I missili russi sull'Ucraina e la risposta europea

Diversi attacchi missilistici hanno colpito le principali città dell'Ucraina
Diversi attacchi missilistici hanno colpito le principali città dell'Ucraina Diritti d'autore Roman Hrytsyna/Copyright 2022 The AP. All rights reserved
Di Stefan Grobe
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In questa puntata di Stato dell'Unione interviene Rafael Loss, dell'European Council for Foreign Relations, per spiegare come Nato e Unione si stiano preparando a un lungo e programmato rifornimento di armi ed equipaggiamenti militari all'esercito di Kiev

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Questa settimana missili a lungo raggio russi sono piovuti sulle città di tutta l'Ucraina, in un bombardamentoconsiderato uno dei più grandi raid aerei dall'inizio della guerra lo scorso febbraio.

Gli attacchi hanno colpito principalmente strutture energetiche e aree civili: grandi città come Kiev e Leopoli hanno subito gravi interruzioni di corrente e problemi con l'approvvigionamento dell'acqua.

La reazione europea e quella internazionale

Indignazione, per quanto accaduto, da parte delle istituzioni dell'Unione Europea.

"Sono scioccata e sconvolta dal feroce attacco a Kiev e ad altre città ucraine. La Russia ha mostrato ancora una volta al mondo il suo volto, fatto di terrore e ferocia", ha detto la presidente della Commissione  Ursula von der Leyen.

Nel frattempo, alle Nazioni Unite, la Russia ha subito una schiacciante sconfitta. Una risoluzione che condanna l'annessione di quattro regioni ucraine da parte di Mosca ha ottenuto un largo sostegno, anche maggiore del previsto:143 voti a favore, 5 contrari e 35 astensioni.

Solo cinque paesi hanno votato contro la risoluzione. La Russia e altre quattro dittature o regimi non democratici: Bielorussia, Nicaragua, Corea del Nord e Siria.

Più armi dalla Nato

Intanto sul campo di battaglia, dopo gli ultimi attacchi russi, il governo di Kiev chiede a gran voce nuove forniture ai Paesi occidentali.

Dalla riunione dei ministri della Difesa dei Paesi NATO a Bruxelles è emersa una generale volontà di sostenere l'Ucraina, anche perché gli attacchi indiscriminati dei russi contro obiettivi civili vengono considerati crimini di guerra.

"Rimarremo al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario. Intensificheremo il nostro sostegno e in particolare forniremo loro più sistemi di difesa aerea", ha detto il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

"Gli Stati Uniti rispetteranno gli impegni assunti con l'Articolo Cinque del trattato dell'Alleanza atlantica. Difenderemo ogni centimetro del territorio della NATO se sarà necessario", le parole di Lloyd Austin, Segretario alla Difesa degli Stati Uniti.

Una guerra lunga e dispendiosa

Sugli ultimi sviluppi del conflitto ha le idee chiare Rafael Loss, senior fellow del centro studi European council on foreign relations, che risponde alle domande di Euronews.

Gli Stati della NATO si sono detti pronti a fornire più sistemi di difesa aerea, più artiglieria, più radar e più munizioni all'Ucraina. È un punto di svolta nella guerra?

Quello che emerge dai due giorni della riunione di Bruxelles va nella direzione di trasformare il sostegno occidentale all'Ucraina in un processo lungo e consolidato.

 Già al vertice della NATO di luglio i leader sembravano pronti a trasformare degli interventi ad hoc in qualcosa di più programmato, in modo che anche l'Ucraina possa fare affidamento su dei rifornimenti sicuri di armi, che includono sicuramente i sistemi di difesa e una buona scorta di munizioni. Ma anche, ad esempio, l'equipaggiamento adatto per i soldati ucraini in vista dell'inverno.

Stoltenberg ha affermato che la NATO procederà con le sue esercitazioni annuali di deterrenza nucleare. Un avvertimento per Mosca?

Non proprio. La NATO vuole dimostrare, sia internamente che esternamente, che la sua politica di deterrenza nucleare, di natura difensiva, è affidabile. Il possesso di armi nucleari genera sicurezza: gli alleati della NATO e le loro popolazioni possono confidare nella capacità di deterrenza dell'Alleanza atlantica. Non è tanto un segnale da applicare al contesto della guerra in Ucraina, come invece ha fatto la Russia in passato.

Anche la Bielorussia sembra intenzionata a unirsi alle forze di invasione russe. C'è da preoccuparsi?

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko in questo caso sta camminando sul filo del rasoio. Vuole mantenere la massima flessibilità possibile e non avvicinarsi troppo a Vladimir Putin perché sa che è politicamente costoso. Ma allo stesso tempo, il suo regime, soprattutto dopo la rivolta democratica di due anni fa, dipende così tanto dal sostegno russo che lui non può fare a meno di Putin. 

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Finora non ha mandato le sue truppe in Ucraina, ma la Bielorussia è stata certamente usata come base di partenza dall'esercito russo e piattaforma di lancio dall'artiglieria russa per attaccare città e postazioni militari in Ucraina.

In Ucraina l'inverno potrebbe essere molto rigido: quali conseguenze avrà sul campo di battaglia e per chi può essere più vantaggioso?

Durante i mesi invernali, le operazioni tendono a rallentare un po' e ciò non avvantaggia necessariamente una parte o l'altra. Entrambi scaveranno nelle loro posizioni. L'Ucraina ha tentato di riprendersi quanto più territorio possibile prima dell'arrivo dell'inverno e del rallentamento delle operazioni. Ma fino a quando non avrà raggiunto i suoi obiettivi, penso che ci sarà un certo dinamismo sul campo di battaglia, ed è per questo che l'Ucraina chiede così urgentemente un maggiore sostegno occidentale. 

Credo che la nuova strategia della NATO indichi che i suoi leader si sono resi conto che questa guerra durerà ancora un bel po'... ci troviamo di fronte a una lunga guerra, che richiede una lunga e persistente risposta industriale da parte dell'Occidente nel sostegno all'Ucraina, tramite le consegne di artiglieria e la fornitura di sistemi di difesa aerea.

Continuano le proteste

Da quasi un mese, intanto, le donne in Iran guidano cortei di protesta per la morte Mahsa Amini, una 22enne deceduta in una caserma dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo.

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Mentre l'Unione Europea valuta nuove sanzioni contro l'Iran, in tutta Europa e nel mondo continuano le manifestazioni di solidarietà alle donne iraniane. Raduni molto partecipati si sono svolti a Ginevra, L'Aia, Beirut e Roma.

Stati Uniti, Canada e Regno Unito hanno già sanzionato la polizia morale iraniana e alti funzionari dell'apparato di sicurezza del Paese mediorientale.

La Commissione europea proporrà a breve un pacchetto di sanzioni, che potrebbero essere formalmente adottate già dalla prossima settimana.

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