In quali Stati europei si sciopera di più

Lo sciopero continua a rappresentare un elemento fondamentale per tutelare i diritti dei lavoratori
Lo sciopero continua a rappresentare un elemento fondamentale per tutelare i diritti dei lavoratori Diritti d'autore Ian Langsdon/EPA via MTI
Di Euronews
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I dati dello European Trade Union Institute offrono una fotografia dell'utilizzo dell'istituto dello sciopero nel Vecchio Continente

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Numerose nazioni europee sono state attraversate nelle scorse settimane da scioperi e proteste. In Francia è in corso una mobilitazione nazionale in risposta alla volontà del governo e del presidente Emmanuel Macron di riformare il sistema pensionistico, aumentando l'età pensionabile. Nuove giornate di sciopero sono già state indette dalle principali sigle sindacali transalpine.

Ad incrociare le braccia sono stati anche numerosi lavoratori del Regno Unito. Gli infermieri, in particolare, hanno scioperato in Inghilterra nel dicembre 2022 (è stata la prima volta da oltre un secolo). Agitazioni sono state organizzate o annunciate anche dai dipendenti delle ferrovie britanniche, così come dagli insegnanti e da altri operatori sanitari. E in Italia, di recente, ad astenersi dal lavorare sono stati i benzinai. 

L'istituto dello sciopero, d'altra parte, è fortemente radicato in Europa. Le lotte sindacali affondano le loro radici nella seconda metà dell'Ottocento: dopo le due rivoluzioni industriali emerse con forza la cosiddetta "questione operaia", che permise di denunciare le condizioni di lavoro insostenibili dei lavoratori. Ne nacquero dure battaglie, sfociate, appunto, in scioperi e mobilitazioni. Soprattutto nella seconda metà del Ventesimo secolo nuove lotte sindacali hanno attraversato il Vecchio Continente, in particolare negli anni Sessanta e Settanta, il che ha portato a conquiste di grande importanza per i diritti dei lavoratori, come nel caso dello Statuto dei lavoratori approvato in Italia nel 1970.

Ma quali sono i Paesi che registrano abitualmente il numero più alto di scioperi in Europa? E in che modo i dati risultano cambiati negli ultimi decenni? Le azioni sindacali sono normalemente valutate proprio conteggiando il totale dei giorni "non lavorati". Si tratta di cifre che possono variare anche sensibilmente di anno in anno: per questo uno sguardo più ampio, in termini temporali, consente di comprendere in modo più chiaro quali siano le tendenze in ciascuna nazione.

Le giornate non lavorate in Europa per via di scioperi

Secondo i dati forniti dall'Istituto sindacale europeo (ETUI), i Paesi nei quali si sciopera di più non hanno registrato grandi cambiamenti nel corso degli ultimi vent'anni. Tra il 2000 e il 2009, la media annuale più alta di giorni non lavorati per agitazioni, ogni mille dipendenti. è quella della Spagna. Qui sono stati utilizzati per le mobilitazioni sindacali, in media, 153 giorni lavorativi. Al secondo posto figura la Francia, con 127 giorni.

Nel Regno Unito, nel periodo 2000-2009 i dati indicano in media solo 28 giorni lavorativi all'anno. Cifre ancor più contenute in Germania, dove ci si attesta sui 13 giorni; nei Paesi Bassi sono stati invece otto. Diversi Paesi, come la Svizzera e la Polonia, hanno perso meno di 10 giorni.

Nel decennio successivo, quello compreso tra il 2010 e il 2019, è Cipro a spiccare, con una media annua di 275 giorni. Al secondo posto nuovamente la Francia con 128 giorni. Mentre in tutti gli altri Paesi per i quali erano disponibili i dati non è stata superata la soglia dei 100 giorni; più di 15 Stati hanno registrato inoltre meno di 20 giorni (tra questi il Regno Unito con 18 e la Germania con 17).

Per quanto riguarda il biennio 2020-2021 i dati disponibili sono complessivamente inferiori: sulla base di quelli forniti si evince che la Francia (79 giorni) ha registrato la media annua più alta di giornate di sciopero, seguita da Belgio (57 giorni), Norvegia (50 giorni) e Danimarca e Finlandia (49 giorni ciascuno).

Scioperi, i dati dell'Italia e il confronto tra Francia, Regno Unito, Germania e Spagna

Guardando da vicino gli ultimi due decenni, i dati ETUI mostrano come il numero di giorni non lavorati a causa di scioperi sia variato di anno in anno in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. 

In Francia, i giorni persi ogni mille dipendenti hanno raggiunto una media annua di 364 giorni nel 2010. La Spagna ha registrato un numero significativo di giorni persi dall'inizio del secolo, con 295 giorni nel 2000, 365 giorni nel 2002 e 304 giorni nel 2004. In Italia i dati dell'ETUI si limitano al periodo tra il 2000 e il 2008: la media indica 88 giornate di sciopero all'anno.

Complessivamente, dunque, Regno Unito e Germania - con una media di 57 giorni in entrambi gli Stati - hanno registrato un numero inferiore di giornate di sciopero rispetto a Francia e Spagna, negli ultimi due decenni.

Le giornate di sciopero diminuiscono

Come mostrato dal grafico sopra per i quattro Paesi in questione, i giorni non lavorati per scioperi risultano in calo nel corso del tempo. I dati OCSE che confrontano gli anni Novanta e il periodo 2008-2018 confermano in modo chiaro la tendenza, che è presente in molte nazioni. 

La Spagna e la Turchia hanno registrato il calo più marcato, in questo senso. La nazione iberica è passata da 309 a 76 giorni. In Turchia, si è addirittura scesi da 223 a soli 10 giorni. Meno clamorosa, ma comunque evidente la diminuzione anche in Danimarca (da 169 a 105 giorni), nazione nella quale appare in ogni caso ancora radicata la cultura delle lotte sindacali. Unica eccezione al trend di calo generalizzato è rappresentata dal Belgio, che ha visto crescere il numero di giorni di sciopero da 31 a 98 giorni. 

Il diritto di sciopero e la contrattazione collettiva nei diversi Paesi

La disciplina del diritto allo sciopero resta essenziale, poiché l'astensione dal lavoro rappresenta ancora uno strumento fondamentale per poter chiedere migliori condizioni salariali e lavorative. La contrattazione collettiva rende inoltre i lavoratori più forti nelle trattative con i datori di lavoro. 

L'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) delle Nazioni Unite dispone di dati sui tassi di copertura della contrattazione collettiva nei diversi Paesi: sono proprio gli Stati europei quelli che presentano i dati più alti a livello globale. 

Nel 2020 (o comunque nell'ultimo anno disponibile), il tasso di copertura della contrattazione collettiva risultava superiore al 90% in cinque Stati membri dell'UE. L'Italia (99%) è al primo posto, seguita da Francia e Austria (entrambe 98%). Dati decisamente più bassi quelli della Germania (52%) e del Regno Unito (27%). Fanalini di coda la Turchia e la Lituania (entrambe al 7%).

Come sottolinea l'OCSE, in ogni caso, la comparabilità dei dati internazionali sugli scioperi è influenzata dalle differenze esistenti nelle definizioni, così come nei sistemi di misurazione utilizzati.

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