Le prospettive economiche dell'Europa, tra pandemia e inflazione

In collaborazione con The European Commission
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Di Naomi Lloyd
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Stando alle stime della Commissione europea l'Ue è sulla strada della crescita economica. Ma con tre incognite: la nuova impennata dei contagi, i problemi alla catena di approvvigionamento e l'aumento dei prezzi

L'economia europea è tornata a crescere più velocemente del previsto, ma la strada per la ripresa è incerta. Stando alle previsioni della Commissione europea il pil dovrebbe aumentare del 5% entro la fine del 2021. Un dato che supera la precedente previsione del 4,8%. Per il 2022 si prevede una crescita del 4,3%. Poi, nel 2023, un più moderato 2,5% per l'Unione europea e 2,4% per la zona euro. Si tratta comunque di una crescita non uniforme nei vari paesi.

Tutte le previsioni di crescita sono comunque legate agli sviluppi della pandemia. L'impennata dei casi ha scosso i mercati e nuove restrizioni governative potrebbero avere un impatto sull'attività economica, mentre le imprese rischiano di essere colpite da carenze e interruzioni della catena di approvvigionamento.

Stando alle stime l'Italia chiuderà l'anno con una crescita del 6,2%, ma i problemi della catena di approvvigionamento potrebbero mettere a rischio la ripresa. Dopo la pandemia molte aziende intendono riportare la produzione in Europa. È il piano anche di Atala, uno dei principali produttori italiani di biciclette di alta gamma. L'azienda ha visto un aumento del 60% della domanda dopo la pandemia, ma fatica a soddisfare la richiesta perché i tempi di consegna dei componenti sono aumentati.

"In media abbiamo aumentato la produzione del 36% nel 2020, e nel 2021 dovremmo essere intorno al 10-15% di crescita - dice Massimo Panzeri, amministratore delegato di Atala -. Nel 2021 avrebbe potuto essere superiore, ma la mancanza di componenti riduce il potenziale di espansione".

Investire nel trasporto ecologico è una priorità del piano europeo di ripresa. Atala spera di beneficiarne trasferendo parte delle sue attività dalla Turchia. Ma questo non risolverà tutti i problemi della sua catena di approvvigionamento.

"Se rimpatriamo la saldatura o la verniciatura ma ci mancano le barre di alluminio o la fibra di carbonio, i materiali per le celle delle batterie, o l'acciaio che non viene prodotto in Europa, allora stiamo solo spostando il problema - dice Panzeri -. Quindi, secondo me, dobbiamo pensare a livello politico ed europeo, il cambiamento non può essere limitato a una parte della catena, ma deve partire dalla materia prima".

Queste carenze fanno temere un aumento dell'inflazione in Italia, il paese che sta investendo più di tutti nell'Unione europea. Un totale di 235 miliardi di euro in 5 anni, di cui 191,5 miliardi dal fondo per la ripresa europeo. Ad agosto l'Italia ha ricevuto la prima tranche di 25 miliardi.

Spostiamoci a Torino. Argotec produce microsatelliti spaziali, uno dei quali è attualmente usato dalla Nasa per la deviazione degli asteroidi. Per soddisfare la crescente domanda dell'economia spaziale, l'azienda intende raddoppiare la sua forza lavoro e trattenere in Italia i giovani talenti.

"L'economia, in particolare quella italiana, come possiamo vedere dalle statistiche, dalle analisi e dalle proiezioni, sta vivendo una sorta di rinascita - dice David Avino, amministratore delegato di Argotec -. L'importante, in questo caso, è pensare al futuro, e pensare al futuro significa investire. Quello che vogliamo fare con il governo è avere la capacità di riportare i giovani che, per certi motivi, lasciano il paese per fare ricerca e sviluppo all'estero".

Creare un ambiente imprenditoriale più attraente è una delle priorità del piano europeo di ripresa, insieme alla mobilità verde, alle energie rinnovabili e al digitale.

Le prospettive economiche dell'Europa secondo l'Ocse

Con la ripresa delle attività, le strozzature nella catena di approvvigionamento e l'aumento dei prezzi dell'energia hanno fatto salire l'inflazione. Alla fine del 2020 era in calo dello -0,3% nella zona euro. Nel terzo trimestre del 2021 è salita al 2,8% ed è destinata a crescere di un altro 2,4% nel 2022. Euronews ha parlato delle prospettive economiche dell'Europa con la capo economista dell'Ocse Laurence Boone.

Stiamo assistendo ad un rapido aumento dei casi di Covid. Cosa significa questo per la ripresa dell'Europa? 

La ripresa europea è ben avviata, ma la pandemia ovviamente rende più incerte le nostre prospettive.

Queste incertezze come si inseriscono nel quadro tracciato dall'Ocse a livello globale? 

Le economie europee stanno andando abbastanza bene rispetto agli altri paesi. È stato molto interessante osservare come i diversi paesi hanno protetto i loro cittadini in Europa. I governi hanno pagato le aziende per difendere i posti di lavoro dei dipendenti. Così con la ripresa delle attività hanno potuto riprendere a lavorare immediatamente. Negli Stati Uniti è molto diverso. I governi hanno inviato assegni alle famiglie: hanno incassato il denaro, ma non hanno più un lavoro. In Europa i livelli occupazionali sono quasi tornati ai livelli pre-pandemia, mentre gli Stati Uniti sono in ritardo.

Quanto è preoccupata dalla nuova variante del Covid e dalle sue implicazioni per l'economia? 

Vedo due scenari. La variante potrebbe rallentare leggermente la ripresa, aumentando la pressione sulla catena di approvvigionamento. Se invece il problema fosse più serio potrebbe davvero creare una flessione nella ripresa e, sorprendentemente, causare un calo dei prezzi.

Quanto la preoccupa invece questo attuale picco di inflazione? 

Se riuscissimo a risolvere la situazione sanitaria entro l'estate, siamo abbastanza fiduciosi che le pressioni sulla distribuzione comincerebbero a svanire e l'inflazione diminuirà gradualmente. Se invece non riuscissimo a tenere sotto controllo la pandemia e le pressioni sulla distribuzione continuassero nel 2022 e 2023, allora la tendenza inflazionistica potrebbe durare più a lungo.

Potremo festeggiare un Natale sereno? 

Certo che potremo farlo. Se ci pensate, un anno fa era appena stato trovato un vaccino, prodotto in soli nove mesi. Di solito ci vogliono 10 anni per trovare un vaccino. Questa crisi è riuscita a proteggere il più possibile le persone e le aziende e non c'è mai stata così tanta consapevolezza dei problemi climatici. Siamo sulla buona strada.

Risorse addizionali per questo articolo • Riprese video: Giampiero Gandolfo, Stefano Sala

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