Quantitative easing: il rischio è una guerra di valute

Quantitative easing: il rischio è una guerra di valute
Di Euronews
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Il tema di questa settimana è il quantitative easing, l’acquisto di obbligazioni su larga scala realizzato da diverse banche centrali. Il quantitative easing è una politica di stimolo monetario radicale che mira a rafforzare l’economia dove la crescita è scarsa.

Contrariamente alla Federal Reserve statunitense, di recente la Banca centrale giapponese ha deciso di ampliare il programma di quantitative easing portandolo alla cifra annuale di circa 571 miliardi di euro.

La decisione ha fatto impennare le quotazioni dei titoli alla Borsa di Tokyo e ha dato una spinta anche al mercato cinese, sebbene gli economisti abbiano sottolineato il rischio di un conflitto di valute, in particolare in Asia. Le esportazioni si rafforzerebbero visto che simili misure fanno crollare il valore delle monete rendendo i prodotti più economici. Un fattore notevole per il Giappone che con le sue grandi industrie, automobilistica e di elettronica, è la terza economia mondiale.

Nell’eurozona, dove la crescita è fiacca e la deflazione dietro l’angolo, il quantitative easing – capitolo chiuso invece negli Stati Uniti – potrebbe essere vicino.

Ma per ora non se ne parla apertamente, la scorsa settimana in governatore della Bce, Mario Draghi, ha confermato l’impegno per nuove misure anticonvenzionali di stimolo.

Daleen Hassan, euronews:
“Per analizzare la situazione è con noi, come sempre, Nour Eldeen Al-hammoury, responsabile per le strategie di mercato di ADS securities ad Abu Dhabi.
Dall’esperienza statunitense, pare che il quantitative easing funzioni? E’ così semplice?”

Nour Eldeen Al-hammoury:
“Certo che no. In sostanza questa misura e le politiche di moneta facile hanno un impatto positivo su alcuni settori, ma allo stesso tempo si è parlato anche molto del fatto che la situazione adesso è addirittura peggiore di prima.
Il quantitative easing ha fatto salire le azioni e ha avuto effetti benefici sui mercati finanziari. Ma non è di aiuto all’economia reale. Come abbiamo visto, in Giappone viene iniettato sempre più denaro. Avrà un impatto positivo a breve termine, ma non nel lungo periodo, perché i bilanci delle banche centrali si sono allargati raggiungendo livelli record. Quindi è quasi impossibile riequilibrare i bilanci senza danneggiare i mercati finanziari globali”.

euronews:
“Se ci fosse una guerra di valute, con lo yen giapponese ancora più debole, quali effetti avrebbe sulle economie e sui mercati, in particolare in Medio Oriente?”

Nour Eldeen Al-hammoury:
“Innanzitutto abbiamo visto che il quantitative easing della Banca del Giappone ha fatto aumentare il valore delle azioni in tutto il mondo. L’indice Nikkei 225 ha guadagnato oltre il 10% in pochi giorni dopo l’annuncio della Banca del Giappone. Questa situazione nella quale tutte le banche centrali cercano di indebolire le proprie monete almeno in Medio Oriente sarà positiva. Abbiamo visto un impatto favorevole di queste “politiche di moneta facile” della Banca del Giappone nel mondo e anche in Medio Oriente. Comunque l’effetto in termini di mercato azionario in Medio Oriente sarà limitato. Ma allo stesso tempo gli importatori trarranno vantaggi dallo yen debole, visto che possono comprare sempre più prodotti giapponesi a prezzi più bassi”.

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