Gli ambasciatori Nato: "Le donne sono ancora poco rappresentate nella difesa e nella sicurezza"

Una militare francese in servizio in Romania.
Una militare francese in servizio in Romania. Diritti d'autore AP Photo/Vadim Ghirda
Di Lauren Chadwick - Edizione italiana: Cristiano Tassinari
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La carriera diplomatica "al femminile" raccontata dall'ambasciatrice francese alla Nato, Muriel Domenach, e dall'ex ambasciatrice canadese, Kerry Buck. "Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare"

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Nonostante i progressi nell'uguaglianza di genere, le donne rimangono in netta "inferiorità numerica" rispetto agli uomini nelle posizioni di comando per sicurezza e difesa internazionali.

Lo hanno confermato ambasciatori ed esperti, direttamente interpellati da Euronews.

Ciò è particolarmente vero quando si tratta di argomenti di difesa "hard", compresi i colloqui che riguardano i militari, poiché il campo è da sempre tradizionalmente dominato dagli uomini.

"Stiamo facendo progressi, ma alcuni riflessi del passato sono duri a morire e le donne rimangono sottorappresentate nelle riunioni ad alto livello a cui partecipo", ha detto l'ambasciatrice francese alla Nato, Muriel Domenach (49 anni), in un'intervista a Euronews.

“Ho sempre partecipato a riunioni dove c'erano pochissime donne e più alto è il livello e il grado di importanza delle cosiddette questioni di sicurezza "hard", meno donne sono presenti”, ha aggiunto l'ambasciatrice francese.

Muriel Domenach è una delle sole sei donne ambasciatrici alla Nato, l'Allenza Atlantica di sicurezza e difesa - attualmente composta da 30 Paesi membri -. che ha assunto sempre più importanza, inevitabilmente, durante la guerra in Ucraina.

L'ambasciatrice francese ha ricordato che, quando la Germania Ovest è entrata a far parte della Nato, nel 1955, è stato firmato un accordo con soli ambasciatori uomini presenti.

NATO
La firma del Protocollo di ingresso della Germania Ovest nella Nato. (1955)NATO

"Se guardate la firma del protocollo di adesione di Svezia e Finlandia all'inizio dello scorso luglio, vedrete che c'erano sei donne su 30 alleati: vale a dire il 20%", aggiunge Muriel Domenach.

L'ex ambasciatrice del Canada presso la Nato, Kerry Buck, che è l'unica donna ad aver ricoperto questo ruolo per il suo paese, ha detto a Euronews che molti paesi importanti sono ora rappresentati da ambasciatrici donne, ma che numericamente il confronto uomini-donne rimane ancora "abbastanza sbilanciato".

“Quando sei una donna ambasciatrice che rappresenta il tuo Paese, sei vista dagli altri diplomatici come la rappresentante del tuo Paese. Quindi, nella mia esperienza, non ho visto alcuna reazione diversa nei miei confronti come ambasciatrice canadese, nessun trattamento diverso, nessuna bassa considerazione della mia opinione", ha spiegato Kerry Buck.
"Ma penso", aggiunge, "ci siano differenze a seconda dei vari Paesi".

“Prospettive diverse portano a decisioni diverse”

"Avere molte diversità di voci, esperienze e competenze è importante per decisioni migliori, politiche migliori, diplomazia migliore", ha affermato Karin Johnston, ricercatrice senior presso "Women in International Security" e docente a contratto presso l'American University di Washington.

"Una diversità di voci porta prospettive diverse, modi diversi di prendere decisioni", ha aggiunto Karin Johnston.

"Se tutti sono bianchi e maschi... possono raggiungere tutti la stessa conclusione semplicemente perché tutti la pensano allo stesso modo".

Una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata nel 2000, ha chiesto l'aumento della partecipazione delle donne agli sforzi per la sicurezza e la pace, riconoscendo che hanno un ruolo importante da svolgere nella prevenzione e risoluzione dei conflitti.

La risoluzione ha anche sottolineato "l'importanza della loro pari partecipazione e del loro pieno coinvolgimento in tutti gli sforzi per il mantenimento e la promozione della pace e della sicurezza".

Karin Johnston sottolinea che i rapporti accademici e le analisi statistiche hanno mostrato l'importanza di punti di vista diversi nei negoziati di pace.

Un'analisi statistica in un rapporto dell'International Peace Institute del 2015 ha mostrato che la partecipazione delle donne ai processi di pace ha aumentato la probabilità che un accordo duri più a lungo.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2021, tuttavia, le donne sono state in media “il 13% dei negoziatori, il 6% dei mediatori e il 6% dei firmatari nei principali processi di pace” tra il 1992 e il 2019.

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Sette processi di pace su dieci non includevano donne mediatrici o firmatarie.

L'ex ambasciatrice canadese Kerry Buck afferma che la partecipazione delle donne non significa che la discussione sarà necessariamente molto diversa, ma che le esperienze delle donne sono diverse da quelle dei diplomatici uomini e le loro voci dovrebbero essere ascoltate.

"Avere voci di donne con esperienze diverse coinvolte nelle discussioni su pace, sicurezza e difesa è assolutamente vitale”, aggiunge la diplomatica canadese.

Virginia Mayo / POOL / AFP
A sinistra: l'ambasciatrice francese alla Nato, Muriel Domenach, con Mike Sullivan, consigliere per la Sicurezza americana.Virginia Mayo / POOL / AFP

Uguaglianza di genere "distribuita in modo non uniforme"

Karin Johnston ha scritto, in una nota politica del 2021, che mentre l'Unione europea ha fatto passi da gigante con la sua strategia per l'uguaglianza di genere, i risultati "sono stati distribuiti e attuati in modo non uniforme", in particolare nei settori della politica estera e di sicurezza.

Uno degli obiettivi della strategia di genere dell'Ue è raggiungere l'equilibrio "gender" nel processo decisionale e in politica.

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Karin Johnston afferma che uno dei maggiori problemi è trovare dati e informazioni sulle donne nelle missioni militari e dell'Ue.

La mancanza di numeri per analizzare i progressi è stata una delle ragioni per cui l'eurodeputata tedesca dei Verdi, Hannah Neumann, ha avviato la campagna #Shecurity Index.

Secondo il report 2022, le donne rimangono ampiamente sottorappresentate a livello globale nell'esercito e nella polizia, con una media di 154 anni necessari per raggiungere la parità di genere nelle forze armate globali...

Mentre le missioni delle Nazioni Unite hanno raggiunto la parità di genere nel 2021, aggiunge il rapporto, la rappresentanza delle donne nelle missioni dell'Unione europea è "significativamente inferiore".

Nel 2022 le donne rappresentavano il 26,2% del personale totale delle missioni civili dell'Ue. Solo il 23,1% dei posti di ambasciatore era occupato da donne.

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Le donne devono essere "dentro" al sistema

Ma la professoressa Johnston afferma che "non è solo questioni di portare le donne dentro al sistema. Significa tenerle dentro in modo che possano fare la differenza e questo è ciò che riguarda l'integrazione di genere".

Secondo Karin Johnston, bisogna assicurarsi che le donne possano essere promosse e fornire benefici, come l'assistenza all'infanzia: e queste "promozioni" possono aiutare a garantire che le donne rimangano in questi ruoli.

"Chi ci ha reclutate, ci ha detto con franchezza che la diplomazia, la sicurezza e la difesa non erano fatte per le donne e che non avremmo potuto avere una famiglia. Avremmo dovuto scegliere. Per fortuna, non è più così".
Muriel Domenach
Ambasciatrice francese alla Nato

L'ambasciatrice Muriel Domenach ha dichiarato che esiste ancora l'idea che questi settori non siano "affari delle donne", il che porta un minor numero di donne a entrare in questi "terreni diplomatici", oltre ai problemi di mobilità all'interno della stessa diplomazia.

Ma tutto è cambiato dal momento in cui ha iniziato il suo lavoro, ricorda l'ambasciatrice francese alla Nato.

"Coloro che ci hanno reclutate ci hanno detto con franchezza che la diplomazia, la sicurezza e la difesa non erano fatte per le donne, che non avremmo potuto avere una famiglia e che avremmo dovuto scegliere”.

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Ma, per fortuna, non è più cosi.

La semplice sostituzione delle persone in congedo di maternità o paternità è una grande evoluzione rispetto a quando l'ambasciatrice francese ha iniziato la sua carriera diplomatica.

Il messaggio finale di Muriel Domenach: "È importante avere più diversità: è la cosa più giusta e più intelligente da fare".

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