Una mano robotica "soft" per poter interagire con umanità

In collaborazione con The European Commission
Una mano robotica "soft" per poter interagire con umanità
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Di Claudio Rosmino
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Un nuovo modello di arto robotico che garantisce prestazioni molto vicine a quelle della mano umana. È il progetto Soft Hand Pro

**Un nuovo modello di arto robotico che garantisce prestazioni molto vicine a quelle della mano umana. Una speranza per tutti coloro che hanno malformazioni del braccio o che hanno subito un'amputazione. **

Una protesi robotica semplice e leggera

Maria Fossati ha una malformazione al braccio sinistro dalla nascita. Era stata inizialmente selezionata per testare un nuovo modello di protesi all'Istituto italiano di tecnologia di Genova, un progetto in cui è entrata poi lei stessa a far parte del team di ricercatori come esperta di design.

La mano è uno degli organi più complessi del nostro corpo. Riprodurne l’architettura è essenziale per poter progettare protesi in grado di migliorare la vita di coloro che hanno una malformazione o hanno perso un braccio.

La mano artificiale testata da Maria offre prestazioni simili a quelle di una mano umana. Soft Hand Pro è un progetto europeo di hardware libero che punta a produrre una protesi robotica semplice e leggera, in grado di afferrare oggetti e manipolarli in modo "soft", flessibile e fluido, che sia economicamente accessibile al maggior numero possibile di persone e rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale.

"La mano ha lo scopo di essere flessibile e adattabile - spiega Maria - Mette a proprio agio la persona che la utilizza, perché si può avere un'interazione personale con la mano protesica, ma anche con le persone, pensiamo per esempio a una stretta di mano, a una carezza".

L'intelligenza del corpo

L'applicazione clinica è stata sviluppata in collaborazione con gli ospedali di Zurigo e Hannover. Al centro di questo tipo di progetto è la cosiddetta "intelligenza del corpo", come spiega il coordinatore del progetto, Antonio Bicchi: "Il nostro modo di agire intelligentemente nell’ambiente non è legato solo alle cellule neurali del nostro cervello, ma è legato a tutto l’insieme del nostro corpo, sia all’intelligenza che sta nel nostro cervello sia a quella che sta nei nostri muscoli, nel nostro sistema di attuazione, nei nostri sensori"

Il sistema concepito dai ricercatori prevede un numero di articolazioni vicino a quello di una mano umana, in modo da poter adattare la presa e la forza alla forma dell'oggetto. Dei sensori leggono gli impulsi prodotti dai muscoli del moncone rimasto e li trasmettono al meccanismo di controllo.

"Questa architettura molto complessa viene gestita tramite l’utilizzo di un solo motore elettrico che coordina i movimenti di tutte queste articolazioni, e questo ha permesso di avere una forte semplificazione in quello che è il controllo della mano", conclude Manuel Catalano dell'Istituto italiano di tecnologia.

Una mano da competizione

Il contributo di Maria al progetto è stato fondamentale, non solo per lo sviluppo del design ma soprattutto per la delicata questione dell'esperienza utente, poiché il tasso di rigetto psicologico per le protesi resta elevato.

Maria ora potrà mettere alla prova tutte le funzioni della mano robotica al prossimo Cybathlon di Zurigo, una competizione in cui persone con disabilità devono svolgere attività comuni con protesi all'avanguardia.

Journalist • Selene Verri

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