Brexit: Theresa May supera il voto di sfiducia, la mozione Tory non passa

Brexit: Theresa May supera il voto di  sfiducia, la mozione Tory non passa
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Di Sergio Cantone
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Premier confermata leader del partito da 159 deputati contro 158. La premier si è infatti vista confermare stasera la fiducia come leader Tory da 200 deputati su 317: uno in più dei 199 con cui conquistò la guida del partito nel 2016 dopo le dimissioni di David Cameron

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La Libia è un prisma a pi`u facce. Facce mobili e cangianti a seconda degli interessi in gioco. È uno stato fallito a poche miglia di mare dall'Italia e dall'EUropa del sud. E questo di certo non rassicura. MA c^è una variante di gran peso: il greggio.

E con l'alta tensione militare nel Golfo persico, la volatilità del prezzo del prezzo del petrolio e della speculazione, può essere sedata, almeno nella regione, dallo sfruttamento a pieno regime dei pozzi libici.

Quindi, chi sta al governo di Tripoli forse non controlla il paese. Ma ha la gestione de iure e de facto della Noc, la ricca e potente società petrolifera di stato che controlla tutti i pozzi, dalla Tripolitania fino alla Cirenaica, passando per il Fezzan, dai bei tempi di Gheddafi.

E anche se una milizia ribelle, come, diciamo, quella di Khalifa Haftar, esercita il potere delle armi sui territori conquistati, la produzione petrolifera deve passare comunque da Tripoli per accedere ai mercati internazionali. Salvo, ricorrere al contrabbando di oro nero, come faceva l'Isis.

La comunità internazionale appoggia quindi il governo di Fayez El Serraj, riconosciuto dall'Onu. Il Presidente del Consiglio Presidenziale e Primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia. E qui, c'è il primo fattore di intreccio tra le divisioni delle fazioni libiche e quelle degli attori internazionali. El Serraj, è infatti considerato un uomo della Fratellanza musulmana, inviso quindi all'Egitto del generale Al Sisi, ai sauditi di Al Salman e ai Russi di Putin. L'ostilità è tale che il sia Il Cairo che Mosca danno un appoggio militare attivo all'Esercito nazionale libico di Haftar. E l'Ue? Ufficialmente appoggia Tripoli, ma la Francia fino a poco tempo fa non nascondeva le sue simpatie per Haftar.

Anche qui conta il petrolio. Il problema è che per avere un ruolo in Libia e nel resto del Mediterraneo orientale, non bastano più i buoni contatti, altrimenti Italia e Eni sarebbero tuttora imbattibili.

Ci vogliono il peso militare e la volontà di usarla.

Ecco perché l'Unione europea in falsetto condanna Haftar, ma stecca sulle proprie indecisioni. E divisioni. Impallidisce di fronte all'azione ceoerente di Russia ed Egitto.

La Libia nel suo complesso è il più grande produttore di petrolio del continente africano. I paesi europei importano la maggior parte del greggio.

E la Turchia di Erdogan s'inserisce abilmente nel gioco, dando man forte al governo di Al Serraj, assieme al Qatar. Ankara, dopo l'esperienza siriana, sa quanto sia importante l'uso della forza. I vantaggi politici sono cospiqui, con un colpo solo può tenere sotto scacco l'Italia e soprattuto, Cipro e la Grecia.

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