Pregi e difetti del Nutriscore, l'etichetta nutrizionale più contestata d'Europa

Il Nutri-Score viene già utilizzato in 7 Paesi europei, tra cui il Belgio
Il Nutri-Score viene già utilizzato in 7 Paesi europei, tra cui il Belgio Diritti d'autore AP Photo
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Di Vincenzo Genovese
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Nell'Unione Europea prosegue la battaglia politica sull'etichetta alimentare, in attesa della proposta della Commissione. Il governo italiano fortemente contrario al "semaforo", l'Associazione europea dei consumatori favorevole

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Una delle prossime battaglie politiche tra i governi dell’Unione europea si combatterà al supermercato. Mentre la Commissione continua a lavorare sulla proposta di un'etichetta nutrizionale semplificata da adottare in tutto il territorio dell'Unione, governi nazionali, europarlamentari e associazioni varie cercano di influenzare la scelta.

L'etichetta della discordia

Tra le opzioni c’è il Nutriscore, un’etichetta a semaforo, già utilizzata in sei Paesi dell'Ue: Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna, più la Svizzera. Non è obbligatoria per i produttori di alimenti, ma in alcuni di questi Paesi, come Francia e Belgio, è molto diffusa. 

Nel Nutri-Score, una scala di cinque colori indica la qualità nutrizionale di un prodotto, considerando una quantità fissa di 100 grammi o millilitri. Proteine, fibre, frutta e verdura alzano la valutazione, altri elementi come zuccheri, grassi e sale la abbassano. Il risultato finale varia da una A verde scura a una E rossa, passando per B (verde chiaro), C (giallo), D (arancione).

A molti non piace, soprattutto nell'Europa meridionale. Il governo italiano ha ribadito più volte la sua contrarietà, immutata anche con il nuovo esecutivo: il ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida lo ha definito "il peggior nemico dell'Italia".

Non è il solo. Coldiretti lo ritiene un "sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto", che penalizza ingiustamente le eccellenze nazionali, come prosciutti e formaggi, e pure L'Accademia dei Georgofili di Firenze, storica istituzione della ricerca agronomica nazionale, boccia l'etichetta colorata.

I deputati italiani al Parlamento europeo sono piuttosto concordi nell'opporsi all'etichetta "a semaforo", a prescindere da provenienza geografica e partito di appartenenza.

“Ci sono purtroppo molti esempi che mostrano come il Nutri-Score possa trarre in inganno il consumatore” dice a Euronews Herbert Dorfmann, eletto con la Südtiroler Volkspartei, il partito della minoranza tedesca dell'Alto Adige.

“Il Nutri-Score Parla della qualità di un prodotto senza parlare della quantità e io rimango convinto che nella nutrizione conta molto la quantità. C’è una bella differenza tra mangiare 50 grammi di speck o 500 grammi, e di questo il Nutri-Score non tiene assolutamente conto”.

Il Nutri-Score non tiene in considerazione nemmeno il grado di trasformazione degli alimenti o gli additivi presenti, ma solo il loro equilibrio nutrizionale. Per questo cibi genuini ma grassi come olio d’oliva (C) e burro (E) hanno valutazioni spesso inferiori a pietanze confezionate ricche di conservanti.

E non mancano i paradossi. Le patate surgelate, ad esempio, ottengono una A per l'equilibrio nutrizionale della materia prima, che sarà inevitabilmente compromesso dal consumo più comune che se ne fa: fritta nel grasso, con sale e salse varie.

I paladini del Nutri-Score

Per i suoi sostenitori, comunque, il Nutriscore ha più pro che contro. Soprattutto se lo si utilizza nel modo corretto, cioè per paragonare alimenti simili tra loro. Lo spiega a Euronews Pauline Constant, direttrice della comunicazione dell'Organizzazione europea dei consumatori (Beuc).

“Per essere efficiente, un’etichetta deve soddisfare diversi criteri: essere 'a colori', obbligatoria e basata su dati scientifici indipendenti. E il Nutri-Score sembra averle tutte. Ecco perché al momento è il candidato migliore per un’etichetta nutrizionale europea”.

Il Nutri-Score, sottolinea la portavoce dell'associazione, deve essere interpretato come una sintesi, molto immediata, della tabella nutrizionale di un alimento: non è l'etichetta perfetta, né può dire quanto un alimento sia sano in assoluto, ma perlomeno fornisce indicazioni importanti sull'equilibrio di nutrienti. 

La Beuc basa le sue considerazioni su più di 100 studi scientifici indipendenti, tra cui uno del 2018, che mostra come i cittadini siano indotti a consumare quantità più ridotte di quei cibi che recano l’etichetta D o E. Pure l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancroha espresso il proprio parere favorevole sull’adozione a livello comunitario.

“Ci sono stati anche esperimenti nei supermercati francesi, da cui è emerso che il Nutri-Score è l’opzione migliore per assicurarsi che i consumatori facciano le scelte più sane”, dice Constant. 

Anche per questo, l’associazione europea dei consumatori spera che la Commissione si decida presto e proponga il Nutri-Score all'approvazione di Stati membri e Parlamento europeo, dove l'iter legislativo non si annuncia comunque facile. L'Italia è già in trincea.

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