Troppa, secondo i giudici lussemburghesi, la pressione della politica sulla magistratura in Polonia
La battaglia politica tra Bruxelles e Varsavia ha preso una nuova piega. La Corte di giustizia europea si è pronunciata contro la Polonia in un caso sulle nomine giudiziarie. In particolare ha stabilito che la discrezionalità del governo polacco di inviare giudici di grado inferiore a tribunali superiori oppure di rimuoverli senza fornire motivazioni — è contraria al diritto dell'UE.
Abbiamo parlato con Laurent Pech, professore di studi europei, spiegandoci che non c'erano altri mezzi per costringere Varsavia a rispettare i trattati europei. Lui è durissimo: "Non ci può essere alcun compromesso sullo stato di diritto e sul diritto a un processo equo, il diritto ad un tribunale indipendente stabilito dalla legge, questa è una condizione fondamentale per l'adesione all'UE, quindi, a meno che non vogliamo accettare di lasciare spazio a regimi non democratici nell'UE, allora non può esserci alcun compromesso. Non possiamo scendere a compromessi tra criminali e cittadini rispettosi della legge, per usare un'altra analogia".
Un'alleanza di eurodeputati ha scritto alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen chiedendo di sospendere i fondi per il recupero del COVID fino a quando Varsavia non rispetterà lo stato di diritto. La risposta della Commissione è stata abbastanza scarna: "Posso confermare che sappiamo di questa lettera e risponderemo a tempo debito", ha detto un portavoce.
Il governo nazionalista polacco è già coinvolto in una serie di controversie con l'UE sulle riforme giudiziarie e sullo stato di diritto che secondo i critici mina l'indipendenza della magistratura.
La decisione arriva poche settimane dopo che un altro caso sullo stato di diritto in Polonia ha visto la Corte di giustizia europea multare Varsavia per 1 milione di euro al giorno.
La domanda che molti si pongono, però, è: quanto resisterà il governo del primo ministro Moraviecki di fronte a queste pressioni, anche economiche?