Dal mare al serbatoio: il potenziale delle alghe nella corsa ai biocarburanti

In collaborazione con The European Commission
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Di Cyril Fourneris
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Perché non usare il mare per diversificare le risorse di biocarburanti disponibili? Risorse come le alghe marine, per esempio

Perché non usare il mare per diversificare le risorse di biocarburanti disponibili? Risorse come le alghe marine, per esempio. I ricercatori di un progetto europeo stanno sviluppando un procedimento di produzione del biofuel rispettoso dell'ambiente ma anche - ed è questa la parte più complicata - economicamente sostenibile.

Una risorsa sostenibile per un biocarburante di terza generazione

Siamo ad Aarhus, in Danimarca, dove troviamo un'automobile che viene utilizzata per testare le performance di quello che gli scienziati chiamano un biocarburante di terza generazione, considerato un'alternativa sostenibile ai combustibili fossili. Il serbatoio è stato riempito di benzina e, al 10 per cento, carburante d'alghe. Sten Frandsen del Danish Technological Institute ci illustra i risultati dei test: "Le emissioni che misuriamo sono CO, CO2 e NOx. Oltre a queste misuriamo le emissioni di particolato dell'auto. I risultati dei test che abbiamo ottenuto con il carburante di alghe sono esattamente agli stessi livelli di quelli ottenuti con il carburante di riferimento".

Questo biofuel quindi non emette meno CO2, ma rispetto ai combustibili tradizionali le alghe presentano diversi altri benefici. I ricercatori intendono comunque aumentare la porzione di alghe nel serbatoio, convinti che sia urgente convertirsi ai biocarburanti, perché, si chiede Frandsen, "In questo momento nel mercato entrano molte auto elettriche, ma è questa la soluzione definitiva per le emissioni di CO2? Perché abbiamo mezzi pesanti, abbiamo navi, abbiamo aerei che consumano ancora grandi quantità di combustibili fossili. Abbiamo bisogno di alternative, e forse le alghe potrebbero rappresentare una delle soluzioni".

Perché le alghe sono una risorsa sostenibile? Innanzitutto perché crescono dappertutto. Hanno bisogno solo di sole e di mare, e il mare ricopre il 70 per cento del nostro pianeta. Per crescere non richiedono terreno, fertilizzanti o acqua dolce, come accade per altri tipi di biocarburanti.

Dallo zucchero all'alcool, dal mare al serbatoio

Ma come produrre biofuel su scala industriale? È il problema che sta cercando di risolvere il progetto di ricerca europeo Macrofuels.

In un laboratorio di Petten, nei Paesi Bassi, gli scienziati stanno cercando il modo migliore di convertire in combustibile lo zucchero delle alghe, che può costituire fino al 60 per cento dell'intera pianta. Il coordinatore scientifico del progetto, Jaap Van Hal, spiega: "Usiamo acqua per estrarre gli zuccheri dall'alga, con l'aiuto di certi enzimi o acidi. Si ottiene una soluzione zuccherina che si fa fermentare come si fa con il vino o la birra, per ricavarne etanolo o butanolo, che si mescola poi con benzina o diesel normale per produrre E10, e con questo potete far viaggiare la vostra macchina".

Missione (im)possibile: dividere i costi per 100

Per aumentare la produzione di biocarburanti è necessario aumentare la quantità di alghe da trasformare. Grazie alle economie di scala e alla meccanizzazione, i ricercatori contano di dividere per 100 i costi di produzione. Con la commercializzazione di altri prodotti a base di alghe, questo potrebbe rendere i biocombustibili economicamente convenienti. Di strada ne è già stata fatta: "Quando abbiamo avviato il progetto, un paio di anni fa - ricorda il chimico Bert Groenendaal -,lavoravamo su una scala di metri quadrati. Adesso lavoriamo su ettari e nel futuro prossimo ragioneremo in termini di chilometri quadrati. Oggi il prezzo di un litro di biocarburante a base di alghe è davvero troppo alto, probabilmente cento volte più caro dei combustibili tradizionali. Ma quando la produzione aumenterà, il prezzo scenderà a un livello in cui saremo competitivi rispetto ai carburanti tradizionali".

Basandosi sull'esperienza dell'eolico, i responsabili del progetto stimano che ci vorranno circa 25 anni prima che la tecnologia diventi redditizia su larga scala.

Journalist • Selene Verri

Video editor • Christele Ben Ali

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