Il sociale prima del capitale. Il lavoro prima della finanza. Rivedere le priorirità per costruire un’Europa più rispettosa dei lavoratori, l’appello che arriva da Lussemburgo.
Bersaglio numero uno di rabbia e cartelli le politiche di austerity: per le migliaia di manifestanti che hanno risposto all’appello della Confederazione Europea dei Sindacati una falsa risposta ai veri problemi, a scapito poi soprattutto della classe lavoratrice.
“Quanto ci serve ora – dice una di loro – non è una politica di austerità. Abbiamo piuttosto bisogno di crescita, investimenti, eurobond e una soluzione per la Grecia e per gli altri paesi europei che ora sono in pericolo”.
“Noi – le fa eco un rappresentante dei sindacati tedeschi – riteniamo importante che l’Europa non finisca per disintegrarsi. Dobbiamo invece garantirle un futuro e anche sul piano sociale. La Grecia fa parte di questa famiglia, come la Germania. I politici tedeschi devono smetterla di piegarsi agli interessi del capitale. Ci serve una politica che guardi a un’Europa sociale”.
L’indice è puntato soprattutto contro Angela Merkel e Nicolas Sarkozy: governanti di quell’Europa forte, a cui la piazza imputa qui oggi di imporre ai partner più deboli una politica fuorviata dal profitto, nella sua ricerca di un domani diverso.