Quale l'impatto sull'ambiente dei mari più caldi di sempre, in Europa?

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Di Rafael CerecedaChris Harris
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Perché bagnarsi in acque più calde non è un bene, anzi. E c'è chi propone alla comunità scientifica di iniziare a valutare le ondate di calore marino come gli uragani, con una scala di gravità da 1 a 5.

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Le calde temperature previste in Europa settentrionale per i prossimi giorni faranno probabilmente aumentare il numero di persone che affollano le spiagge per godersi un tuffo in un'acqua più tiepida del normale.

Sebbene ad una lettura superficiale la cosa sembri piacevole, le reali conseguenze dell'aumento della temperatura nei mari sono estremamente negative. Lo conferma Hans-Martin Füssel, esperto di cambiamenti climatici dell'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA).

Come dice a euronews, acque più calde in Europa sono collegate a più malattie di origine idrica e ad un peggioramento delle cosiddette zone morte marine, dove l'aumento delle temperature significa meno ossigeno per la vita sotto la superficie. 

"Ma gli effetti più preoccupanti dell'aumento delle temperature dei mari si ritrovano nelle zone tropicali e subtropicali", aggiunge il dr. Füssel. "In particolare, la prospettiva a lungo termine per le barriere coralline è estremamente negativa".

"Durante le ondate di riscaldamento degli oceani del 2016 e 2017 in Australia, ad esempio, è morta metà della Grande Barriera Corallina. Corriamo il grande rischio di perdere la maggior parte delle barriere coralline del mondo in questo secolo".

Quanto sono aumentate le temperature dei mari?

Secondo gli ultimi dati EEA, alcuni mari europei non sono mai stati così caldi negli ultimi anni.

Il Mediterraneo e il Mare del Nord hanno raggiunto temperature record nel 2014, l'ultimo anno per il quale sono disponibili dati. Non sono mai stati così caldi da quando, intorno al 1870, sono iniziate le misurazioni sistematiche. 

Nel video qui sopra abbiamo usato la stessa applicazione del Jet Propulsion Laboratory della NASA per vedere l'evoluzione della temperatura il 21 luglio dal 2002, sia in assoluto, sia a livello di "anomalia di temperatura".

L'animazione non ha alcun valore scientifico, ma illustra bene le temperature estreme raggiunte - anche nei mare - in queste prime settimane dell'estate 2018.

Quest'ultima mappa, elaborata con i dati dell'Istituto per i Cambiamenti Climatici dell'Università del Maine, mostra l'anomalia delle temperature rispetto alla media europea nel mese di luglio.

Climate Reanalyzer

Il colore rosso scuro significa che la temperatura è di 3 gradi superiore alla media per quel periodo.

Il Mar Baltico si è riscaldato molto rapidamente in luglio, dopo un periodo di raffreddamento alla fine di giugno, ed è proprio questa zona che soffre di un'ondata di calore senza precedenti, che ha provocato incendi eccezionali nelle vicinanze del circolo polare artico.

Anomalie di temperatura in Europa il 21 luglio 2018. NASA/JPL/PO.DAAC

Le correnti calde stanno colpendo con chiarezza il Giappone in questi giorni. Diverse decine le vittime registrate finora.

Anomalia termica nel Pacifico, in Giappone, Corea e Cina (NASA/JPL/PO.DAAC)

Le fluttuazioni della temperatura degli oceani sono assolutamente normali, come quelle della temperatura superficiale, ma i livelli raggiunti negli ultimi anni preoccupano la comunità scientifica.

Ondate di caldo nei mari come gli uragani

Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature avverte che le "ondate di calore marino" stanno diventando più frequenti (34%) e durano più a lungo (18%). Gli autori non esitano ad affermare che questa evoluzione è dovuta al cambiamento climatico e avvertono che questa tendenza continuerà, con conseguenze devastanti.

Lo scienziato australiano Alistair Hobday propone alla comunità scientifica di iniziare a valutare le ondate di calore marino come gli uragani, con una scala di gravità da 1 a 5.

Migrazioni marine e crescita batterica

Hans-Martin Füssel afferma che le alte temperature oceaniche in Europa stanno producendo fenomeni meno "spettacolari" della massiccia ma altrettanto importante scomparsa del corallo.

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"Abbiamo osservato migrazioni su vasta scala di pesci e altre specie verso nord a causa dell'aumento delle temperature, che ha portato a un aumento della presenza di specie subtropicali nelle acque europee".

Secondo lo scienziato dell'Agenzia europea dell'ambiente, la pesca di pesci d'acqua fredda come il merluzzo e l'aringa si è dimezzata in alcune zone a partire dagli anni '80 mentre quella di pesci che normalmente vivono in zone più calde, come la **triglia e il nasello, sono aumentate del 250%. **

"Le popolazioni che dipendono dalla pesca locale se ne accorgono, ovviamente, ma il  commercio internazionale bilancia questi effetti. Produttori, pescatori e comunità locali vivono questi cambiamenti di più rispetto ai consumatori di altre zone", dice Fussel.

Un altro effetto è che la qualità dell'acqua nel Baltico si è deteriorata al punto che le autorità tedesche sono arrivate a scoraggiare le persone più vulnerabili dal fare il bagno. Il calore infatti provoca la proliferazione di alghe e di microrganismi patogeni.

Secondo l'EEA, le temperature più elevate dei mari aumenteranno il numero di zone morte o povere di ossigeno in Europa. Si tratta di aree che non hanno abbastanza ossigeno per sostenere la vita marina. 

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Il Mar Baltico è la più grande zona morta del mondo ma le zone equivalenti sono passate da 5.000 a 60.000 km2 dall'inizio del XX secolo.

L'azoto contenuto nei fertilizzanti che defluisce dai terreni agricoli è la principale causa ma il fatto di avere un mare più caldo aggrava il problema. 

Perché salgono le temperature?

"La causa principale, senza dubbio, è l'emissione di gas serra. Il principale è l'anidride carbonica che viene emessa quando si bruciano combustibili fossili. La maggior parte delle attività umane contribuisce in qualche modo al cambiamento climatico: consumo e produzione di energia,  trasporti e agricoltura - in particolare la produzione di carne", conclude Fuss.

Secondo i dati dell'Agenzia europea dell'ambiente, negli ultimi 30 anni la temperatura dei mari è aumentata drasticamente.

Ostriche, e molti altri molluschi simili, sono al centro di una ricerca di un progetto europeo che vuole capire quale impatto avrà il cambiamento climatico sulle risorse di pesce e come reagiranno l’industria e commercio di frutti di mare. **Si tratta del progetto “Ceres: come salvare le specie e l’industria: **

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