La Commissione europea decide di prolungare la direttiva sulla protezione temporanea e istituisce un nuovo portale per aiutare i profughi a trovare lavoro
La Commissione Europea ha prolungato fino a marzo 2024 la Direttiva sulla protezione temporanea (2001/55), attivata all'indomani dell'invasione dell Ucraina, che consente a chi proviene dal Paese in guerra di risiedere legalmente negli Stati membri dell Unione Europea.
Un anno in più e la possibilità di ripensarci
La protezione viene dunque estesa di un anno e resterà inoltre attiva anche per coloro che, dopo averla ottenuta, decidono di fare ritorno alle proprie città, come spiega a Euronews la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson.
"Molti ucraini che hanno richiesto la protezione temporanea ora stanno tornando a casa, perché vorrebbero ricostruire il loro Paese e noi ne siamo contenti. Al momento dovrebbero disiscriversi dalla protezione temporanea, ma molti di loro sono riluttanti a farlo, perché pensano che potrebbero aver bisogno di fuggire di nuovo in futuro... un'eventualità possibile ogni giorno, visiti i recenti bombardamenti a Kiev".
"Ecco perché abbiamo preso questa decisione: non sarà necessario annullare la registrazione, solo notificare che si sta uscendo dall'Unione Europea per tornare a casa. Bisognerà avvisare, ma non riconsegnare il permesso di soggiorno".
Secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili, relativi al mese di agosto, è la Polonia il Paese che ha concesso più permessi di soggiorno agli ucraini tramite la direttiva, oltre un milione e 300mila. Seguono Spagna, Bulgaria e Slovacchia.
Accoglienza e lavoro
Nel frattempo per aiutare gli ucraini in Europa è stata lanciata anche una nuova piattaforma di ricerca di lavoro online, chiamata EU Talent Pool.
Tutti coloro che beneficiano della protezione temporanea possono registrarsi, caricare il proprio curriculum e dettagliare le proprie competenze, da abbinare alle offerte dei datori di lavoro.
Secondo i dati riportati dal commissario al Lavoro Nicolas Schmit, 250mila ucraini sono attualmente registrati ufficialmente come "alla ricerca di lavoro" in 18 Paesi europei. E alcuni di loro fanno molta fatica a trovarne uno, come Karyna, una 23enne di Mariupol, arrivata in Belgio lo scorso aprile con una laurea in informatica e ancora disoccupata.
"Soprattutto in posizioni di gestione di progetti l'inglese non basta. Viene richiesto di parlare francese o olandese, o anche entrambe le lingue", spiega a Euronews.
Grazie alla direttiva sulla protezione temporanea ha un permesso per restare a Bruxelles e riceve anche un sussidio da 1100 euro da parte dello stato belga. Ma avrebbe bisogno di completare il suo percorso universitario, cosa che al momento non può permettersi.
"In alcuni casi si richiedono cinque anni di esperienza solo per posizioni di assistente... io ne ho solo uno, ma è praticamente impossibile averne cinque alla mia età".
La partecipazione al progetto EU Talent Pool è volontaria per i Paesi europei, e al momento vi aderiscono soltanto Finlandia, Polonia, Lituania, Croazia, Spagna e Cipro. Ma la Commissione spera che nessuno neghi agli ucraini in fuga dalla guerra un aiuto in piu per trovare lavoro.