica tra il Governo italiano e l'Unione europea?

Anelise Borges, l'inviata di Euronews che - unica giornalista a bordo - ha condiviso la sorte di queste persone rimaste bloccate per giorni in mezzo al mare, sta raccogliendo le loro storie. Quella che vi presentiamo ora parla di Olajumoke e della sua famiglia. Sono in cinque, con due bambini molto piccoli.

Nigeriani, dopo la traversata dalla Libia, sono arrivati in Europa senza praticamente più nulla.

Ora vivono in un appartamento vicino al centro di Valencia, offerto dall'ong ACCEM, in attesa che la loro richiesta d'asilo venga esaminata. Sono felici e pieni di gratitudine.

Offrire ai migranti una vera chance di vita significa integrarli nella società, questa è la sfida di chi decide di aiutare queste persone. "Non si tratta solo di salvare loro la vita, ma di fare un passo in più e capire come possiamo convivere con loro. E qui arriva il difficile, perché ogni persona ha il suo mondo. E in Spagna come in ogni altro paese dobbiamo lavorare su certi aspetti per educare le persone, e far capire che siamo tutti uguali, che la diversità ci arricchisce", dichiara Marta Abbiol, operatrice di ACCEM.

Non tutti pensano che l'Europa possa trarre beneficio dalla diversità che migranti e rifugiati portano nel continente. Ma tra quelli che arrivano, ci sono persone vogliose di dimostrare che possono contribuire ad un'Europa migliore.

Olajumoke è una di loro: "Vorrei lavorare con le organizzazioni umanitarie, con le Nazioni Unite, la Caritas, o altre realtà, perché so che sempre più persone - anche tra dieci anni - si troveranno nelle mie condizioni. Vorrei aiutare il governo a dare una mano a chi è senza speranza ".

Se questa donna e la sua famiglia potranno restituire all'Europa parte di ciò che oggi ricevono dipenderà dall'Europa stessa, che in primo luogo dovrà accettarli.

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