Privacy e dati personali, il Parlamento (quello vecchio) vince un premio... in negativo

Privacy e dati personali, il Parlamento (quello vecchio) vince un premio... in negativo
Diritti d'autore REUTERS/Jon Nazca
Di Lillo Montalto Monella
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Big Brother Awards assegnato per la controversa norma sulla conservazione dei tabulati telematici e telefonici passata da due a sei anni - siamo gli unici in Europa. Chi ha presentato l'emendamento: aiuta le indagini contro il terrorismo

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Il Parlamento della Repubblica italiana – non quello nuovo, ma quello della passata legislatura - ha vinto un premio, anche se poco invidiabile. Si tratta dei Big Brother Awards Italia 2018, ovvero una sorta di “tapiro d’oro” assegnato alle aziende e ai governanti che più hanno danneggiato la privacy ed i diritti civili digitali.

Deputati e senatori sono stati insigniti del medaglia per la “più grave decisione pubblica e manipolazione dell’informazione” nella categoria Minaccia Nazionale per una parte della cosiddetta Legge Europea 2017, in vigore dal dicembre scorso, che introduce l’obbligo per gli operatori telefonici di conservare i dati del proprio traffico telefonico e telematico per 72 mesi. Non per un anno o al massimo due, come accade nel resto d’Europa, ma per sei anni. Ne avevamo scritto qui.

La disposizione “che collide con le direttive europee”, secondo l’avv. Sarzana, è stata inserita in un pacchetto in cui sono contenute varie norme tra cui indicazioni sulla sicurezza degli ascensori. Un unicum nell’Unione Europea e che presenta dubbi di compatibilità con sentenza della Corte di Giustizia Ue.

Scrivono gli organizzatori, Centro Hermes per la Trasparenza ed i Diritti Umani Digitali e altre organizzazioni, che la legge è stata “duramente criticata dal Garante della Privacy Italiano, da tutti gli attori della società civili nonché da autorevolissimi giuristi”, “introdotta con l’inganno, come confermato da numerosi parlamentari, come sub-emendamento di un articolo di recepimento di direttiva europea sulla sicurezza degli ascensori all’interno di un pacchetto legislativo di recepimento di variegate direttive europee” [...] e “pone l’Italia unica in europa in una condizione di sorveglianza massiva, sopratutto guardando alle modalità i raccolta di dati di traffico telematico effettuati da parte degli operatori mobili con metodiche di CGNAT, ovvero quelle metodiche che portano alla registrazione di tutti i siti visitati dai propri utenti. Un cittadino italiano nel 2023 non ricorderà sicuramente che sito avesse visitato l’8 Giugno 2018 alle ore 18.15. Ma lo stato italiano si”.

All’evento di Bologna di venerdì 8 giugno, parte del convegno e-privacy 2018, non hanno partecipato i principali “premiati”, ovvero coloro che hanno presentato l’emendamento discusso: Walter Verini e Giuseppe Berretta (PD) e Mara Mucci (ex M5S e Gruppo Misto).

L’onorevole Verini ha comunicato agli organizzatori che, anche se avesse avuto la possibilità di venire a Bologna, non avrebbe comunque accettato il premio, considerandolo ingiusto e sbagliato.

“L'emendamento è stato fortemente auspicato e sostenuto dagli organismi preposti al contrasto del fenomeno del terrorismo”, ha scritto Verini. “Con l'attuale situazione, la tutela dei dati personali fa acqua da tutte le parti. I nostri dati, anche abusivamente, vengono acquisiti e usati anche dopo pochi minuti l'effettuazione di qualsiasi operazione informatica o telematica. [...] Anche se la conservazione dei dati fosse fissata nei due anni (invece che nei quattro o nei sei) il problema sarebbe sostanzialmente identico. Una durata più lunga, invece, potrebbe (questa è la ratio dell'emendamento) aiutare chi contrasta il terrorismo a connettere dati meno recenti, conversazioni lasciate in "sonno" e riprese da parte di soggetti, cellule, radicalizzati etc. contribuendo così a prevenire e reprimere possibili situazioni di pericolo per il Paese”.

Un consulente informatico forense consultato da euronews conferma come durante le indagini capiti di fare richiesta di tabulati quando questi ormai non sono più disponibili, anche perché spesso le indagini partono dopo più di un anno. "Ma la soluzione non è tenere i dati degli utenti di più, bensì velocizzare le indagini. All’estero in alcune situazioni bastano tre mesi per arrivare nel vivo di un'indagine quando noi a mala pena riusciamo ad aprire un fascicolo". I motivi della lentezza italiana, aggiunge, vanno ricercati nella mancanza di fondi, di strumentazioni e del numero ridotto di gruppi investigativi.

In Salaborsa, piazza Nettuno di Bologna, sono stati conferiti anche altri premi Big Brother a chi più ha danneggiato la privacy ed i diritti civili digitali. Li hanno idealmente ricevuti Amazon AWS IoT Services, Google Cloud IoT e Particle Industries, Inc. nella categoria Rischio Tecnologico per il loro “potere di profilazione e tecnocontrollo maggiore di quello oggetto dell'affaire Facebook/Cambridge Analitica”. Lo stesso Facebook è stato insignito del premio per Minaccia Internazionale. “In un mondo in veloce cambiamento poche aziende avrebbero potuto rimanere sulla cresta dell’onda per anni e anni riuscendo a sviare, rimandare, procrastinare sempre l’adozione di misure minime di rispetto dei propri utenti e della loro privacy”, si legge nelle motivazioni.

Ad Altroconsumo è andato invece il premio positivo Paladino della Privacy per la sua meritoria iniziativa di tutela dei dati personali dei cittadini, attuata tramite una class action contro Facebook insieme ad altre associazioni di consumatori di Belgio, Spagna e Portogallo.

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