Energia, Ucraina e relazioni translatlantiche all'ultimo Consiglio europeo dell'anno

Il Consiglio europeo si tiene in questo caso in un'unica giornata, il 15 dicembre
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Di Ana LAZAROVincenzo Genovese
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I 27 Capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles: prosegue la discussione sul tetto al prezzo del gas, mentre la Polonia potrebbe bloccare tassa sulle multinazionali e aiuti a Kiev

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Questione energetica, aiuti all'Ucraina, relazioni transatlantiche e con i Paesi del Mediterraneo sono al centro dell'ultimo Consiglio Europeo dell'anno, che si tiene a Bruxelles in una sola giornata.  

Gas, accordo rimandato

I leader discuteranno ancora di un tetto al prezzo del gas, ma è probabile che le decisioni in merito vengano prese lunedì 19 dicembre, nel consiglio dei ministri dell'Energia. Il governo italiano sostiene l’urgenza di un price cap europeo, che considera una priorità per i cittadini e le imprese di tutto il continente. 

Il tetto concordato dovrebbe avere una soglia sufficientemente ridotta, un’ampiezza di applicazione significativamente estesa, e una tempistica di attivazione capace di rispondere repentinamente alle speculazioni di mercato: in maniera nemmeno troppo velata una bocciatura della proposta della Commissione

Le divisioni restano, nonostante la volontà di trovare un accordo, sottolineata anche dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. "È necessario inviare un segnale molto chiaro ai mercati, ma anche alla Russia: non accetteremo che il gas sia usato come un'arma a danno dei nostri cittadini e delle nostre imprese".

Risposta europea cercasi

Un altro tema di discussione riguarda la risposta all 'Inflation Reduction Act, il piano di aiuti statunitense che mette a repentaglio la competitività delle aziende europee. La Commissione ha suggerito la possibilità di un fondo comune per aiutare il settore industriale, ma alcuni stati membri, come la Germania, sembrano riluttanti.

"Penso che in Europa siamo arrivati al punto in cui rischiamo la deindustrializzazione. E oggi non abbiamo una risposta comune, anzi vediamo che troppo spesso i Paesi cercano di allestire strumenti nazionali", ha detto all'arrivo il primo ministro del Belgio Alexander De Croo. "Sembra che giochiamo a chi ha più soldi da mettere sul tavolo... e certo, alcuni Paesi potrebbero averne di più di altri, ma in pochi mesi avremmo comunque tutti esaurito le risorse a nostra disposizione".

Il veto della Polonia

Ma il nodo più intricato del vertice sembra il probabile veto della Polonia a un accordo complessivo tra i Paesi dell'Unione che include una tassa minima europea sulle multinazionali e un pacchetto di aiuti all'Ucraina da 18 miliardi di euro.

Probabilmente si tratta di una mossa di Varsavia per sbloccare l'erogazione dei fondi del proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza, attualmente approvato ma con i pagamenti fermi fino a che il governo polacco non avrà realizzato le riforme giudiziarie richieste dalla Commissione europea.

La stessa strategia di "blocco strategico" era stata adottata nelle scorse settimane dal governo ungherese, fino a che non è stato raggiunto un accordo per cui Budapest ha tolto il veto, in cambio sostanzialmente dell'approvazione del proprio Pnrr e di una riduzione sui fondi congelati.

"Ovviamente la Russia ci ricatta ogni giorno, ma se iniziamo a ricattarci a vicenda, questo non va assolutamente bene per l'Unione Europea", ha affermato Gitanas Nausėda, presidente della Lituania.

Sul tema, potrebbe giocare un ruolo importante la mediazione di Giorgia Meloni: la presidente del Consiglio italiana fa parte infatti dello stesso gruppo politico (i Conservatori e riformisti europei) del suo omologo polacco Mateusz Morawiecki, che ha incontrato prima del vertice insieme a un altro alleato, il ceco Petr Fiala. 

Le priorità italiane

Per Meloni, però, le priorità sono soprattutto la crisi energetica e le relazioni con il cosiddetto "vicinato meridionale", che comprendono la gestione dei flussi migratori.

"Avete visto quanto questo governo stia proiettando l'Italia sulla sua dimensione mediterranea, sul rapporto col Nord Africa, con i paesi del Mediterraneo. Questo diventa molto importante, nel contesto in cui ci troviamo, sia in termini di cooperazione energetica sia per tutto quello che riguarda la vicenda migratoria", ha detto la premier al suo arrivo. 

Tra i 27 Stati Membri, fanno sapere fonti governative, vi é la piena consapevolezza circa la priorità di un Mediterraneo stabile per la stabilità del continente.

L’impatto del conflitto in Ucraina sui Paesi del Nord Africa ha aumentato il rischio di instabilità, anche in termini di flussi migratori che colpiscono significativamente la rotta del Mediterraneo centrale riconosciuta come prioritaria in un recente piano d’azione presentato dalla Commissione.

Da Meloni anche la richiesta di una "reazione ferma, decisa e senza sconti" delle istituzioni comunitarie di fronte allo scandalo di corruzione che ha travolto il Parlamento europeo, per salvaguardare la credibilità dell'Unione e dei Paesi che la compongono.

Infine, non ci sono dubbi invece sulla risposta europea alla Bosnia Erzegovina, che otterrà lo status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione, sei anni dopo aver presentato la sua domanda di adesione.

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