Il cielo è il limite: l'ascesa del cloud

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Il settore della “nuvola” dove stoccare dati e servizi è in espansione. Ma cosa stanno facendo i giganti della tecnologia con i nostri dati e cosa significa questo per la nostra privacy?

In quest'episodio di The Exchange, esploriamo il settore cloud in espansione. Ma cosa stanno facendo i giganti della tecnologia con i nostri dati e cosa significa questo per la nostra privacy?

La testa tra le nuvole

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Che ci piaccia o meno, la tecnologia sta cambiando il modo in cui le grandi aziende immagazzinano le informazioni sulla nostra vita. C'era la scheda perforata nel XIX secolo, il floppy disk negli anni '50 e la chiavetta USB nei primi anni 2000. Oggi la tecnologia cloud - la memorizzazione dei dati in remoto, piuttosto che su server o computer locali - sta rapidamente diventando la norma. E le aziende puntano molto su questo futuro virtuale.

La spesa per i big data e le analisi dei dati dovrebbe essere di 215 miliardi di dollari (circa 190 miliardi di euro) nel 2021. Una cifra destinata a crescere del 12,8% circa nel periodo 2021-2025.

Si tratta di fornire le soluzioni giuste al momento giusto ai nostri clienti e questo oggi è strettamente legato al lavoro ibrido.

I servizi IT e i software sono i due segmenti che le aziende stanno cercando di espandere maggiormente. La tecnologia cloud significa che i dati sono accessibili in qualsiasi momento e ovunque ci sia un accesso a internet. Secondo gli esperti con il miglioramento della tecnologia cloud, il servizio diventerà sempre meno costoso. Una società che ha speso miliardi sulla tecnologia cloud negli ultimi anni è Cisco.

Chintan Patel, Chief Technology Officer per Cisco nel Regno Unito e in Irlanda ha detto a The Exchange: "Si tratta di fornire le soluzioni giuste al momento giusto ai nostri e questo oggi è strettamente legato al lavoro ibrido".

"La grande questione ora è l'uso sempre più digitale di applicazioni e servizi. Ad esempio, l'urgenza e la necessità di connettere i lavoratori in remoto, di organizzare consultazioni mediche online, di apportare soluzioni nel mondo dell'istruzione... Questo è ciò che ha davvero portato alla transizione verso il cloud, in termini di adattabilità e agilità. L'idea è quella di trovare la miglior gamma di tecnologia e poter consentire ai nostri clienti di gestire questi ambienti in modo sicuro", dice.

La sfida della privacy dei dati

Il settore dei big data è in piena espansione, ma cosa fanno le aziende con le informazioni che raccolgono su di noi? C'è sempre il rischio di una violazione dei dati - lo abbiamo visto con le società di carte di credito e i servizi di telecomunicazione. Quanto è veramente sicuro, lo stoccaggio delle nostre informazioni sul cloud e fino a che punto i governi dovrebbero fare pressione sulle grandi aziende tecnologiche per proteggere i dati delle persone?

Daniel Newman, socio fondatore e analista principale di Futurum Research dice: "Siamo a un bivio. Stiamo cercando di cambiare le leggi a livello globale per disciplinare in modo sempre più rigoroso. Allo stesso tempo, penso che i regolatori e gli organi di governo si trovino in una posizione delicata: devono capire come soddisfare i consumatori, pur continuando a imporre regole alle Big Tech, per obbligarle ad essere più trasparenti nel modo in cui raccolgono e utilizzano i dati e più in generale, sulle informazioni da loro detenute, che potrebbero nuocere ai consumatori o essere un grosso vantaggio per il loro accesso al mercato".

Siamo a un bivio. Stiamo cercando di cambiare le leggi a livello globale per disciplinare in modo sempre più rigoroso

Il giro di vite del 'doxing' di Hong Kong

Il braccio di ferro tra dati e privacy è più forte in luoghi come Hong Kong, dove abbiamo assistito a proteste antigovernative di massa. Le autorità hanno recentemente modificato la legge sulla privacy, per proteggere le persone dal "doxing" e cioè la divulgazione online dei dati di una persona con intento malevolo. Ma i critici, comprese le grandi aziende tecnologiche, si chiedono se non sia uno strumento contro la libertà di espressione.

Dopo la repressione del movimento pro democrazia all'origine delle grandi manifestazioni di due anni fa, le leggi sui dati hanno aperto un nuovo fronte online.

"In particolare nel 2019, ci sono stati circa 5.000 casi nei quali le informazioni personali e i dati personali delle persone sono stati usati in modo intimidatorio. Ora la legge è stata cambiata e il doxing è diventato un crimine", dice l'ex commissario per la privacy di Hong Kong, Stephen Wong.

In qualche anno, le attese in materia di protezione dei dati hanno subito un'evoluzione a Hong Kong.

La nube scura del PIPL all'orizzonte

Una nuova legge cinese sulla protezione dei dati incombe non solo su Hong Kong, ma su tutta l'Asia. E le sue implicazioni potrebbero essere ancora più significative, spiega Alex Hill, avvocato e specialista di privacy dei dati digitali.

"La Personal Information Protection Law (PIPL) si applica a Hong Kong o in qualsiasi altra parte del mondo, ad esempio per quelle società che forniscono beni e servizi a persone in Cina o che monitorano il loro comportamento".

Il governo di Hong Kong sperava che la città potesse diventare un centro dati e un hub d'innovazione in Asia. Ma con una rete di norme sempre più complessa, la sicurezza dei dati e la privacy potrebbero presto avere un aspetto molto diverso.

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