Tunisia: l'Eldorado del futuro?

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La nuova Tunisia post-Ben Ali cerca di attirare investitori stranieri in un contesto internazionale segnato dalla crisi economico-finanziaria. Per farlo si appoggia sulla sua principale ricchezza: il capitale umano e in particolare i giovani, vero motore dell’economia tunisina.

Il ricordo della rivoluzione del 14 gennaio 2011 è ancora fresco e la a Tunisia, primo tra i paesi della primavera araba ad essersi sbarazzato della dittatura, oggi attraversa una difficile transizione politica ed economica. Attirare nuovi investitori è una sfida complicata: lo si può capire recandosi all’annuale convegno della Fipa come ha fatto Euronews. Il Forum internazionale organizzato dall’Agenzia di promozione degli investimenti stranieri è un osservatorio privilegiato per cogliere le attuali tendenze del mercato.
HICHEM ELLOUMI, presidente del Tunisia Investment Forum spiega:

“La Tunisia è un paese che cresce. Si stanno facendo largo nuove nozioni. La trasparenza, il buongoverno. L’agenda politica che abbiamo tracciato è molto chiara e certi settori della nostra economia sono all’avanguardia. Ci sono davvero delle oppurtinità interessanti e dei poli d’eccellenza in Tunisia”.

Al Forum quest’anno hanno partecipato 1450 investitori, un terzo dei quali provenienti dall’estero, in particolare dall’Europa. Molti erano anche gli investitori nordamericani.
Mohammed Ali Mallouche è il presidente dei Tunisian American Young Professionals:
“La Tunisia ha un ruolo centrale ed ha stretto accordi commerciali molto interessanti con i paesi vicini. Gli Stati Uniti considerano la Tunisia un hub fondamentale. Il mercato potenziale ha dimensioni ridotte ma è inserito in una strategia più vasta, che comprende il Medioriente e il NordAfrica, strategia a cui gli investitori statunitensi sono molto interessati”.

La rivoluzione dei gelsomini non ha avuto effetti visibili sulle attività delle imprese straniere installate nel paese come conferma Christian Cornille, direttore generale di AEROLIA Tunisia un’azienda francese del settore aeronautico vincitrice dell’ultima edizione del premio FIPA:
“ Siamo qui perchè crediamo nel futuro della Tunisia. Questo è un paese con grandi potenzialità e merita tutta la nostra fiducia. Il popolo tunisino credo saprà affrontare le sfide a cui è confrontato”.

Lasciamo Tunisi per raggiungere Sousse, cittadina turistica che dista circa 150 km dalla capitale. Qui in particolare nel distretto di Sidi Abdelhamid, si sono installate decine di aziende straniere. La TPS, filiale del gruppo francese Plastivaloire è una di queste.
Il direttore generale di TPS Chekib Debbabi:
“Ci siamo installati qui nel 2004. Inizialmente disponevamo di 3 mila metri quadrati e oggi la nostra superficie è triplicata. Senza contare l’apertura di un secondo sito subito dopo la rivoluzione. Il nostro giro d’affari è aumentato e abbiamo potuto assumere altro personale. Non abbiamo sentito gli effetti dei cambiamenti politici e sociale e oggi diamo lavoro a 600 persone”

Un’altra azienda aeronautica ha scelto Sousse come propria base operativa. Stiamo parlando di Hutchinson worldwide. Gli ingegneri tunisini che lavorano per questo marchio collaborano strettamente con i loro colleghi europei
come spiega Ziad Amri, uno dei manager di HWW:
“Quando abbiamo cominciato avevamo solo due ingegneri. oggi sono 8 o 9 impegnati nella messa a punto di componenti meccaniche, elettroniche e anche informatiche”.

Il contesto sembra davvero favorevole. Il direttore generale di Eurocast Tunisia Thomas Wendt
lancia un invito ai suoi colleghi e li incita ad approfittare del posizionamento strategico del piccolo paese nordafricano:

“In questo momento si possono fare investimenti davvero interessanti in Tunisia. Qui ci sono quadri e tecnici di alto livello che possono realizzare progetti e trasformarli in un successo come è avvenuto nel nostro caso”.

Chi ha voglia di investire in Tunisia deve però fare i conti con una situazione politica ancora poco stabile e che potrebbe ancora evolvere nel prossimo futuro

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