Cancro: quando la sopravvivenza dipende da geografia e istruzione

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Di Stefania De Michele
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Basta essere nati nel paese o nella classe sociale sbagliata per avere il 60% di possibilità in meno di sopravvivere al cancro. Gli esperti invitano a combattere le "disuguaglianze”. Vaccarella (IARC): “Non una questione di casualità, ma di fattori modificabili che possono salvare milioni di vite"

La Romania ieri e oggi: "Assenza di protocolli e linee guida: per i pazienti un vero incubo"

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Calin vive nella città rumena di Cluj. Soffre di melanoma e sua madre è morta di cancro al colon-retto all'età di 58 anni. "Ci sono voluti due mesi solo per una colonscopia", ricorda. "A metà della chemioterapia ha dovuto trasferirsi in un'altra regione, perché in quella in cui era stata curata non c'erano i farmaci adatti. Una diagnosi più precoce le avrebbe definitivamente salvato la vita". Da allora le cose si sono evolute, ma quasi 20 anni dopo i pazienti rumeni affetti da cancro continuano a esprimere lamentele simili. "Ho vissuto la stessa esperienza nella mia famiglia", dice Camelia. Anche lei curata per un tumore al seno, dice che molti dei suoi parenti sono stati diagnosticati troppo tardi. "Molti servizi non dispongono di farmaci e attrezzature di base, non ci sono linee guida adeguate e i medici di base non sanno quali protocolli applicare. Per i pazienti può essere un vero incubo", afferma Adrian Udrea, oncologo e direttore medico di una clinica oncologica privata di Cluj. Queste disfunzioni contribuiscono agli scarsi risultati della Romania nell'affrontare il cancro: storicamente la seconda causa di morte a livello nazionale, qui uccide più che in qualsiasi altro Paese dell'UE.

Molti servizi non dispongono di farmaci e attrezzature di base, non ci sono linee guida adeguate e i medici di base non sanno quali protocolli applicare. Per i pazienti può essere un vero incubo
Adrian Udrea
Oncologo e direttore medico di una clinica oncologica privata di Cluj

Cancro e gap geografico: "Nell'Europa baltica e orientale il tasso di mortalità è più alto che in tutto il resto del Continente"

"Se sei un bambino e ti ammali di cancro in un Paese a basso o medio reddito le tue probabilità di sopravvivenza sono del 20%, mentre in Nord America e nella maggior parte dell'Europa sono superiori all'80%, semplicemente perché la medicina e la diagnostica sono disponibili", afferma Cary Adams, amministratore delegato dell'Unione per il Controllo Internazionale del Cancro, che organizza, ogni 4 febbraio, la Giornata Mondiale del Cancro. Quest'anno segna il secondo di una campagna triennale volta a ridurre le cosiddette "disuguaglianze": differenze nell'assistenza sanitaria e nei risultati di salute che non sono predeterminate e possono quindi essere modificate. "Solo quest'anno il cancro è stato responsabile di 10 milioni di morti nel mondo. Oltre il 70% di questi si è verificato in Paesi in cui gli individui non hanno accesso a cure e trattamenti adeguati". Scienziato dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), Salvatore Vaccarella è coautore di un recente rapporto sulle "disuguaglianze socioeconomiche" in Europa. "Esiste un chiaro divario geografico", afferma. "Nei Paesi dell'Est e del Baltico il 50% dei tumori maschili è associato a tali disuguaglianze e, nonostante un'incidenza più bassa, il tasso di mortalità è più alto che nel resto del continente".

Se sei un bambino e ti ammali di cancro in un Paese a basso o medio reddito le tue probabilità di sopravvivenza sono del 20%, mentre in Nord America e nella maggior parte dell'Europa sono superiori all'80%, semplicemente perché la medicina e la diagnostica sono disponibili
Cary Adams
Amministratore delegato dell'Unione per il Controllo Internazionale del Cancro

"Accesso a diagnosi e trattamenti: in Romania siamo ad anni luce dall'Europa occidentale"

"La più grande differenza con l'Europa occidentale è l'accesso alla diagnosi e ai trattamenti, nel rispetto degli standard oncologici", afferma Udrea. "In Romania siamo ancora lontani anni luce dalle procedure e dalle politiche. Non ci sono linee guida per i pazienti e questo può tradursi in una mortale perdita di tempo". Il rapporto della IARC rivela anche che se per le donne altamente istruite, indipendentemente dal luogo in cui vivono, il rischio di morire di cancro al collo dell'utero è, ad esempio, relativamente basso, per quelle meno abbienti e istruite c'è un enorme divario geografico. "In Europa occidentale, il cancro al collo dell'utero è in linea di principio completamente prevenibile, mentre nei Paesi dell'Est e del Baltico il livello di rischio è quasi pari a quello dell'Africa subsahariana", dice Vaccarella. Questo è uno degli effetti devastanti di quello che gli esperti chiamano "gradiente sociale": "È un dato di fatto che il cancro non ha un impatto uguale su tutta la popolazione. Più bassa è la posizione socioeconomica, più alto è il rischio", spiega Vaccarella. "Se a Washington ci si allontana di 15 isolati dalla Casa Bianca, si finisce in una comunità prevalentemente nera, dove le donne hanno un tasso di sopravvivenza al cancro al seno inferiore a quello di molte zone dell'Africa", aggiunge Adams.

In Europa occidentale, il cancro al collo dell'utero è in linea di principio completamente prevenibile, mentre nei Paesi dell'Est e del Baltico il livello di rischio è quasi pari a quello dell'Africa subsahariana
Salvatore Vaccarella
Scienziato dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro

Meno istruzione e basso livello socioeconomiche: le popolazioni più a rischio

Tali differenze all'interno di uno stesso Paese o città dipendono principalmente dalla maggiore esposizione ai rischi di cancro delle popolazioni con basso livello di istruzione e status socioeconomico. "Le comunità più povere sono meno informate e meno consapevoli. Tendono a fumare e a bere di più e a condurre una vita meno sana. Inoltre, non conoscono i segni e i sintomi del cancro e quindi spesso si rivolgono al sistema sanitario troppo tardi", spiega Adams. Le popolazioni svantaggiate hanno anche "un accesso limitato alle misure di prevenzione, alla diagnosi precoce e ai trattamenti efficaci a causa di barriere come la scarsa alfabetizzazione sanitaria, la difficoltà di orientarsi nel sistema sanitario e le limitate possibilità finanziarie e materiali", spiega Vaccarella. Le disuguaglianze all'interno dello stesso Paese possono dipendere anche dal grado di autonomia regionale. "In Spagna, il sistema sanitario non è centralizzato, ma ampiamente delegato alle 17 comunità autonome. Alcune di esse sono più sviluppate nelle procedure diagnostiche o nei trattamenti, altre in studi clinici specifici, quindi queste disparità possono causare ai pazienti problemi significativi", afferma José Antonio López-Guerrero, responsabile del laboratorio di biologia molecolare dell'IVO, l'Istituto Valenciano di Oncologia.

Le comunità più povere sono meno informate e meno consapevoli. Tendono a fumare e a bere di più e a condurre una vita meno sana. Inoltre, non conoscono i segni e i sintomi del cancro e quindi spesso si rivolgono al sistema sanitario troppo tardi
Cary Adams
Amministratore delegato dell'Unione per il Controllo Internazionale del Cancro

Stimolare un "effetto vaccino": la ricerca che promette di rivoluzionare la lotta al cancro

Nell'ambito del progetto europeo Ulises, López-Guerrero sta lavorando a un nuovo trattamento basato sulle nanotecnologie, volto a combattere il cancro al pancreas. "È uno dei più letali", afferma. "Presenta tassi di mortalità a 3 anni di circa il 90% ed è anche per questo che ci siamo concentrati su questa tipologia di cancro. Utilizziamo le nanoparticelle come cavallo di Troia. Forniscono un DNA che rende le cellule tumorali visibili al sistema immunitario e trasformano il tumore in qualcosa che verrà rigettato dall'organismo del paziente, come può accadere durante i trapianti". Poiché l'obiettivo finale è quello di produrre una risposta immunitaria simile a un "effetto vaccino", l'impatto potrebbe essere enorme. "Se si dimostrasse efficace, non solo il cancro al pancreas verrebbe sostanzialmente debellato, ma lo stesso approccio potrebbe essere adottato con altri tipi di cancro". Anche se i risultati dei test in vitro sono incoraggianti, ci vorranno ancora anni prima che questa nuova terapia sia disponibile per l'uso. Nel frattempo, dice Guerrero, "l'accesso agli studi clinici è una delle principali alternative per i pazienti, ma non tutti possono attraversare il Paese per ottenere ciò di cui hanno bisogno".

Utilizziamo le nanoparticelle come cavallo di Troia. Forniscono un DNA che rende le cellule tumorali visibili al sistema immunitario. Se questa tecnica si dimostrasse efficace, il cancro al pancreas verrebbe debellato e lo stesso approccio potrebbe essere adottato con altri tipi di cancro
José Antonio López-Guerrero
Responsabile del laboratorio di biologia molecolare Istituto Valenciano di Oncologia

"Chi parlava di diseguaglianze è stato a lungo preso per matto. Ora le cose stanno cambiando"

Gli esperti concordano nel considerare i "piani di controllo del cancro" come strumenti chiave per identificare e affrontare le disuguaglianze all'interno di ciascun Paese. "Abbiamo notato che se sono in vigore e sono supportati da dati e informazioni validi, possono rivelarsi molto efficaci", afferma Adams. Pochi mesi dopo la pubblicazione del Piano europeo per la lotta al cancro, nel febbraio 2021, la Romania ha lanciato a sua volta il suo nuovo piano nazionale. "Sulla carta, potrebbe essere una svolta, ma resto scettico. Ora abbiamo più attrezzature e più soldi dall'Unione Europea, ma le persone incaricate di attuarlo sono le stesse che non sono riuscite a far evolvere le cose negli ultimi 35 anni", afferma Udrea. Tuttavia, il vento di cambiamento che soffia in Europa permette a Vaccarella di essere ottimista: "Le persone che fanno ricerca su questi temi sono state a lungo prese per matte. Ora tutti si stanno rendendo conto che non lo siamo e che sono in gioco milioni di vite umane". Le cose non cambieranno da un giorno all'altro, dice. Ma è fondamentale che d'ora in poi ogni studio e intervento per affrontare il cancro tenga conto delle disuguaglianze esistenti. "Abbiamo bisogno di più governi che se ne occupino e di più capi di Stato che prendano posizione", riconosce Adams. "Il cancro è una partita a lungo termine e la nostra campagna è solo un punto di partenza".

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