Manifestazione di sostegno ai rifugiati a Bruxelles, alla vigilia di un vertice ad alta tensione

Manifestazione di sostegno ai rifugiati a Bruxelles, alla vigilia di un vertice ad alta tensione
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Di Margherita Sforza
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A Bruxelles centinaia di manifestanti hanno risposto all’appello del gruppo socialista del Parlamento europeo per dire “Non piu’ muri in Europa”.

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A Bruxelles centinaia di manifestanti hanno risposto all’appello del gruppo socialista del Parlamento europeo per dire “Non piu’ muri in Europa”. I partecipanti hanno chiesto ai capi di stato e di governo che si riuniranno giovedi’ e venerdi’ una vera soluzione europea alla crisi migratoria, basata sulla solidarietà e non sulle barriere.

Spiega il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “Siamo in una situazione drammatica: la rotta balcanica è chiusa, i confini austriaci sono chiusi, chiuse anche le frontiere macedoni, la maggior parte degli stati membri non ricevono rifugiati. La gente dice non bisognerebbe fare accordi con la Turchia, ma ad Idomeni i profughi vivono nel fango. Dobbiamo metter fine venerdi’ a questo scandalo, se gli stati membri, soprattutto quelli che non accolgono rifugiati, vogliono mantenere un minimo di credibilità”.

La Commissione europea ha presentato nuove modalità per l’applicazione del controverso accordo con la Turchia.
Le concessioni fatte ad Ankara, fondi, visti e ripresa dei negoziati per l’adesione, sono un modo per contrastare il traffico di esseri umani.

“Per il momento la Turchia è stata utilizzata dai criminali e dai rifugiati – ha spiegato il commissario all’immigrazione Avramopoulos- quel che cerchiamo di fare è di far partecipare la Turchia, fermare i flussi e combattere in modo effettivo la rete dei trafficanti e il loro modus operandi”

Secondo la proposta sul tavolo, per ogni siriano sbarcato illegalmente in Grecia, l’Unione EUropea accoglierà un altro siriano dai campi profughi in Turchia.

Il problema è che fino ad ora sono stati ridistribuiti solo 1000 rifugiati sui 160.000 promessi dagli stati membri. E la pressione non accenna a diminuire alle frontiere con l’ex repubblica yougoslava di Macedonia, dove vivono migliaia di disperati.

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