Piazza Tahrir è tornata ad essere l’epicentro della primavera araba: è piena come lo era mesi fa, quando fu cacciato Hosni Mubarak. E come allora la polizia ha fatto di tutto per contenere la protesta: lacrimogeni, ma anche, secondo quanto denunciano i manifestanti, provocatori infiltrati e pallottole vere.
Le vie intorno alla piazza, e soprattutto via Mohammed Mahmoud, che porta al Ministero dell’Interno, sono un campo di battaglia.
31 i morti al Cairo in sei giorni di proteste, secondo il Ministero della Sanità; altri due morti ad Alessandria, uno a Ismailya, uno a Marsa Matrouh.
Ma sono cifre riduttive, secondo i volontari che soccorrono i feriti sul posto.
La sede del Ministero dell’Interno, più volte presa d’assalto, ora è presidiata dall’esercito: la polizia si è rifugiata dentro i locali.
Alcune case sono state incendiate: i manifestanti accusano infiltrati della polizia. In fiamme anche l’Università americana.
I manifestanti vogliono l’uscita di scena del Maresciallo Tantaoui, a nulla è servita la sua offerta di elezioni presidenziali entro giugno.