Crisi energetica, dal Consiglio europeo nessun tetto al prezzo del gas

Il Consiglio europeo si riunirà nuovamente a ottobre
Il Consiglio europeo si riunirà nuovamente a ottobre Diritti d'autore AP Photo
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Di Vincenzo Genovese
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Respinta per ora la proposta dell'Italia, che aveva anche chiesto un summit straordinario a luglio per affrontare il tema. Se ne riparlerà a ottobre, con un nuovo studio della Commissione sul tema. Intanto, dal 2023 la Croazia entra nell'euro.

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Si è concentrato sulla preoccupante situazione economica dovuta alla guerra in Ucraina il secondo giorno del Consiglio europeo a Bruxelles. Anche se tutti sono d'accordo sui problemi, non c'è intesa sulle soluzioni da adottare per affrontarli: in particolare sul tema dei prezzi crescenti dell'energia, che insieme all'inpennata dell'inflazione preoccupano i governi del continente.

Un piano per il gas, anzi due

Come si legge nel documento conclusivo, il Consiglio invita la Commissione a lavorare con urgenza sulla questione energetica, per assicurare "forniture a prezzi accettabili". L'esecutivo comunitario è al lavoro in parallelo su due piani. Il primo riguarda una riduzione della domanda e sarà pronto entro luglio, ha annunciato la presidente Ursula von der Leyen.

"Dobbiamo essere preparati ad affrontare eventuali ulteriori interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia verso l'Europa. Per questo abbiamo esaminato tutti i piani di emergenza nazionali, in modo da garantire che tutti siano pronti a un simile scenario. E stiamo lavorando, con il mondo dell'industria e con i 27 Paesi membri, a un piano comune europeo di emergenza per la riduzione della domanda di gas".

Entro settembre dovrebbe invece arrivare uno studio più completo sulle possibili soluzioni da adottare in generale: l'obiettivo non è solo ridurre i prezzi al consumo, ma anche ridisegnare il mercato dell'energia elettrica, che in questo momento dipende troppo dal gas: il suo costo dipende infatti dalla componente più cara nel processo di produzione (in questo momento il gas), anche se l'elettricità effettivamente acquistata è stata generata con altri metodi.

La situazione sul fronte del gas rischia persino di peggiorare. Ormai 12 Stati dell'Unione Europea hanno subito interruzioni parziali o totali nelle forniture dalla Russia e diversi Capi di Stato e di governo temono che Vladimir Putin possa stringere ulteriormente i cordoni.

"Visti i problemi di approvvigionamento e la chiara decisione di Putin di aumentare la crisi tagliando le forniture di gas alla Germania e ad altri stati dell'Unione europea... ci aspetta un inverno molto duro in termini di crisi energetica e ci saranno delle conseguenze in termini di carestia alimentare", ha detto al temine del vertice il Capo del governo della Repubblica d'Irlanda Micheál Martin. 

Price cap: missione fallita

Proprio per questo motivo, alcuni Paesi chiedono un tetto massimo europeo del prezzo del gas russo. È  il cavallo di battaglia del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, che continua a proporlo, per ora senza successo. Draghi ha detto in conferenza stampa che i Paesi europei più scettici sul tema, come Germania e Paesi Bassi, hanno mostrato delle aperture. Evidentemente non abastanza: nelle conclusioni finali resta solo un vago riferimento a possibili price cap come mera possibilità da esplorare per la Commissione.

Draghi ha spiegato che il principale argomento dei governi contrari è la paura che questa misura, di fatto una sanzione nei confronti della Russia, a cui verrebbero elargiti pagamenti più ridotti, provochi una ritorsione da parte di Mosca con un ulteriore taglio alle forniture.

L'Italia ha anche provato a ottenere un nuovo summit straordinario a luglio incentrato solo sul tema dell'energia: un'idea che ha trovato il sostegno della Francia e che sembrava prendere quota nel primo giorno di Consiglio, salvo poi sfumare. Di gas ed energia si parlerà a livello di Stati membri soltanto nel prossimo vertice, a ottobre, quando in gran parte dell'Europa i riscaldamenti saranno già accesi.

La Croazia dentro l'Euro

Un risultato concreto del Consiglio europeo è l'entrata ufficiale della Crozia nella moneta unica, a partire dal primo gennaio 2023: forse l'unicq buona notizia per l'area dei Balcani occidentali, in un vertice che ha registrato l'assenza di progressi nel percorso di adesione di Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Albania e Macedonia del Nord.

"L'Euro è l'espressione monetaria del nostro destino comune ed è parte del nostro sogno europeo", ha affermato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, "Ora il sogno si avvera per la Croazia".

Il processo si concluderà con l'adozione a luglio di tre atti giuridici che consentiranno il passaggio dalla Kuna all'Euro: la Croazia è il ventesimo Stato dell'Unione a utilizzare la moneta unica, a cui si aggiungono San Marino, Città del Vaticano, Andorra e Kosovo, dove la moneta circola comunque.

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