Verità per una giornalista che ha dato la vita per cercarla. In Messico in centinaia hanno invaso le strade di Xalapa per ricordare Regina Martìnez.
È passato un anno da quando è stata trovata morta, strangolata nella sua casa nella capitale dello Stato di Veracruz. Specializzata in inchieste sul narcotraffico e sulle sue collusioni istituzionali, era corrispondente da dieci anni per il settimanale “Proceso”.
Come quello di tanti altri colleghi, il suo omicidio resta avvolto nel mistero: “Indagini come questa che non convincono nessuno sono la prassi nel Paese ed è per questo che abbiamo un tasso di impunità del 98%” – dice l’attivista Daniela Pastrana. “È incredibile il metodo investigativo e il modo in cui sono stati presentati i risultati.”
Un corteo ha attraversato anche le vie di Città del Messico. “Vogliamo una soluzione non la repressione” grida la folla.
La versione ufficiale parla di un tentativo di rapina finito male e per questo un uomo, che ha dichiarato di essere stato torturato per confessare, è stato condannato a 38 mesi di carcere. Il “Proceso” considera l’assassinio della sua giornalista “il prodotto di un paese marcio, dove la violenza è quotidiana.” Dal 2010, sono 80 i giornalisti uccisi in Messico.