Le Olimpiadi di Rio 2016, polemiche e successi

Le Olimpiadi di Rio 2016, polemiche e successi
Di Cinzia Rizzi
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Il 2016 è stato l’anno della XXXI Olimpiade, svoltasi a Rio de Janeiro, in Brasile.

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Il 2016 è stato l’anno della XXXI Olimpiade, svoltasi a Rio de Janeiro, in Brasile.

La fase di avvicinamento ai Giochi Olimpici estivi, in programma dal 5 al 21 agosto, non è stata di certo delle più tranquille. Le proteste per le strade brasiliane, di chi non era entusiasta dei soldi spesi per organizzare l’evento, sono state accompagnate dalle polemiche ambientali: le acque inquinate della Guanabara Bay hanno destato molta preoccupazione, così come la diffusione del virus Zika, che ha portato alcuni atleti a rinunciare all’evento.

A quelli che vi hanno partecipato non è andata meglio. Molti hanno incontrato alcuni disagi all’arrivo, soprattutto nel villaggio Olimpico, definito ‘‘inabitabile e in pessime condizioni”. Anche le strutture sportive non sono state esenti da critiche. Una su tutte la piscina dei tuffi, diventata dopo qualche giorno di gara inspiegabilmente verde.

Ci sono alcuni atleti che a Rio però non ci hanno proprio messo piede. Si tratta della delegazione russa d’atletica leggera, squalificata in seguito al famoso ‘‘rapporto McLaren’‘, commissionato dall’agenzia mondiale antidoping, che ha smascherato il cosiddetto doping di Stato al Cremlino. Nel dossier c’erano i nomi di oltre 1000 atleti russi, provenienti una trentina di sport e le pratiche per nascondere la positività degli stessi. Si parla di analisi truccate almeno dal 2011, in ogni grande competizione.

Ma Rio 2016, fortunatamente, è stata anche sport ed emozioni. Questi Giochi sono stati segnati dal ritorno, in pompa magna, di uno dei più grandi nuotatori di sempre: Micheal Phelps. Lo squalo di Baltimora, che si era ritirato dopo Londra 2012, ha conquistato cinque ori e un argento nella vasca brasiliana, confermandosi come il miglior medagliato in assoluto della storia. Subito dopo ha annunciato il ritiro. Questa volta per davvero.

Un altro personaggio che ha segnato, ancora una volta, le Olimpiadi è stato Usain Bolt. L’uomo più veloce al mondo, alla sua quarta e ultima partecipazione, ha lasciato il segno nei 100 e 200 metri, riuscendo così nell’impresa di vincere sulle due distanze in tre edizioni consecutive. Il giamaicano ha poi messo la ciliegina sulla torta, trionfando con la sua nazionale anche nella staffetta 4×100.

La pista d’atletica carioca è stata anche palcoscenico della consacrazione di Allyson Felix. La 31enne velocista statunitense ha messo in bacheca un argento sui 400 metri piani e due ori con la nazionale a stelle e strisce nelle staffette 4×100 e 4×400. Con sei vittorie in carriera, è diventata la donna con il maggior numero di medaglie d’oro olimpiche nella storia dell’atletica leggera.

C‘è un’altra sportiva che ha fatto sognare gli americani in quel di Rio. Si tratta della fenomenale ginnasta Simone Biles. La statunitense, classe 1997 e 1 metro e 45 di muscoli, alla sua prima partecipazione nella rassegna a cinque cerchi, ha portato a casa ben quattro medaglie del metallo più pregiato, contribuendo al successo degli Stati Uniti, vincitori del medagliere.

La grande sorpresa di questi Giochi è stata di sicuro la Gran Bretagna, che ha chiuso al secondo posto, alle spalle degli americani e davanti a Cina e Russia. 27 ori, 23 argenti e 17 bronzi per i britannici, guidati dai fratelli del triathlon Brownlee, dal tennista Andy Murray, al secondo titolo consecutivo e da un certo Mo Farah. Il 33enne di origine somala, cinque volte campione iridato, ha colto per la seconda Olimpiade di fila la doppietta 5000/10000 metri piani.

I padroni di casa sono invece saliti per la prima volta nella storia sul gradino più alto del podio nel calcio. Neymar e compagni hanno festeggiato al mitico Maracana la vittoria in finale sulla Germania, battuta ai calci di rigore. Una rivincita, per i verdeoro, a due anni di distanza dalla triste eliminazione in semifinale nei Mondiali casalinghi.

Un altro simbolo di queste Olimpiadi è stata Majlinda Kelmendi, portabandiera del Kosovo, alla prima partecipazione ai Giochi come Stato indipendente. La judoka kosovara si è messa al collo l’oro nella categoria femminile -52 kg, sconfiggendo in finale l’azzurra Odette Giuffrida. Inutile dirvi, che al ritorno in patria, la Kelmendi è stata trattata da vera e propria eroina.

“L’importante è partecipare”. Questa massima del barone Pierre De Coubertin, fondatore dei moderni Giochi Olimpici, calza a pennello quando si parla del team dei rifugiati, la cui presenza è stata voluta fortemente dal CIO. Dieci di loro hanno gareggiato sotto la bandiera a cinque cerchi a Rio. Non hanno vinto, ma questo non era l’importante…

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